Traducendo Einsamkeit
STANZE DEL NORD
SCORRONO LE COSE CONTROVENTO di FEDERICA GALETTO
ODE FROM A NIGHTINGALE - ENGLISH POEMS
A LULLABYE ON MY SHOULDER di Federica Nightingale
EMILY DICKINSON
mercoledì 2 settembre 2015
E dell'immaginare
E dell'immaginare il futuro
nei buchi e nelle cortecce d'alberi
ritorti ai tramonti
dormienti nelle albe
restano soltanto i nidi
lasciati in abbandono
In fondo la strada resta
aperta
barbagli di luci s'intravedono
di tanto in tanto la pioggia rada
le messi e le marcite d'autunno
i geli di gennaio
sui rami secchi
Le speranze calde sulle spalle
di me che invano cerco
un modo di stare
fra terra e cielo di passaggio
le mie grucce appese
Nightingale, 2 settembre 2015
Collaboration; Elise Marianne and Ian Maksin
Poem/vocals/mixing/video editing
© Elise Marianne 2015
http://elisepoetry.webs.com/
Music excerpt; Variations for Cello Solo: 'It's Not the Wind'
© Ian Maksin
http://www.ianmaksin.com
Including original video footage by
Daria Melnikova http://www.daanavideo.com
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mercoledì 3 giugno 2015
lunedì 2 marzo 2015
Meadowland:the private life of an English field – Prateria:vita privata di un campo Inglese
Sweet is the lore which
Our meddling intellect
Mis-shapes the beauteous
forms of things
We murder to dissect.
Dolce è la tradizione che
la Natura porta;
L’intrusione del nostro intelletto
Deforma le bellissime
fogge delle cose
Che noi uccidiamo nel dissezionarle
William Wordsworth
§
The ice moon is already rising over
Merlin’s Hill as I go down to the field at late evening to watch for
snipe. There is real cold in the back edge of the wind, which rattles
the dead tin-foil leaves left clinging on the river oaks. As I open the
gate, my heart performs its usual little leap at the magnificence of the
view: the great flatness of the field, its picture-frame od
hedgerows,the sloping smoothness of Merlin’s Hill to the left, then
right around me the forbidding dam wall of the Black Mountains. There is
snow along the top of the mountains, snow as smooth as wedding cake.
Stepping into the field is to step on to a vast square stage in wich I
am the last person on earth. There is not a house or person or car to be
seen. It is the sort of field where, as you step in, you breathe out.
The snipe like the wet corner of the meadow, where the old ditch is
broken, leaking out its contents, and where sharp sprigs of sedge have
taken hegemony. The snipe have come in here late for the two nights
past, where the ground is amiable to their dagger beaks and the sedge
offers shelter. Frost already spectres the grass on the field. A small
flock of brown meadow pipits rise up in front of me, as though
hesitantly climbing invisible stairs, chattering as they go. The
nondescript meadow pipit is gregarious in winter, and is a true bird of
grassland. The bird’s Latin name is Anthus pratensis; pratensis is Latin
for “of a meadow”.
§
La luna di ghiaccio sta già alzandosi su
Merlin’s Hill mentre scendo al campo in tarda serata per osservare il
beccaccino. Fa davvero freddo nel risvolto del vento contrario, che
scuote rumorosamente le foglie morte argentate lasciate a ciondolare
sulle querce lungo il fiume. Mentre apro il cancello, il mio cuore ha
come al solito un piccolo sussulto alla vista della magnificenza del
panorama: la vasta piattezza del campo, la sua cornice di siepi, il
dolce declivio di Merlin’s Hill sulla sinistra, poi tutto intorno a me
la minacciosa barriera delle Black Mountains. C’è la neve sulle cime
delle montagne, neve morbida come una torta nuziale. Camminare nel campo
significa inoltrarsi in un vasto palco quadrato nel quale io sono
l’ultima persona sulla terra. Non si vede una casa o una persona o
un’auto. E’ il genere di campo in cui, mentre cammini, ti manca il
fiato. Al beccaccino piace l’angolo umido del campo, dove il vecchio
canale si interrompe, facendo fuoriuscire il suo contenuto, e dove
affilati ramoscelli di falasco la fanno da padroni. Qui,il beccaccino si
è fatto vedere tardi nelle ultime due notti passate, dove il terreno è
favorevole al suo becco tagliente e il falasco offre riparo. Il gelo già
rende spettrale l’erba del campo. Un piccolo stormo di pispole brune si
alza in volo davanti a me, come se esitando scalasse scale invisibili,
cinguettando nel mentre. La pispola comune di campo è gregaria in
inverno, ed è un vero uccello di prato. Il nome Latino di questo uccello
è Anthus pratensis; pratensis in Latino significa “pratense, di prato”.
Traduzione di Federica Galetto
Brano tratto da: “Meadowland: the private life of an English field”, John Lewis – Stempel
Acquistabile qui: http://www.amazon.it/Meadowland-private-life-English-field-ebook/dp/B00HS2NMKS/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1420795638&sr=1-1&keywords=meadowland
mercoledì 4 febbraio 2015
Met Sambiase - Gli oggetti e la cura
art@Dee Nickerson- The letter
§
Questi testi di Met Sambiase, così struggenti nella loro pacata furia, così amari nello spendore degli occhi che quotidianamente si aprono, si chiudono, si infiammano e piangono lacrime mai scese, hanno fatto centro.
Quel centro riconosciuto e compreso da chi non ha voce se non quella taciturna dell'apparenza, o dell'appartenenza forse ad un luogo ideale che spazio non trova.
Nelle dimore chiuse, recinti di cucine e padelle, letti a soqquadro preceduti dal freddo, si muove questa voce a cercare il pieno, l'esaudito, la tenerezza negata, un momento di perfetta accettazione del sè nella lacerazione del dubbio.
Se l'amore esiste allora deve riconoscere i passi scalzi di chi lo percorre stoico, consapevole di un addio annunciato nelle troppe parole. Eppure la forza dilaga qui, tutto procede, niente si ferma.
"ma i giorni sono sfiniti in questa casa" ammette il Poeta, tutto è stato fatto e si continua a fare ma niente pare salvarsi. Le cose soltanto ripongono in sè i ricordi, e scie d'affetto remote ma mai davvero finite. Lo spurgare i vecchi miracoli non rende meno rassegnati di fronte al muro di una diversità profonda, che coinvolge la totalità dell'essere pensante, abituato ad usare l'intelletto per sopravvivere e le parole per darne conto.
"luogo e tana, non mi dimori più", è sentenza disillusa di un'accettazione irreversibile, proprio là dove:
"mi obietti - spesso - che sono di troppe parole/dovrei vivere analfabeta nelle tue stanze"
Un canto di lotta all'indifferenza protratto nel tempo, esteso all'amore, alla coscienza di sè e degli altri, una voce nel dubbio dell'esistenza vera e autentica. Che non può più tacere.
Federica Galetto
Le dimore sono donne in dubbio
e mi obietti – spesso – che sono di troppe parole
dovrei vivere analfabeta nelle tue stanze,
vagante, un dizionario senza date e senza dati
ma da dove e in quale conta ci allontaniamo
bevendo acqua e odio
osserviamo piano lo spurgarci dei vecchi miracoli
dell’esser stati amati,
osanna nell’alto dei letti messi a soqquadro
divino amore
ormai da lontano, se mai mi sei stato amico o amante
ora è il canto dell’addio che sta arrivando alle spalle.
*
E fai terremoto ogni giorno
nei dubbi, che sono confini di tende e tendine
fra la cucina e i piedi che le corrono dentro
troppo a lungo e in sequenza di disamore
e poco ingombro, se pure tuo sia questo luogo
e tana, non mi dimori più
tutto s’impoverisce di silenzio
nessuno e niente torna al suo centro
mentre si lasciano le padelle su fuoco, sto uscendo scalza
ogni fiato un gradino di corsa
s’incrociano le gambe e il giro inverso della terra
una sola moltiplicazione di te per me ci separa
la riparazione del danno è immaginaria
come ogni lettera d’alfabeto zittita
o suicidata per mancanza d’affetto ricevuta.
*
Gli oggetti hanno la cura dei ricordi
i misteri gaudiosi e gli alfabeti degli affetti,
una traccia ne rimane
nei nostri occhi di carbone
di fosforo, tanto azzurri da rivoltare il fuoco
e la pioggia, in rimpianti a cantilena
mansueti sverniamo
è un’odissea senza fretta
lunghi perimetri di parole e perdoni ci richiamano
in fondo a te sto ad ondate
ed ancora parlo plurale
infiniti segnali meravigliano la mano di gesti
un cerchio tribale, l’istinto dell’abbondanza
si proietta, ma i giorni sono sfiniti in questa casa
estratti nel giardino d’inverno e seppelliti
sotto una costellazione di morte che di notte applaude.
Met Sambiase
Testi Inediti già pubblicati su "L'estroverso", il 2 febbraio 2015
http://www.lestroverso.it/gli-oggetti-e-la-cura/?fb_action_ids=950148604997893&fb_action_types=og.likes&fb_source=feed_opengraph&action_object_map={%22950148604997893%22%3A808737129198210}&action_type_map={%22950148604997893%22%3A%22og.likes%22}&action_ref_map=%5B%5D
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