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Traducendo Einsamkeit

STANZE DEL NORD

SCORRONO LE COSE CONTROVENTO di FEDERICA GALETTO

ODE FROM A NIGHTINGALE - ENGLISH POEMS

A LULLABYE ON MY SHOULDER di Federica Nightingale

EMILY DICKINSON

martedì 29 giugno 2010

A LULLABY ON MY SHOULDER di Federica Nightingale







RINGRAZIAMENTI


§




Vorrei ringraziare tutti gli amici che hanno apprezzato e condiviso con me la mia Video-poesia "A lullabye on my shoulder" (Visibile qui, in apertura blog fra i video). Grazie a Mia Feigelson per l'ottima realizzazione video, a Elise Stewart e Newport per la loro preziosa collaborazione, a Louis Favre per la pubblicazione sul suo prestigioso blog. Grazie di cuore a tutti.




I'd lke to thank you all my friends who appreciated and shared with me my video-poem "A lullabye on my shoulder". Thank you to Mia Feigelson for the excellent realization of the video, to Elise Stewart and Newport for their precious collaboration, to Louis Favre for the publication on his prestigious blog. Many thanks, wholeheartedly

Qui il link al blog di Louis Favre/ here's the link to Louis Favre's blog

http://blogdofavre.ig.com.br/2010/06/boa-noite-470/



A LULLABYE ON MY SHOULDER



Who drowned a black tongue
into violets – arsenic

(where no sips can be saved)

Rest on my shoulder
breadcrumb and maggot
is my skin

Purple coverings
scent in hands
flushing

Where has our lightness gone
a beauty of a ring of mercy

keeping tenderness upside down
and a rare bloom of orchids

within



Federica Nightingale

giovedì 24 giugno 2010

ALESSANDRO CENI

foto dal web











La Poesia di Alessandro Ceni è una Poesia umorale, sotterranea, precisa nel prendere dalla Natura e dal mondo circostante l’essenza svelata al suo occhio indagatore.

La realtà appare senza orpelli inutili, eppure anche nella sequenza delle visioni più complesse essa ci viene mostrata dall’interno, si illumina, arde di verità.

La verità è una costante ricerca nella scrittura di Ceni. Il cerchio della vita e le sue curve inevitabili esplorano a fondo le stagioni, la terra e suoi frutti dolci o malati, i pensieri di noi uomini che stiamo a guardare spesso attoniti.

Gli elementi rendono vive le forme mentali del Poeta, lo seguono guidandolo oltre le barriere della banale visione della realtà concedendogli potere sul verso che muove verso bersagli netti. Vediamo, attraverso la sua parola, cosa c’è sotto la scorza dura della creazione, di rombi di vento e acqua, dello sguardo muto di un bambino.

La sua è una sensibilità a 360 gradi, così pungente ed esatta che talvolta lascia sconcertato chi legge. Le sue mani sono le mani del lettore, il suo sguardo raggela per intensità e acume. Uno degli autori contemporanei da me più amati, Alessandro Ceni disegna in ogni sua lirica un universo parallelo e atipico pur mantenendo un contatto particolare con i riferimenti che ognuno di noi ben conosce.

Una voce meravigliosa che spazia ben oltre gli universi da lui creati, Ceni trattiene con perfetto equilibrio tutte le voci della Terra e del Cielo, strappando con grazia le visioni che sfuggono eppure persistono laddove si guarda.



Federica Nightingale










da Mattoni per l'altare del fuoco (Jaca Book Milano, 2002)XVII


Io guardo questi alberi un’ultima volta,
come sempre si guardano le cose, per ultime volte,
al di fuori dei campi coltivati e
su un suolo che per tutti era santo:
dove le bestie tenevano assemblee di fidanzamenti
all’apparire e al ritrarsi degli animali ibernanti,
lo sparviero mutato in colombo la volpe in donna,
e le anime dei defunti che emergevano
in cerca di uova sessuate sulla fragile costa di un fiume:
le gazze, allora, i ciuffi di piantaggine, le
cavallette tra le erbe, d’ogni regione astronomica
i voli interrotti degli uccelli di passo e le meteore
nel mucchio di sementi del letto domestico e
accanto agli altari del suolo e delle messi,
dove sempre ti sei rivolto ad antenati indistinti
e hai creduto di sentire le anime dei morti
fluttuare confusamente nell’angolo oscuro della casa.




XXVI




“Presto sarà l’inverno
e il male che ci donammo
da lungo tempo non colto
maturerà appieno nell’ospizio del gelo.
Forse la funebre uccella siberiana,
colei nel cui utero già si dibatte e ride
l’orrendo e sacro implume,
dalla vetta di una mistica cipressa
chiamando a raccolta i suoi
contro il marmo del cielo
lascerà cadere dal becco anche te
e in questa mezza luce,
in questa sospensione o suono
come di revocata incursione aerea
darà inizio alla neve”.
Quando così ti parlo e gli altri
in un denso fumo si rialzano
si guardano attorno e lasciano la sala,
sull’orlo dei tuoi occhi compare
un glutine di torpida inconsistenza spirituale;
perdi conoscenza.
Presto sarà l’inverno e
tu ancora non capisci che la caduta è eterna



*



da La natura delle cose, Editoriale Jaca Book spa, Milano, novembre 1991





Il giardino di Galileo



Radissimi astri
sul campo di zucche,
le enormi teste di cavoli
accennanti al più lieve passaggio
e il liquame verdastro di alcune creature:
più sotto rintanano bulbi,
all’esterno torti e straziati sotto il chiarore dei raggi,
sembra di camminare sui gusci
del cammino a ritroso dei mari,
così una sirena s’attorciglia,
confonde in quel viluppo di secchi di gamberi cavi
mezzo ritta sulle elitre,
un gran pesce luccicante
con festuche appiccicose sul corpo:
Urano s’appoggia a una serie indiana di pali,
goccia un liquido denso, d’opale,
beve il latte che mortifica i tessuti,
l’erba della dimenticanza ed il suo fiore:
“Quando le trame non sono ancora
ed i legami vulnerabili,
un dio ti siede accanto e
osserva il suono d’uomini che camminano nel cielo,
dal varco di luce della sua bocca
nel mio orecchio fluisce come olio”.
Tutt’oggi una cosa
ha sostato in bilico della casa
col buio è scesa nelle siepi
infinita ed eterna,
urtando vasi col muso
facendo un vento di semi, e
ha ucciso un cespuglio, guardandolo:
dormono le streghe sulla stufa
fumando la pipa, dai rami pendono
frutta bollita mandorle amare e
oltre il riparo dei pruni
si spargono uccelli sul pane di ieri,
ed è tutto un leccare e lappare
di bestia all’abbeverata,
cuoce piano un bambino nel forno:
“Discesi allora nel tempio
e aprii sulle stelle
il tetto scorrevole:
basse sull’orizzonte
nel palustrìo,
mentre varcato il recinto e frante le uova
i galli schiamavano e schiamavano
per il Ferro al centro della Terra:
parlammo in un denso fumo.”
Insonne straniero,
senza memoria e
oppresso dal ricordo
resto cieco su un gesto abituale
incoronato d’alloro.



*




da Tra il vento e l’acqua (Edizioni della Meridiana - 2005)



Tra il vento e l’acqua


Da questo punto in là iniziano i gridi,
che nessuno sa come sia possibile.
Da questo punto preciso in là iniziano i gridi
Che si emettono come sonde nello spazio
O missili predisposti a non-ritorno o inquiete macchine
Che stanno, percosse da violente scariche di energia statica.
Questi gridi che nessuno sa non provengono, non giungono,
semplicemente iniziano nel punto preciso in cui iniziano.
Certo che in là ci sono frasche urticanti, i raffi
Della robinia e il pruno acuto, le aste zannute di aranci amari
E limoni acerbi, e ogni pianta portatrice di spino e
Tutto ciò che punge, il fitto e aguzzo schermo delle rondini,
gli intrichi puntuti di minimi animali che vanno
in acuminate ronde o s’impigliano ai nembi di un rovo,
e l’aculeo è il sommo bene.
Certo è che certo che sul limine
L’uragano delle parole fonde e, unica, si accende,
mulinata dal pungiglione della puleggia di cuoio, la
pietra focaia dell’inarticolazione: di qua
tutto è felice e indigesto,
gli uomini vanno servi, le donne prostitute, i bambini
vomitano densi liquidi neri e cacano nero.
Di qua in là ci senti l’uccello che non canta, il
Pesce che non nuota, che non verrà a prenderci nessuno.
Non vi si distende la grazia di nessun Signore.



Alessandro Ceni ©






Biografia :


Alessandro Ceni, nasce a Firenze nel 1957 dove lavora sia come poeta che come artista figurativo. Tra i libri di poesia ricordiamo: I fiumi, Marcos y Marcos, Milano 1985 (seconda edizione 1991); La natura delle cose, Jaca Book, Milano 1991; Mattoni per l’altare del fuoco, Jaca Book, Milano 2002; è di prossima uscita per l’Editore Effige di Milano La ricostruzione della casa, un’antologia di poesie. Oltre al saggio La sopra-realtà di Tommaso Landolfi del 1986, si è occupato di numerose traduzioni tra le quali: E.A. Poe, Eureka, Cappelli, Bologna 1983; John Milton, Lycidas, Marcos y Marcos, Milano 1984; Oscar Wilde, Il critico come artista -L’anima dell’uomo sotto il socialismo, Feltrinelli, Milano 1995; R.L. Stevenson, Il ragazzo rapito, Bompiani, Milano 1996; R.L. Stevenson, I racconti, Einaudi, Torino 1999; Joseph Conrad, Lord Jim, Feltrinelli, Milano 2001; Herman Melville, Moby Dick, Feltrinelli,
Milano 2007 ed il più recente Billy Budd edito quest’anno sempre da Feltrinelli.

giovedì 17 giugno 2010

FIORELLA D'ERRICO

John Everett Millais













CICLOTIMIE


Ho una casa in affitto
alla sabbia.
Tutto intorno scava il mare
i muri stanno su per un miracolo
affine alla sindone
- scompaiono, riappaiono -
bisogna crederci di trovarli ancora
quando si torna
e, persino, li desideri.



*



C'è un incavo, un cerchio scuro
un'acqua
raccolta nella pozza della stanza
fra oggetti insonnoliti e
impronte d'aria.
Dentro, una radice spezzata e intorno
i resti
come pesci rossi negli stagni dei parchi.
Sono le parole
galleggianti sulla schiena
scivolate dalla mente
non nutrite
le parole dell'amore assente.



*



Qui, con i miei quattro libri
e nessun gatto da lisciargli il pelo
vivo di viaggi virtuali, rapidi
per le dimenticanze.
Un po' di sangue tiepido
dai cavi sotterranei, in diretta
sullo schermo piccolo
me lo bevo tutto
e parto, ritorno.



*



Avrei da chiedere qualcosa al tempo
e non perché la pelle si corruga, niente
di così banale.
Vorrei conoscere da cosa viene
quel movimento d'onda sul mio lago
a ore esatte e intermittenti
il desiderio di tuffarsi ancora, con queste braccia
stanche dell'aurora.



*



Le onde magnetiche, i cavi
sono entità discutibili
non li vedi
quindi dubiti.
Su di essi serpentinano
i fiati
come un gioco di prestigiatore
appaiono figure
immaginate.
Ci parli.
E' qualcosa, comunque
assomiglia a una vita.




Fiorella D'Errico ©



Biografia:

Fiorella D'Errico vive e lavora a Roma dove insegna Lettere in un Liceo. Dice:
"Ho sempre covato la scrittura poetica, ma solo da un anno vi dedico le mie energie".
Le Poesie qui pubblicate fanno parte di una raccolta inedita.

domenica 13 giugno 2010

POETARUM SILVA - ANTOLOGIA DI PROSA E POESIA


POETARUM SILVA
ANTOLOGIA DI PROSA E POESIA a cura di ENZO CAMPI
A.A.V.V. ed. Samiszdat
Testi di
Alessandro Assiri, Cristina Bove, Enzo Campi, Giovanni Campi, Natàlia Castaldi, Giovanni Catalano, Stefania Crozzoletti, Glo’ D’alessandro, Luigi Di Costanzo, Gabriella Garofalo, Federica Gramiccia, Vincenzo Mancuso, Luciano Mazziotta, Silvia Molesini, Arturo Moll, Gianni Montieri, Andrea Pomella, Anna Maria Salvini, Antonella Taravella, Antonella Troisi.
Post di presentazione su "La dimora del tempo sospeso"qui:
Per acquistare il libro online basta cliccare sul seguente link:
http://www.pchelp.it/Lara/Negozio/index.html

mercoledì 9 giugno 2010

HEATHER MURRAY


Heather Murray's selfportrait (autoscatto) ©



















































Heather Murray ©




Heather Murray è un'artista canadese. Predilige i ritratti , i soggetti, legati alla natura. Potete visitare il suo sito e il suo blog personale a questi link:















































































lunedì 7 giugno 2010

TERESA FERRI

George Dunlop Leslie











E nella penombra



Memoria oscurata di neve che cade
di fuori
e tu dietro i vetri appannati
a specchiare torpori di sogni accucciati nel caldo
di un dire ovattato di ceri e preghiere,
i graffi che dentro erano urla ribelli
di sangue e di zucchero fuso
tra i baffi del gatto sonnecchiante in poltrona.

E nella penombra di fiamme e vapori
galleggia la voce
il sorriso risale
il silenzio s’attarda
a pausare
quei passi nel vuoto
a incidere lembi di un ricordare smarrito
il profumo il bagliore la dolcezza uno sguardo
che ancora qui muto ti prende per mano
e ti aiuta a spezzare cristalli di ghiaccio.

Un niente
ed è pianto,
desolata distanza
al di là di questi vetri
dove non fiati non occhi
disegnano ombre
del già stato o soltanto
sognato sognato
per sempre per mai.









Ronzii




Api

api che ronzano

ronzano circonlocuzioni

intorno alle sinapsi ronzano

in giri voluttuosi di senzaparole

miele.


Frasi
frasi che scoppiettano
su fioriarcobaleno

frasi su fiori

contorsioniste sghembe

d’anfore e d’epifore nell’asola.


Oro, oro di

gialla margherita gialla

dove tutto s’è rappreso il sole

incandescente di furoriamori
e rima che non bacia se non l’acqua

l’acqua che scorre per abbracciare il mare.

Il mare dove

s’inabissa pepita cuore
in trama di coralli e alghe

spinose di veleni e paradisi
cieli
tersi di silenzi puri come

passi nel vuoto

di trapezista ebbro

di bersi tutto d’un fiato l’anima

nuda.









Cesure




Cesure straziate dal ricordo
che respira l’assenza avvelenata

di questo gioco a rimpiattino
dove in filigrana

l’ombra goccia e si rapprende
intorno a un nome

a un gesto

al tuo colore

che svapora e si riforma

in cerchi d’ansia,

giorni a spirale attorti

intorno a un’eco,

scheggia di luce a illuminare
l’angolo più buio di uno smemorarsi

per pause frastornate d’innocenza.

Controfigura d’essere qui e altrove

calco di gesso che il vento senza pietà erode.




Teresa Ferri ©





Biografia:


Teresa Ferri insegna “Teoria e pratica del testo letterario” nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Urbino. Ha scritto monografie e saggi su Alfieri, Manzoni, Pascoli (Pascoli. Il labirinto del segno, Roma, 1976; Riti e percorsi della poesia pascoliana, Roma, 1988), D’Annunzio, Campana (Dino Campana. L’infinito del sogno, Roma, 1985), Quasimodo e Saba (Poetica e stile di Umberto Saba, Urbino, 1984), nonché sul discorso autobiografico Le parole di Narciso. Forme e processi della scrittura autobiografica (Roma, 2003). Sugli scrittori contemporanei Bossi Fedrigotti, Conti, Duranti, Lunardi e Tabucchi sono apparsi diversi contributi in riviste e miscellanee italiane e straniere. Ha curato antologie e ristampe di testi letterari otto-novecenteschi di scrittori abruzzesi(Ciàmpoli, Janni, Marcolongo). Infine ha rivolto la sua attenzione critica anche a poeti e narratori emergenti.

sabato 5 giugno 2010

IL PETALO NELLA NEBBIA






Un piccolo cammeo

Federica Nightingale

martedì 1 giugno 2010

GRETA ROSSO






Martin Beek








DIMORE PRECARIE



1


una lunga camicia da notte a fiori.

una corda.

le venature delle mani.

nessuno saprebbe stabilire quando ho iniziato.

nessuno potrebbe stabilire se ho mai finito.



2


ora dovresti portarmi un libro.

poi un altro.

poi ancora uno.

portare libri ininterrottamente.

fino a murarmi fra due pagine ugualmente usurate.



3


e io troppo a lungo ho pensato.

sottratto tempo al tempo degli oggetti.

il letto mi è andato in frantumi sotto al sogno più lungo.



4


ma io non mi amo.

io mi arrangio con quello che posso.

nel gas denso delle 8 di mattina scaldo il latte.

preparo una colazione che puntualmente dimentico di consumare.

poi succede questa cosa.

una mattina mi dimentico di preparare la colazione.

quando me ne accorgo è troppo tardi.

dove ho sbagliato, qualcuno me lo sa dire?



5


lui risponde non posso farci niente.

gli dice bravo continua pure per la tua strada tanto non importa dove andremo a parare.

lui risponde vedi che urlo come un cane e sono condannato per tutta la vita.

gli dice smettiamola almeno di lavarci se le cose stanno così.

ecco lui risponde.








6


poi rileviamo che le visioni stesse

s'arrestano disfatte e scomposte come in un

fermo immagine mal impostato.



7


io invoco il vetro

invoco le foglie, il tempo e la polvere

che mi siano testimoni

che sappiano, almeno loro,

quanto ogni cosa di me permarrà intatta

in questa stanza, davanti alla finestra.



8


di punto in bianco, decompressi

oltre le bave del sonno

riapparivano i pomeriggi più riservati.

io mi addomesticavo per srotolarli più lentamente

ugualmente ne ricavavo pochi fotogrammi

pochi segni d'unghia o strisciate di polvere

fra un occhio e l'altro.



9


in questa e mille altre

quando le guardiamo

due infanzie riprendono da dove interrotte.

i cespugli si ritirano

l'intonaco sale

noi riacquistiamo quel tanto di corsa che serve

a recuperarne un altro pezzetto.



10


tu che mi mostri cose impossibili.

io che mi faccio scudo con i giorni.

ieri luce.

oggi no.

domani luce.









11


intervalliamoci con immagini meno moleste.

così entrando in una stanza a caso

non rischieremo ogni volta di inciampare negli spigoli di noi

potremo forse traversarla da muro a muro, agevolmente

e immaginare di sederci, accomodare gli arti, conversare.



12


io non uscirò mai.

già gli intrichi di me attraversano porte ogni giorno

per infittirsi in ogni cosa che so fuori.



13


guardami dentro la pancia.

dentro ci tengo

ben in ordine

i torti subiti

accanto al sapore delle torte di quand’ero bambino.

stesso contenuto della testa.



14


l’uso era quello di spillare nuovi elementi verbali da ogni edificio.

così s’inoltravano, palpitanti, incauti, negli stomaci disadattati delle costruzioni,

ne palpavano le funzioni, ne accarezzavano il disuso, ringraziavano

quegli uomini che dimenticano case, piccole colonie, fabbriche

come portachiavi posseduti un solo pomeriggio d’estate,anni fa.



15


i miei anni non si avverano,

non si avvereranno mai.



16


l’unica via per la mia sopravvivenza prevede la traduzione degli spazi in senso piramidale.

mi spiego: basta disporre

tre sedie immobili sul pavimento

sopra le sedie due appliques cieche

sopra le due appliques un lampadario muto.

quindi rispettare il triangolo, in silenzio,

senza premettere che nulla lo turbi.





17


sono cieca

ai miei occhi mancano le pupille

ma non come a un cranio consunto.

piuttosto le sostituisce il degrado del ricordo

così che la vista che m'impone il pensiero

è una vallata rovinata da incessanti frane

dove nessuna radice pretende di porsi a dimora.



18


se provassimo a cucire gli orli del giorno

resterebbero fuori i fili spaiati della sofferenza

quante volte ci siamo detti basta e siamo andati avanti


fuori dalle nostre porte restano ammucchiati i nostri vani sistemi di adattamento

arrugginiti e inservibili.



Greta Rosso ©



Biografia:

Greta Rosso è nata a Casale Monferrato nel 1982. Dopo quindici anni in Piemonte è appena tornata a vivere a Bormio (SO), dove ha trascorso l'infanzia. Scrive da una decina d'anni. Ha pubblicato alcune poesie nei siti NazioneIndiana, Absolutepoetry, Imperfetta Ellisse e sulla rivista Le Voci della Luna. Ha pubblicato nel 2009 Cronache Precarie, il suo libro d'esordio, nella collana Yakamoz dell'editrice Aìsara (Cagliari).

http://www.gretarosso.com/
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