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STANZE DEL NORD

SCORRONO LE COSE CONTROVENTO di FEDERICA GALETTO

ODE FROM A NIGHTINGALE - ENGLISH POEMS

A LULLABYE ON MY SHOULDER di Federica Nightingale

EMILY DICKINSON

giovedì 19 luglio 2012

Anne Brigman - Fotografa





The Bubble (1909)


Anne Wardrope (Nott) Brigman (1869-1950) è stata una fotografa americana e uno dei membri del movimento Foto Secessionista americano (Photo-Secession). Le sue immagini più famose furono scattate tra il 1900 e il 1920 e i suoi soggetti rappresentavano nudi femminili ritratti in contesti naturalistici e primordiali.

Molti suoi scatti furono realizzati nella Sierra Nevada in località attentamente selezionate e ritraenti pose plastiche elaborate. La Brigman spesso ritrasse se stessa. Dopo lo scatto ritoccava i negativi con il colore, le matite o la sovrimpressione di immagini.
La fotografia deliberatamente contro tendenza della Brigman suggerì il concetto di liberazione femminile e lo stile bohemienne e il suo lavoro cambiò le regole e le convenzioni dell’establishment culturale abbracciando invece il concetto di paganesimo antico.
La cruda intensità emozionale e la barbarica forza delle sue foto contrastava con la calcolata compostezza delle immagini di Stieglitz e altri fotografi moderni. Stieglitz fu, nonostante questo, uno dei più noti sostenitori del lavoro di Brigman e contribuì in modo decisivo al suo ingresso nel movimento del Photo-Secession, basato sul principio che il senso di una fotografia non era da ricercare in ciò che appariva di fronte alla fotocamera, bensì nella manipolazione dell'immagine, da parte dell'artista/fotografo, per realizzare la sua visione soggettiva. Il movimento contribuì ad elevare gli standard e la consapevolezza della fotografia d'arte, contrapponendosi al Linked Ring, un altro gruppo esclusivamente britannico separatosi dalla Royal Photographic Society.


Donato Di Poce : Poesismi







     DI POCE E I PENSIERI, SOSPESI FRA PROSA E POESISMI 
di Stefano Elefanti

Poesia. È il primo elemento che viene alla mente leggendo Poesismi e pensando a Donato Di Poce. Un artista innatamente poliedrico, partito proprio dal genere poetico e approdato, alla fine degli anni Novanta, all’aforistica senza abbandonare mai l’attività fotografica (“Il poeta vede l’invisibile / Il fotografo fornisce le prove”) e la critica d’arte, di cui è esperto conoscitore e che ritorna in alcuni pensieri (“L’arte entra nell’anima / La musica penetra ovunque”; “L’arte non è né un piacere / né una ricerca di verità / L’arte è una necessità”).
     La poesia è presente in ogni frammento dell’opera e spesso s’individua tra gli argomenti più frequentati dalla silloge mentre, in altri casi, essa pare avvolgere l’aforisma donandogli un’aura magica e, a tratti, quasi onirica (“Gli occhi dei poeti / Sono trappole di sogni”; “I poeti sono colpi di vento / Che cancellano le parole / Con un respiro”); proprio questa ibridazione tra due generi che sono ritenuti storicamente opposti e inconciliabili, è alla base della raccolta: qui, la piatta serietà contenutistica della forma breve incontra il linguaggio analogico e attraente della poesia, dando così vita ai Poesismi, in cui il concetto è associato alla preziosità della struttura e giunge al lettore sotto questa nuova veste, come aforisma poetico (“Tutti cercano la poesia / Ma solo i poeti / Sanno andare oltre”). La scelta stessa di disporre gli aforismi in versi senza però prevedere una regolare cadenza metrica, significa un’attitudine alla versatilità artistica e, in questo senso, Di Poce si conferma un autore costantemente in bilico tra prosa e poesia.
     Questa continua ricerca d’innovazione appartiene all’ambito dell’aforistica poetica, corrente letteraria di cui Di Poce è l’erede e che annovera talenti come Sbarbaro e Merini. Nonostante ciò, egli non tralascia di applicarsi ad alcune forme classiche del genere breve: appaiono così anche sentenze più pragmatiche e amaramente ironiche nelle quali echeggia la massima di derivazione francese, in particolare nello stile pungente e cinico oltre che per il concetto pratico che trasmettono; esse sono, in questo senso, come intuitivi lampi di verità in un cielo di ovattata astrattezza (“Il segreto della felicità eterna / È di vivere sogni a breve termine”; “Persone si nasce / Uomini si diventa”).
     Se l’incertezza era dominante e chiudeva Nuvole d’inchiostro (“Io non ho certezze / e non ne sono / nemmeno sicuro”) il tema resta aperto in Poesismi (“Da sempre cerco / Il senso della vita / Ma qualcosa mi sfugge”), lasciando spazio a Di Poce per spingere la creatività oltre i propri limiti, verso una profonda analisi interiore che indubbiamente avvince e conquista il lettore (“Si scrive per lasciare un segno / Si cancella per scavare tracce di verità”). Oltre alla poesia e al ruolo del poeta, altri temi trattati nella silloge sono la musica, la follia, l’arte e l’amore ma non mancano anche componenti paesistiche ed elementi naturali come il vento, i fiori e gli animali.
     Il titolo della raccolta è un omaggio all’efficace neologismo, pensato da Adriano Petta nel 1999 proprio per descrivere gli aforismi di Di Poce, ed è adeguato a presentare questa nuova forma letteraria, la quale, una volta lasciate alle spalle le rigide divisioni di genere, comprende al suo interno delle variazioni che spaziano dalla massima aforistica al frammento poetico e, continuano poi, fino all’appuntito epigramma. Sul tema è decisamente interessante la presentazione al libro, scritta da Fabrizio Caramagna e tesa a ricostruire in breve le origini e le caratteristiche dell’aforisma poetico.
     Poesismi è pertanto un felice connubio letterario, capace di attrarre per l’immediatezza e la piacevolezza di lettura ma anche di far pensare, poiché esso è abile a lasciare in poche righe, com’è consuetudine del genere, qualche traccia di sé dopo avere chiuso il libro.

Reggio Emilia, Luglio 2012

Stefano Elefanti

"Poesismi", Onirica Edizioni 2012




Poesismi di Donato Di Poce

Poesismi di Donato Di Poce

lunedì 9 luglio 2012

"Dolore" - Patanè legge Galetto

Sebastiano Patanè legge la mia poesia "Dolore".  Un regalo prezioso che vorrei condividere. Grazie Sebastiano, la Poesia è un'emozione grande, una nota salvifica, un racconto silenzioso che canta nei suoi accapo, ma quando la si legge mette le ali e arriva davvero al Cielo.








Dolore,
o mio dolore
non rimanere invano
ritraendoti
rauco
il midollo in testa
la pelle sottile in controluce
ché giacevi
come gatto bulimico
sopraffino detentore
d’erba medica
ghiotta inaffidabile bestia
accucciata senza respiro
o movenza attratta
dall’esile incandescenza spirata
dai molli giunti
sopra le sedie lasciando tracce
della bava e del vento rotto
perché sapendo
urtare quei rami sul selciato
caduti e atterriti d’ansia
divoravi
lettere e parole
merce contraffatta e lacrime
come se mai avessi visto prima
come se mai avessi vissuto
Tu dolore sgrana
dalle orbite insulse di occhi
quel candore esausto e prendi
prendi(mi) dentro le braccia più strette
a gonfiare di perle ai minimi
termini                    (fausses, fausses , sont les perles)
D’illeso convoglio partire
per difender le notti
stese ad asciugare
nei limbi tortuosi del fardello che trascino
Allora dolore, vieni
a spezzare
le inconsistenti armi che sono
i pensieri
triboli rei d’esistere
per me maniaca del vero
in questa notte
come un tormento sfilato ai sogni
(dal cui unico lato s’esce senza tornare)
per dire che siamo tanti
aggrappati
fuori dai finestrini
stracciati dalla furia di te
istrionico  
bugiardo
evirato
mo-los-so
mo
loss(o)
MOLOSSO







Federica Galetto
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