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Traducendo Einsamkeit

STANZE DEL NORD

SCORRONO LE COSE CONTROVENTO di FEDERICA GALETTO

ODE FROM A NIGHTINGALE - ENGLISH POEMS

A LULLABYE ON MY SHOULDER di Federica Nightingale

EMILY DICKINSON

venerdì 26 febbraio 2010

SCRITTURE SINTATTICHE

Jane Lewis ©






Nella poesia che segue di Francesco Marotta, un capolavoro di perfezione stilistica e di contenuti, mi è piaciuto abbinare un testo di David Shumate, un altro eccellente esempio di perfezione, qui semplice e diretta, ma carica di significati da elaborare e scoprire come una scatola cinese. Ho infine voluto abbinare una mia poesia, non perché possa competere con le due precedenti, ma perché contiene a mio parere riferimenti comuni ad entrambe i testi.
Il tema dello scrivere non è che un punto nei diversi testi qui presentati, ai quali aggiungo la traduzione dall’inglese dove richiesta. Tradurre fornisce un’ulteriore lettura di spessore, apre un varco nuovo nella comprensione e nella sintassi. Ho voluto dipanare un filo comune per farne un gomitolo spesso.




§

Scrivere è un’ora covata dal destino
Ha a che fare con quel tipo di tristezza
che porta la primavera
Ma non mangio le mie virgole,
le pause riflesse, mi sazio,
senza inghiottire
There’s something so familiar
about it


§

scrivere è un destino covato dall’ombra delle ore

la spina amorosa di chi non lascia niente alle sue spalle

perché essere cenere, sostanza di vento

è inciso da sempre a lettere di fuoco

nelle pupille dei segni che trascina – un canzoniere

infimo, un breviario di passi senza orma

tracima sillabe d’innocenza e memoriali di sabbia

dalla brocca silente che disseta il labbro,

quando parole malate d’aria si staccano dalle mani

precipitano nell’impercettibile abisso

di una pagina –

scrivere è un’ora covata dal destino

la spina che costringe il corpo in reticoli d’albe in piena notte

e punge fruga ricuce orli slabbrati lacera la carne

fino a che sanguinano anche i sogni,

fino a che l’immagine fiorisce in echi di sorgente

gli alfabeti rappresi dentro un grido
(sono queste le voci che mancano a una pietra

per sentirsi un arco lanciato verso il cielo,

sono questi gli accenti

che scortano il seme alla sua tomba di luce – al precipizio ardente

dove la morte è presagio di stagioni,

oracolo dei frutti e del ricordo)


Francesco Marotta ©





Translating a poem

Some say they run their fingers over the page as if
it were a message from the dead. Others say a
word is a kind of fruit. You slice it open and catch
the juices in a bowl. Still others recommend
carrying the poem with you into a dream where it
might become a bird or a fish. I have a poem in
front of me now. Its Chinese lines are delicate.
Papery. The thin strand of its meter is like the breath
of a sleeping child. I’ve just translated the first line.
It has to do with that kind of sadness spring
brings. There’s something so familiar about it. As
if I’ve just bumped into the poet outside a market
and we’ve both dropped our bags. We get down on
our knees. She picks up my head of lettuce. I reach
for her apricots as they roll into the gutter.

David Shumate ©




Tradurre una poesia


Alcuni dicono che scorrono le loro dita sulla pagina
come se fosse un messaggio che viene dalla morte.
Altri dicono che una poesia è una specie di frutto.
Lo apri lo sbucci e racchiudi il suo succo in una ciotola.
Altri ancora raccomandano di portare con te
la poesia dentro un sogno dove potrebbe diventare
un uccello o un pesce.
Ho una poesia davanti a me ora.
Le sue linee cinesi sono delicate.
Sottili come carta. Il leggero filo del suo metro
è come il respiro di un bimbo dormiente.
Ho appena tradotto la prima riga.
Ha a che fare con quel tipo di tristezza che
porta la primavera.
C’è qualcosa di così familiare in essa.
Come se fossi appena andato a sbattere contro
il poeta fuori da un mercato e a entrambi fossero
cadute le borse.
Ci buttiamo in ginocchio.
Lei raccoglie il mio cespo di lattuga.
Io allungo la mano per prendere le sue albicocche
mentre rotolano in strada.

Traduzione di Federica Nightingale ©





Che cosa fai sulle guglie del mio capo

Che cosa fai/ sulle guglie del mio capo/restante a bandire/ che temo il fiato uscire/dalla bocca/non sento le parole/ stracciate come carta/ non respiro/ se mi tieni chiusa/ nei pozzi/dove vorresti mai/ andare senza colpe/al mio risveglio/ potrei morire/senza aver capito/ chi sono/senza aver compreso/ le meraviglie di me/non c’è che nero/ vigore d’intercalare/ nelle conche /esterrefatte e umide/di un giorno/ che ho detto si/e poi un altro/ che ho taciuto/morsi del passato/ non tagliano/recidono/ le certezze del vivere/ accanto ai miei libri/alle mie gambe ferme/ai pettirossi sui rami/ai conti sempre rossi/e bambini che corrono/gli occhi pieni/di poesia/ma non mangio/le mie virgole/le pause riflesse/mi sazio/senza inghiottire/ho perso/ho perso le mie scarpe/e le viole sul davanzale/i miei sorrisi trasparenti/le ore di sonno/che cosa fai/mi tieni alla catena/senza acqua/ma io scrivo/senza penna/senza niente/adopero i pasti di ieri/mi ricostruisco proteine/le modello sul mio sangue/e non sento il freddo/aprendomi ai chiari di sole in febbraio/ti ho sotto i denti e ti divoro/m’ingegno a triturarti/che vorrei solo andare/la mattina a prendere la rugiada/che cosa fai/di me non avrai/mai nulla/cavalcherò la mia morte sul tuo cranio/avrai me per intero/addosso per sempre/in estranea congiunzione/asse rigido a toglierti la dignità/che non avrò perso/fra i denti.

Federica Nightingale ©

mercoledì 24 febbraio 2010

STEFANIA OLIVETTA - L'ARTE IN UN CLICK














Stefania Olivetta ©


Si è aperta mercoledì 17 febbbraio alle ore 18,30 al circolo arci Pantagruel di Casale Monferrato, via Lanza 28, la personale di Stefania Olivetta. E' con piacere che presento questa fotografa monferrina di valore, amica e artista poliedrica. Il suo occhio dipinge i paesaggi rarefatti delle campagne restituendoci, tramite la sua acuta sensibilità, bellezza intrinseca e colori, sfumature impervie della realtà, letture di intime peculiarità artistiche.


Stefania Olivetta nasce a Torino ma l'amore per il Monferrato la spinge a vivere e lavorare nella nostra terra.

Scrive il critico Pier Paolo Maggini :
"La prima volta che ho visto i lavori di Stefania Olivetta sono rimasto colpito,erano delle foto in bianco e nero in cui in un bosco nebbioso prendevano il volo degli uccelli spaventati.
Le atmosfere indecifrabili e quasi magiche di quelle foto, la loro bellezza spontanea mi emozionarono.Quando si tratta di un non professionista può starci che nascano delle foto belle, succede ;quello che non succede è di trovare dentro uno sguardo una coerenza ed una forza che creano una cifra precisa emozionale e formale ,trasformandosi in un identità riconoscibile e non somigliante ad altro.Questo vuol dire ,se questa parola ha senso essere artisti.Il modo spontaneo ed empatico con cui Olivetta raccoglie le immagini, crea un percorso diverso ma coerente,in cui le emozioni escono precise e potenti, partono dal particolare di un luogo e diventano universali.I suoi paesaggi sono quasi tutti scattati in Monferrato eppure si ha la sensazione che potremmo trovarci in America ,in Francia in Argentina o chissà dove.E qua sta un altra forza del suo lavoro, un lavoro che nasce da una radice forte con i luoghi che racconta, con un legame antico, eppure capace di essere esattamente quel luogo ed allo stesso tempo un altrove .Anche quando la forzatura dell immagine porta la foto ad essere quasi astratta si avverte precisamente quell' eco emotivo che racconta qualcosa di profondamente sentito e conosciuto,un'attitudine dell'anima a raccogliere le suggestioni di un luogo a metterle in sintonia con se stessi e ad amplificarne il senso.Il lavoro di Olivetta ha per me una forma estetica nuova e fresca ,che faccio fatica a riconoscere in molti lavori di artisti affermati.
Qui c'è un mondo interiore capace di coincidere con i luoghi e con le vibrazioni di un luogo che difficilmente si trova. Non è un racconto descrittivo, è un racconto emozionale e nuovo.
L'assenza di ego in questo lavoro, e la semplice attenzione e capacità di raccogliere la forza anche estetica della sua non tecnica, sta proprio in quell' anima del racconto senza la quale nessunoscatto è altro che una ricognizione mimetica della realtà"
STEFANIA OLIVETTA - Circolo Arci Pantagruel dal 17/2 al 14/3/2010 - Via Lanza 28 - Casale Monferrato (Al). Dalle 18.30 in poi.

lunedì 22 febbraio 2010

LE POESIE DI MIO FIGLIO JACOPO

J.K Pastels







Il cielo aspettava il tramonto
mentre una luce verde e rosa
sbucava dal nulla
Come fiori appena sbocciati

Un falco passa
e dà inizio alla notte
Di stelle splendenti.


§


Il vento soffia
e un albero si muove
Le foglie volano
Come i ricordi dimenticati
Il sole li illumina
e un altro albero si muove
facendo risaltare le sue foglie d’oro
Come il canto di una sirena


§


L’aquila vola sugli alti monti
con i suoi occhi scintillanti
Come stelle cadenti
Le ali grandi
Con piume splendenti
Che fanno volare i ricordi
Più belli


§


Sotto la luna calmo
è l’oceano
Spicchi di stelle
illuminano
Una balena danza
nell’acqua
In solitudine
Io la guardo


§


Una lucertola cammina cammina
Una lepre salta salta
Il pesce nuota
Un albero ondeggia la sua chioma
Come la coda di un ghepardo
Che caccia
E la luce li colpisce tutti


§


Una rosa sboccia
come un manto stellato
Profuma come un sospiro
Di sollievo
E adesso è la margherita
a fiorire
Con petali bianchi
Come il gioco dei bambini
nella neve
E adesso è un papavero
a sbocciare
Prepotente come
una radice che soffoca l’altra



Jacopo ©

Biografia:


Jacopo è un bambino di nove anni che frequenta la quarta classe della scuola elementare. Scrive tanto,tantissimo, prevalentemente racconti fantastici che fanno letteralmente impazzire la sua maestra di italiano. Vive in un piccolo villaggio del Monferrato immerso nel verde e a questo si ispira quando scrive. Attualmente sta lavorando alla stesura del suo primo romanzo "Il mondo di Londos". Nei ritagli di tempo si dedica alla Poesia e a dipingere il suo esercito di Gormiti.

mercoledì 17 febbraio 2010

GABRIELLA GAROFALO

Foto di Marco Meda ©



29/06/’07


a dl


Apocalisse di sbieco batte l’anima-

insetti mantidi libellule

lasciate perdere natura

e tu lascia che invadano

insetti mantidi libellule

che sentano la fame nelle piante,

nel soffio di cicala estate, morso che infetta-

comunque rassicurati,

anche l’azzurra polvere di nubi

ha forma ed eleganza di tua fame,

seme che sai di marcio fin dalla prima nascita.



*******


13/08/’07


ad A.


Dove s’incontrano

alte falesie di luce

i contorni di un’ombra erosa

in tranquille zone residenziali,

anima,muovi con attenzione guardinga

di un debitore insolvente,

pensi l’agguato prevedila corsa il corpo a corpo la ferita

e non avverti come sono stanchi

l’erba il cielo-

che spreco tutto quel verde,

stelle gettate senza esito

a te,troppo apprensiva per captare.



*******


19/08/’07


a S.P.


Forse un padre inesistente,forse madre,

forse un cielo inverso ti gettarono

a stanze in disordine a distesa-

la vita,ti sibilano accanto-

ma gelo e fuoco tu rispondi,

anima della tua parola:

gelo non assidera neanche

dita di una mano,

non arde fuoco neanche

disperse foglie:

né leva gelo né leva fuoco

scacciare la visita importuna,

estate dove tutto ferma,

persino amori di luna adolescente,

il muovere di un sole che nasconde.




*******


13/09/’07


a Michael


In pratica non c’entra nulla,

ma così si struttura-

brusio tra i rumori,il violoncello

tra gli ansimi di un respiro affannato,ritmi-

tranquilla,non si muovono calendari,

ma l’uso malaccorto del sestante-

è corpo il sestante corpo-

ti provoca la stessa fine dell’aria:

ha trattato il cielo

con invadenza non richiesta,

peggio di un’antenna.



*******


25/11/’07


a C.


Non luce,ma verde che divori,

fogliame che dovrà bastare,

deluderti paura se smentisce chiome fulve

molto più acceso il fuoco:

così,per abbandono subito smentito

schivano mani,negano il fuoco

mani di una donna-

e tu gridalo l’augurio,la speranza

che brucino nel fuoco impotente:

non avverti rimorso, penetra di sguardi

luce se slarga colorata,impeto di pioggia-

anima non azzardarti,resta in casa,

non vuol saperne seme,ingombra,

cade il bagaglio l’amico del tuo grembo:

sei solo una stazione di arrivo

e tutto sommato non ti maltratta.




Gabriella Garofalo ©



Biografia:


Gabriella Garofalo, nata a Foggia nel 1956, vive a Milano. Presente in numerose riviste ed antologie, ha pubblicato tre raccolte di versi: Lo sguardo di Orfeo (Cesati editore, Firenze 1989), L'inverno di vetro (Edizioni dell'Arco, Milano 1995), Di altre stelle polari (Stampa spa, Brunello (Va) 2003).



martedì 16 febbraio 2010

NEOBAR






TRE MIE POESIE PUBBLICATE SUL BLOG NEOBAR DI ABELE LONGO, CHE RINGRAZIO.


QUI IL LINK:

sabato 13 febbraio 2010

AVEVO CHIESTO A DIO

Arthur Hacker







Avevo chiesto a Dio di rimanere in ascolto/né pane/né acqua/ né sogni/un frullare distinto d’ali fra i rami/un volo di sapienza sui dossi/le cartilagini trapassate degli uccelli/solo orecchie sante d’amore/opportune casse armoniche nei cilindri di ghiaccio appesi/ai viali di discordie e sopraffazioni che sfociano in ventri/ aridi e bugie/perché non sei rimasto in ascolto Dio/non volevo che acquiescenza sul male/un getto di pace nel buio/ossia speranza intricata e ferma/se resina sui capelli e fango/mi rilasciano un sordido effetto/ questo silenzio restìo/ai sussurri della dolcezza/dove gli inganni mordono il collo/le mani tremano sulle lacrime discese/avevo chiesto a Dio di rimanere in ascolto/se mai le parole giungono/se poesia che vive trasmuta/l’esistenza in questa mi salvi/nei suoi occhi

venerdì 12 febbraio 2010

AVREI TOLTO LE BENDE

Immagine di E. Weston






avrei tolto le bende al sole per mostrarti i colori/aggiungevo discordia ai sogni/senza impasse nei sensi/nel ritorno ai segreti annegavo i brividi come rane d'acqua sul fondo/di pelle ai torti senza scalfirli/immaginavo orchidee di sale ai piccoli istanti reclusi/le secche apparenze rotolavano/imprimevi salti di vena/ senza mai sfiorarmi/come il vento


Federica Nightingale da "Stanze del Nord"

giovedì 11 febbraio 2010

C'ERA UNA VOLTA LA POESIA ON LINE

Eudora Welthy's library





Riporto qui di seguito parte di un commento lasciato da me oggi sul blog letterario Poetarum silva, qui http://poetarumsilva.wordpress.com/2010/02/11/cera-una-volta-nella-poesia-on-line/
a seguito di una sollecitazione di Alessandro Assiri sui destini della Poesia contemporanea nell’era dei blogs. Aggiungo qui alcune mie considerazioni in merito e vi invito a partecipare alla discussione.

La natura intimista della Poesia è stata, per certi versi, miracolosamente sopraffatta dalla tecnologia e dai nuovi mezzi di comunicazione che un tempo, nessun poeta neanche si sognava. Oggi, chiunque può sentirsi parte del mondo poetico scrivendo sul proprio blog o diffondendo le proprie idee in rete. Esiste oggi la possibilità di scrivere poesia nell’intima quiete della propria casa e contemporaneamente sapere che al di là di uno schermo, migliaia e migliaia di persone potranno leggerla e condividerla. Non vedo personalmente alcuna crisi in questo, anzi. Diffondere e far apprezzare la poesia è diventato più semplice e chiunque desideri avvicinarsi al verso può agevolmente farlo nello spazio di un clic, senza spostarsi di casa. La rete è anche un’ottima cassa di risonanza per gli eventi poetici organizzati al di fuori del web come readings o presentazioni di opere e riesce a raggiungere proprio tutti, molti di più di quanto fosse fattibile un tempo(neanche tanto lontano s’intende). Il principale problema che si pone, di fronte a questa nuova realtà, è la massificazione, la scarsa qualità imperante, il pressappochismo letterario, il calderone dove tutto bolle senza scrematura. Ma a questo credo ci si sia ormai abituati e anche “attrezzati”, molti sono i siti e i blogs letterari di qualità verso i quali orientarsi per un approccio ottimale. Non resta che lavorare molto e continuare nell’opera di diffusione e condivisione di arte e pensiero sfruttando al massimo i mezzi oggi a nostra disposizione. Chi scrive poesia, dal canto suo, è lievemente disorientato e forse fatica ad afferrare emotivamente questa rivoluzione tecnologica che corre velocemente, e ad inglobarla nei propri versi. La vita quotidiana è ormai scandita dai bits, dai networks, e questo è un nuovo percorso da esplorare, in cui riconoscersi e accettarsi anche se credo che nel panorama delle voci poetiche contemporanee nostrane non si accusi neanche troppo di questa transizione obbligata, come avviene invece negli Stati Uniti dove gli scrittori sono molto più influenzati, nel contenuto dei loro lavori, dal ritmo incalzante delle “realtà tecnologicamente avanzate” e questo probabilmente perché hanno da più tempo di noi avuto modo di sperimentarsi in questo senso. Gli americani non hanno però mai perso la voglia di fare e di costruire continui ponti culturali con la gente comune per far conoscere la poesia, sono iper-attivi e instancabili; si aggregano in forti comunità letterarie,creano idee e movimenti di pensiero, stampano, producono, diffondono, non si fermano mai. Noi si tende più a chiuderci in piccoli gruppi scelti e ad apparire talvolta snob, impedendo così ai “comuni mortali” non toccati dal Verbo, ma non solo a loro, di inserirsi e interagire. Chissà, forse il nostro retaggio culturale ci fa sentire sempre un po’ “di nicchia”. Ma dove va la Poesia oggi? Quali sono i territori su cui si inoltra e si misura? Dire che non c’è alcuna corrente poetica nuova è forse estremo, sebbene molti dei riferimenti sono ancora quelli del secolo appena trascorso se non addirittura quelli ottocenteschi. Fisiologico? Credo personalmente di si. Le nostre realtà quotidiane sono assolutamente più aride di quelle di un tempo,anche se dirlo appare un paradosso(basti pensare a cosa ha prodotto la cultura dell’anteguerra o del periodo a cavallo fra le due guerre mondiali), la società odierna non lascia spazio che alle brutture, ingigantite ed enfatizzate dai media. E si parla di meno, meno ci si incontra e si fa amicizia, perché tanto c’è Facebook. Tremendo dirlo ma ancora più tremendo rendersene conto al 100%. La Poesia è così sospesa fra le giornate di lavoro(precario),la famiglia, che ha perso la forma tradizionale ormai, gli svaghi, sempre meno possibili viste le condizioni economiche poco salutari degli italiani, che spesso si convogliano sul web, lo stress da isolamento forzato in tanti casi, e il mondo tutto che gira a favore dei potenti e dei ladri, della mercificazione dei corpi e dei soprusi sui bambini. Luoghi comuni? In fondo è così. Chi scrive vuole ricercare la bellezza e per quanto si sforzi non riesce proprio a trovarla attorno a sé, ecco allora che il verso poetico si spinge verso lidi lontani dal nostro quotidiano, oppure, per contrasto, verso un iper-realismo di maniera che non gratifica certo l’estetica e la grazia. Perchè non esistono più né bellezza, né estetica, né grazia. Dove cercarle allora se non nella rivalutazione dell’essere umano, nella ricerca spirituale, nello scavo interiore di noi esseri viventi, soli di fronte a un cambiamento globale che rivoluzionerà gli anni a venire? E’ un compito gravoso in un’epoca di transizione come questa, ma sono i Poeti di oggi che dovranno dire a quelli di domani quanto difficile sia oggi la loro condizione esistenziale e culturale fatta di vuoti permanenti, di quanto abbiano desiderio di delineare un profilo di sé stessi che sia nitido e chiaro. I Poeti contemporanei stanno già scrivendo la loro storia, bene o male lo stanno facendo. La Poesia deve andare, secondo me, verso una ricerca profonda delle nostre radici, verso l’autoanalisi dei nostri geni e delle nostre paure scardinando così i giunti delle barriere espressive che ci imprigionano perché non riusciamo più a capire chi siamo. E se i blogs e la rete web serviranno a fare questo, con tutte le contraddizioni che possono portare con sé, ben vengano. Il dibattito è aperto a tutti coloro che vorranno esprimersi in merito nei commenti qui sotto.


Federica Nightingale

mercoledì 10 febbraio 2010

da "Stanze del Nord"



s'irrigidiscono le cime degli alberi sui fiumi di bianco e sui semi nascosti/ appena s'invola un tetro sfulgore d'oro/ eccedono le ali a sterpaglie costrette come nidi pieni/ d'insolito silenzio








Leggono i trambusti
Le dita che come su foglio scorri
Aldilà dell’incavo mio
Che frana parole ritorte
Gomitolo sceso dal bordo
Dell’occhio
A stupire





dalla raccolta "Stanze del Nord" di Federica Nightingale

lunedì 8 febbraio 2010

ANNAMARIA FERRAMOSCA













Ancora siano i segni / May the signs continue
da OTHER SIGNS, OTHER CIRCLES di Annamaria Ferramosca
Chelsea Editions, N. Y. , 2009
series Contemporary Italian Poets in Translation
traduzione di Anamaría Crowe Serrano





ANNAMARIA FERRAMOSCA

da Curve di livello - collana Elleffe, Marsilio,2006



Ancora siano i segni



Ancora siano i segni sulle rocce

a dischiudere il tempo

profili di guerrieri e bisonti

in corsa, sotto un piccolo sole

in forma di stella


ansanti

per chilometri brillanti di pioggia

profili di automobilisti e tir

sommersi da onde radio


vibra

un dolmen poco lontano

con forza immobile

convoca mani e rami

Tre pietre

- minima famiglia sfuggita al diluvio -

in silenzio guardarle nella notte

accostando l’orecchio al tronco dell’ulivo

sentirsi roccia linfa voce

arca approdata e fusa in terra


Ancora siano i segni sulle pagine

a traghettare il tempo: lontanissimi

lembi di cielo pulsanti sulle onde

inondano lo schermo, si raggiungono


Dammi parole dunque, e segni

piangi sulla mia spalla, o ridi

offrimi le scene della gioia

incontrami


prima che si diradi la foresta

prima che accada il nero errore

prima dell’ultima risata

( la ruota della terra

è il suo continuo ridere, convulso )






MAY THE SIGNS CONTINUE



May the signs on the rocks

continue to unveil time

the profiles of warriors and bison

are running under a tiny sun

the shape of a star


panting

for rain-dazzled kilometres

the profiles of drivers and trucks

submerged in radio waves


not far away

a dolmen vibrates

with stillness of strength

calling for hands and branches

Three stones

- the smallest family saved from the flood -

you could watch them in silence at night

with your ear against the olive tree trunk

feel you are rock lymph voice

the ark docked and fused to the ground


May the signs on the pages

continue to ferry time: far away

strips of sky beating on the waves

flood the screen, join together


Give me words, so, and signs

cry on my shoulder, or laugh

offer me joyful scenes

find me


before the forest is thinned out

before the darkness of error falls

before the last laugh

(the earth’s rotation

is its own continuous laugh, cracking up)



traduzione di Anamaria Crowe Serrano
(il libro è disponibile su www.amazon.com)


http://annamaria.ferramosca.literary.it

i libri di annamaria ferramosca su:
www.amazon.com
www.ibs.it


















Biografia:



Annamaria Ferramosca, di origine salentina, vive e lavora a Roma.

Ha pubblicato in poesia:
Other Signs Other Circles , raccolta antologica di poesie 1990-2009
Chelsea Editions, New York, series Contemporary Italian Poets in Transalation, 2009, introduzione e traduzione di Anamaria Crowe Serrano;
Il versante vero, Fermenti, 1999, premio Opera Prima Contini-Bonacossi
Porte di terra dormo, Dialogo Libri, 2001;
Porte / Doors, Edizioni del Leone, 2002, traduzione inglese di Anamaría Crowe Serrano e
Riccardo Duranti, Premio Int.le Forum;
Paso Doble, Empiria, 2006, raccolta di “dual poems”, coautrice Anamaría Crowe
Serrano, traduzione inglese di Riccardo Duranti;
Curve di livello, Marsilio, 2006, Premio Astrolabio, finalista ai Premi Camaiore, Lerici Pea,
Pascoli, San Fele, Montano.
Testi ed interventi critici sulla sua scrittura sono apparsi su numerose riviste, tra cui
Poesia, Hebenon, La Mosca di Milano, La Clessidra, L’immaginazione, Le voci della Luna,
Poiesis, Il Fiacre, Noi donne, Freeverse, ed antologie, come "L'altro Novecento", 1999, "Appunti
critici", 2002, "Poeti italiani verso il nuovo millennio", 2002, “Inverse”, 2006, “ Tradizione e ricerca
nella poesia contemporanea”, 2008.
Collabora con testi e note critiche a varie riviste, anche in rete.

Fa parte della redazione di clepsydraedizioni.com che seleziona in anonimo e promuove in e-book nuova poesia italiana contemporanea.

Ha lanciato in rete l’idea di una poesia da selezionarsi in anonimo, con voto telematico aperto a tutti. Suoi testi ed interventi critici sulla sua scrittura sono apparsi su numerose antologie e riviste, tra cui “Poesia”, “La Mosca di Milano”, “La Clessidra”, “L’immaginazione”, “Le voci della Luna”, “Hebenon”,

Suoi testi e note critiche appaiono on line su numerosi siti.

venerdì 5 febbraio 2010

CARTESENSIBILI









DUE MIE POESIE PUBBLICATE OGGI SU CARTESENSIBILI.

RINGRAZIO FERNANDA FERRARESSO PER L'OSPITALITA'.


LE POESIE POTETE LEGGERLE QUI:

http://cartesensibili.wordpress.com/

giovedì 4 febbraio 2010

mercoledì 3 febbraio 2010

MARIA GRAZIA GALATA'

Immagine di Jane Lewis


disossarsi
in liquami


e il sasso in bocca

nel muto mutare


il fatto è che

eco è la notte

sottostante


e lascio torbido

ritorna ritorna

al suo rimuginare


nell'incarno

ribellativo


§




lettera dopo lettera

ingoiando fango

negando detriti impermeabili
susseguendosi sul
tattolabile
poi salvandosi
in suono metrico
dissolvenza
nessuna logica attritica




Maria Grazia Galatà ©




Biografia:


Maria Grazia Galatà da molti anni vive ed opera a Venezia. La sua vena poetica si è evidenziata fin da giovanissima:
- Ha partecipato al concorso internazionale di Poesia e narrativa “All’ombra degli Etruschi”, a Pisa nel 1985 , organizzata dall’AGAV di Bianca Buono, posizionandosi fra i primi posti con una silloge inedita.
Ha edito, nel 2003, il libro “Congiunzioni ”,con fotografie di Costantino Spatafora e proprie Poesie, presentato, da :
- Francesca Brandes al “ Bistrot de Venice” di Venezia; Marco Nereo Rotelli alla Accademia di Belle Arti “ Santa Giulia” di Brescia; Liliana Ugolini e da altri nomi illustri all’ Antico Caffè “ Giubbe Rosse “ di Firenze; Gio Ferri alla galleria “DARS” di Milano.
Ha partecipato a numerosi reading poetici:
- nel 2004 a Casier di Treviso in occasione dell’evento “FUN of FUN”; al “L’albero della Poesia” a Mestre; in occasione della “Giornata Mondiale della Poesia” tenutasi a Mestre;
- a Giugno 2005 partecipa ad Abano Terme all’evento “Passeggiata Effimera” con presentazione del libro “Congiunzioni” e letture di Poesie; al “L’Istituto Romeno di Cultura” di Venezia, propone una raccolta di tredici di Poesie “La Struttura dell’Ansia” accompagnata da due strumentisti Luca Callice e Marco Agostini, con l’intento di avvicinare i “Giovani” alla Poesia;
- nello stesso anno, ha preso parte, in occasione della 51.ma Biennale di Venezia, all’evento “Notte dei Poeti” , con ANA BLANDIANA, legge, oltre che ad averle avute tradotte e lette in romeno, alcune delle proprie Poesie;
nel 2006 è stata segnalata , tra le opere edite, al ” Premio di Poesia Lorenzo Montano”;
nel giugno 2007 presso la Fondazione Querini Stampalia presentata da M.Nereo Rotelli e con l’intervento di Achille Bonito Oliva;
è stata inserita, nel 2007, una propria opera nel catalogo “Padiglione Italia 13 x 17” curato da Philippe Daverio;
- è pubblicata, da anni, in riviste di Arte Contemporanea, tra le quali “Offerta Speciale”di Carla Bertola e Alberto Vivacchio.
Da alcuni anni partecipa attivamente ad eventi legati alla “Mail Art”.
2008:Cereativa di franco Piri Focardi
2008: Reading poetico in “il libro in corso” di Alessandro Cabianca
Ed alla Giornata Mondiale della Poesia a Venezia ,Padova , Assemini (Ca)
Nello stesso anno reading di poesia a Crema “poesia a strappo “ organizzata da Alberto Mori
2009: Alla sede Unesco di Venezia con un suo reading dal titolo “trasformaAzione” con videoproiezione di fotografie di Costantino Spatafora (1952-2008) accompagnata da Gianluca Callice (bendhir) e liibaan
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