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sabato 23 giugno 2012

Toads and Water lilies - Una Poesia di Vera D'Atri


"Toads and Water lilies" è una poesia di Vera D'Atri tradotta in inglese da me e dalla poetessa americana Leticia Austria. La bellezza del testo originale, la passione per la traduzione, l'unione di tre voci che si sono sentite armoniche e vicine hanno dato l'input a questo lavoro. Questa lettura da me eseguita, vuole essere un omaggio alla poetessa Vera D'Atri e anche a tutti coloro che vorranno avvicinarsi per ascoltare i suoni che la lingua inglese ci restituisce e ci dona verso dopo verso, in un susseguirsi di dolci sussulti ed emozioni palpabili. Un giorno, credo tenterò anche di leggere il testo italiano originale se Vera vorrà, ma per ora vorrei regalarvi quello inglese, in una sfida a tutto tondo per me, madrelingua italiana. Colgo l'occasione per ringraziare ancora Vera D'Atri per avermi dato la possibilità di lavorare al suo testo e godere della sua bellezza anche nella versione inglese traducendo e leggendo, e a Leticia Austria che con grande sensibilità ha reso possibile la realizzazione pienamente riuscita di questo lavoro non semplice. Enjoy.


Federica Galetto













Il testo inglese:


Toads and water-lilies

Toads and water-lilies, barks with no heart.
The cartographer is not interested in all this.
The cartographer marks the limits, traces the coasts,
on his paper he makes everything small.
He gives the whole vision of the Earth, smoothing over the ambiguity
of our perception.
He marks the sea in blue and the earth in green, in brown the mountains,
in white the highest peaks, in pale blue the zigzag of the rivers
and the immutable spots of the lakes, embellishing the deserts with ochre.
Happiness of the Simple man. Readable ranges and perceptible contrasts.
Toads and water-lilies, barks with no heart, do not appear.
The minutia that tears apart, saturates the thoughts,
belongs to the Poet. To the Poet
no limits are given; he is free like a solitude
to capture the invisible and the elsewhere, or to concentrate himself
on the mellow bareness of a  lip, on the melancholic and imperceptible
wrinkle it wears after having smiled.
But I, who am a poet, would have liked being a cartographer
if I had not known you;
I would have resolutely neglected toads and water-lilies, barks with no heart,
just to remain within safe limits,
taking my chances with the true materials
and artificial lines.


Traduzione di Federica Galetto e Leticia Austria







Il testo italiano:


Rospi e ninfee

Rospi e ninfee, cortecce senza cuore.
Al cartografo non interessa tutto questo.
Il cartografo segna i limiti, traccia le coste,
sul suo foglio rimpicciolisce ogni cosa.
Della Terra dà  visione intera placando l’indeterminatezza
del nostro percepire.
Segna il mare in blu e la terra in verde, in marrone le montagne,
in bianco i picchi più alti, in azzurro lo zigzagare dei fiumi
e le macchie immutabili dei laghi, addobbando d’ocra i deserti.
Felicità del semplice. Gamme leggibili e apprezzabili contrapposizioni.
Rospi e ninfee, cortecce senza cuore non appaiono.
La minuzia che dilania e satura i pensieri
appartiene al poeta. Al poeta
non sono dati i limiti; egli è libero come una solitudine
d’afferrare l’invisibile e l’altrove o di concentrare se stesso
sulla nudità  pastosa di un labbro, sulla piega
malinconica e impercettibile che assume dopo aver sorriso.
Ma io, che sono poeta, avrei volentieri fatto il cartografo
se non ti avessi conosciuto,
avrei convintamente trascurato rospi e ninfee, cortecce senza cuore
pur di restare entro limiti sicuri,
tentando la fortuna dei materiali esatti
e delle linee artificiali.


Vera D'Atri






Vera D’Atri è nata a Roma nel marzo del 1948. Vive a Napoli dal 1992. Ha conseguito il diploma di archivista all’archivio di Stato di Napoli. Solo dopo il 1997 si interessa di scrittura e ottiene una menzione di merito al premio Lorenzo Montano diciassettesima edizione con la raccolta Abitare Sparta, cui fanno seguito una piccola silloge poetica delle Edizioni della Biblioteca a cura di Giovanni Pugliese “Il museo di vaniglia” e nel 2009 la pubblicazione della silloge “Una data segnata per partire” edita dalla Kolibris di Bologna. All’attivo anche alcuni racconti pubblicati in antologie e un romanzo “ Buona bella brava” edito dalla Robin Edizioni nel 2010 e recensito da Enzo Rega su l’Indice dei libri. Suoi testi poetici compaiono in inserti culturali e numerosi blog. E’ presente inoltre nell’antologia “La giusta collera” edita da CFR ed è tra i vincitori dei concorso “La vita in prosa 2011” con un racconto edito nell’antologia curata da Ivano Mugnaini e del concorso “ Scrivere a corte ” sempre del 2011.


Leticia Austria è una poetessa statunitense che vive e lavora in Texas. Studiosa e appassionata di lingua e letteratura italiana. Scrive sul blog  http://spectrumofperspectives.blogspot.it/


venerdì 1 giugno 2012

Anna Maria Curci traduce Christian Morgenstern




E' con grande piacere che ospito fra le mie pagine Anna Maria Curci con sue traduzioni di Christian Morgenstern. Sue anche le note di lettura ed esplicative.





§



Christian Morgenstern (1871 - 1914) compose i Galgenlieder (Canti della forca) durante il suo soggiorno a Berlino, iniziato nel 1895. Sono componimenti poetici che all'epoca furono riproposti con grande successo dai più celebri cabaret berlinesi. Successivamente, nel 1905, furono raccolti in volume. Dai Canti della forca propongo, seguita dall’originale, il Canto dei gabbiani.



Christian Morgenstern

Canto dei gabbiani

Han tutti l’aria, i gabbiani,
di avere il nome Emma.
Ratina bianca indossano
e di granaglie impallinar si fanno.
Non sparo, io, ai gabbiani,
vivi li preferisco - -
con pan di segale li nutro
e zibibbo rossiccio.
Umano, neppur per caso il volo
dei gabbiani raggiungere potrai.
Dovessi chiamarti Emma, accontentati
allora di aver pari sembiante.

(traduzione di Anna Maria Curci)


Möwenlied

Die Möwen sehen alle aus,
als ob sie Emma hießen.
Sie tragen einen weißen Flaus
und sind mit Schrot zu schießen.
Ich schieße keine Möwe tot,
Ich lass sie lieber leben --
und füttre sie mit Roggenbrot
und rötlichen Zibeben.
O Mensch, du wirst nie nebenbei
der Möwe Flug erreichen.
Wofern du Emma heißest, sei
zufrieden, ihr zu gleichen.

Qui http://www.christian-morgenstern.de/dcma/index.php5?title=M%C3%B6wenlied la traduzione in italiano di Anselmo Turazza http://www.christian-morgenstern.de/dcma/index.php5?title=Palmstroem_e_altri_Galgenlieder, insieme alle versioni inglese e olandese.

Di Morgenstern trovo irresistibile la capacità di mettere in rima il sarcasmo, con un'attenzione formale che sembra contraddire, ma in realtà consolida e conferma, il suo slancio dissacrante. Proprio così, prodigiosamente e con esiti raramente eguagliati, il sarcasmo si fa 'leggero leggero', prende il volo e traversa epoche, giungendo a noi con la forza e l'impatto inaspettato di un allegro e sonoro manrovescio. Anche in questo vedo vicini Christian Morgenstern e Thomas Bernhard, il quale amava parlare di scrittura come "Selbstwatschen", "autoschiaffeggiarsi", ovvero, come mi è capitato di scrivere una volta, "Soliman rovescio".
http://muttercourage.blog.espresso.repubblica.it/cronache_di_mutter_courag/2010/07/soliman-rovescio.html

Palmström, la poesia che appare qui nella mia traduzione seguita dall'originale in tedesco, è anche il titolo di un volumetto di poesie che risale al 1910 e il nome del personaggio di fantasia attorno al quale ruotano diverse poesie del ciclo.

Christian Morgenstern

Palmström

Palmström sta presso uno stagno
spiega un fazzoletto rosso:
Sulla stoffa c’è una quercia
ed un uomo con un libro
Palmström soffiarcisi il naso non osa, -
Di quegli allocchi è della schiera
che sovente, ratta e fiera,
del bello assal reverenzial paura.
Delicato lui ripiega
Quel che vien dal dispiegare,
E nessun maledirà
Se insoffiato ripartirà.

(traduzione di Anna Maria Curci)

Palmström

Palmström steht an einem Teiche
und entfaltet groß ein rotes Taschentuch:
Auf dem Tuch ist eine Eiche
dargestellt, sowie ein Mensch mit einem Buch.
Palmström wagt nicht, sich hineinzuschneuzen, -
Er gehört zu jenen Käuzen,
die oft unvermittelt-nackt
Ehrfurcht vor dem Schönen packt.
Zärtlich faltet er zusammen,
was er eben erst entbreitet.
Und kein Fühlender wird ihn verdammen,
weil er ungeschneuzt entschreitet.


Qui http://www.christian-morgenstern.de/dcma/index.php5?title=Palmstr%C3%B6m è possibile leggere, accanto a una traduzione in norvegese e a una in esperanto, la traduzione in italiano (1955) di Anselmo Turazza



Anna Maria Curci è nata a Roma, dove vive e insegna. Scrive sul blog “Cronache di Mutter Courage“ http://muttercourage.blog.espresso.repubblica.it/, su “Unterwegs/In cammino” http://ws081amcu.wordpress.com/ ed è tra i redattori di “Poetarum Silva” http://poetarumsilva.wordpress.com/. Suoi testi sono apparsi su riviste (Frontiere; Journal of Italian Translation; Traduttologia; Periferie; Il 996 – Rivista del Centro Studi Giuseppe Gioachino Belli) e antologie (La notte, Roma 2008), sui blog La dimora del tempo sospeso http://rebstein.wordpress.com/, La poesia e lo spirito http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/ ,Neobar http://neobar.wordpress.com/ , Carte sensibili http://cartesensibili.wordpress.com/, VDBD- Viadellebelledonne http://viadellebelledonne.wordpress.com/, e sul sito “Poeti del parco” http://www.poetidelparco.it/. La silloge Inciampi e marcapiano è del 2011. Ha tradotto poesie di Rose Ausländer, Ingeborg Bachmann, Thomas Bernhard, Marica Bodrožić, Dietrich Bonhoeffer, Bertolt Brecht, Christine Busta, Paul Celan, Hilde Domin, Marie Luise Kaschnitz, Michael Krüger, Christine Lavant, Else Lasker-Schüler, Rainer Malkowski, Christian Morgenstern, Novalis, Alev Tekinay, Georg Trakl.






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