Traducendo Einsamkeit
STANZE DEL NORD
SCORRONO LE COSE CONTROVENTO di FEDERICA GALETTO
ODE FROM A NIGHTINGALE - ENGLISH POEMS
A LULLABYE ON MY SHOULDER di Federica Nightingale
EMILY DICKINSON
domenica 16 ottobre 2011
Giorni di pioggia e un cappello rosso
photo 1. Martin Munkacsi - 1934
photo 2. Vogue Italia - "Storm", Paolo Roversi
photo 3. Vogue Italia - "Storm", Paolo Roversi
photo 4. Vogue Italia - "Storm", Paolo Roversi
photo 5. Norman Parkins - 1959
Le ampolle che non ho riempito
I muri che non ho scalato
I vetri ad asciugare dopo piogge d’avanzo
Mi s’impone di regolare il passo tacendo
come se il comodino e i libri e gli occhiali
potessero parlarsi e raccontare la morte
Ma poi si introduce una luce dal mattino
Raggrumando le ombre s’apre sui discorsi smarriti
S’innalza nella mente un quadro o un colore
E parla con la lingua degli uccelli e dell’aria
Come un favolare distinto che strema e conforta
Così, senza rami m’arrampico ai ciliegi
Ai tronchi di quercia m’appoggio
Senza timore
Federica Galetto da "L'economia del silenzio"
La bellezza delle cose
Non hai mai sentito dire
che la bellezza delle cose ama
nascondersi
ed è forte quello che ho dentro
distante dalla mediocrità
ho rischiato di perdere tutto per non subirla
Non hai mai sentito dire
che la bellezza delle cose ama
sorprenderti
ed è forte quello che ho dentro
distante dalla mediocrità
ho bendato i miei occhi da tempo per non vederla
ed avrei voluto trovarmi tra le tue parole più belle
raccogliere un brivido dai tuoi sguardi
ed avrei voluto trovarmi tra le tue risposte distratte
Abbiamo vagato a lungo in quei discorsi preziosi e contorti
senza concludere
ed è forte quello che ho dentro
distante dalla mediocrità
ho inseguito il rumore assordante per non sentirla
ed avrei voluto trovarmi tra le tue parole più belle
raccogliere un brivido dai tuoi sguardi
ed avrei voluto trovarmi tra le tue risposte distratte
non hai mai sentito dire
che la bellezza delle cose ama nascondersi
Carmen Consoli
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3 commenti:
una scrittura che avanza e si allarga come avere gli occhi puntati, prima su ciò che sta attorno per poi lasciarli, smarrirli e ritrovarli imbevuti della luce che viene dalla vita che si mostra
bellissima, grazie
elina
Grazie Elina della tua lettura sempre attenta e delicata, per il tuo gradito sostare qui nella mia Stanza. Un abbraccio
Federica
Di questa tua poesia amo moltissimo, fra tutti i versi, quelli che dicono
"Mi s’impone di regolare il passo tacendo/come se il comodino e i libri e gli occhiali/potessero parlarsi e raccontare la morte//Ma poi si introduce una luce dal mattino". E' la speranza, con il suo passo lieve, che rendi molto bene; e quel verbo, "favolare", dice da solo dell'incanto.
Grazie.
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