Traducendo Einsamkeit
STANZE DEL NORD
SCORRONO LE COSE CONTROVENTO di FEDERICA GALETTO
ODE FROM A NIGHTINGALE - ENGLISH POEMS
A LULLABYE ON MY SHOULDER di Federica Nightingale
EMILY DICKINSON
giovedì 17 febbraio 2011
MARINA PIZZI
Collage di Federica Nightingale
Nel leggere Marina Pizzi si scende sempre più giù,si sprofonda in un territorio basso e melmoso in cui pare ogni speranza abbia lasciato il posto ad un'orma profonda, laddove solo due dita di terra raccolgono un grido. E' palpabile il senso di morte apparente o realmente accaduta per un attimo o in una estensione ingigantita dell' essere. L'esperienza sensoriale che si attraversa in questi versi racconta il male di vivere delle persone comuni, attratte le une alle altre da un senso di sgomento e perdita di direzione, un vuoto di memoria o una accidentale disgrazia che incombe. Ma poi:
un dolore d’orgoglio m’infetta tutta
dalla mattina alla sera voglio il giglio
di poter volare. la cenerentola del bavero
è il mio ossigeno bacato dalla genia del no
"dalla mattina alla sera voglio il giglio di poter volare", esprime un unico desiderio di gioia, alto, appagante, completo e perfetto. La sindrome di un rifiuto della vita (marchiata da una "genia del no") e una contemporanea gloria di essa, raffigurano un imponente traguardo raggiunto a tentoni, con fatica senza eguali. E' uno sforzo, una corsa con pesi alle caviglie la poesia della Pizzi. Niente lascia pensare ai gigli delicati in cui sogna un riscatto, eppure, nei tratti di buia malinconia si intravedono i petali bianchi del grande salto verso una luce possibile. Ciò che rende umani i suoi versi, nel rovesciarsi totale dell'animo, nei suoi abissi, sondati con la forza della ricerca di un segno che resti, e sopravviva.
Federica Galetto
un giorno finisce il tragico s’inerpica
nella palude sciatta del mio corpo.
in realtà il tempo è un forsennato addio
una credenza con le formiche e le briciole
di quando c’era la spesa di una vita.
oggi mi appoggio all’eremo del buio
alla marina sirena delle regie del sale
perché la pendola è ferma da un mare d’anni
la noia piena di salute senza resistenze.
si stenta invece verso la fenice d’alba
questo abituro che assassina il futuro
dentro le scosse di singhiozzi e ceppi.
la terra è chiusa da sicari sicuri
nessuna pietà ospita la lena
di captare oasi la merenda infante.
così clemente è l’ora di guardarti
dentro la darsena della luna piena
alambicco di cristallo il tuo respiro.
piango assai quando qualunque impegno
mi precipita nel legno della cassa
appena morta forse. se ieri volli la regia del sasso
oggi il canestro è il desiderio più lungo.
§
adesso vorrei piangere un pochino
sulle assurdità che scrivo per liberare
la panchina che mi aspetta vecchia.
stralunare l’ulivo in una reggia
il cipresso in una lancia di voto
per raggiungere la gerarchia del cielo.
è invece limpido solo il sudario
per le strofe che piangono poema
dentro le giare dell’eclisse.
un dolore d’orgoglio m’infetta tutta
dalla mattina alla sera voglio il giglio
di poter volare. la cenerentola del bavero
è il mio ossigeno bacato dalla genia del no.
§
cuore di fuga raggio di malessere
questa bravata d’ansia che rincorre
le cicatrici ataviche del giusto.
in palio al gerundio di resistenza
sta la parata d’ascia che vuole uccidere
financo le gestanze del deserto.
attrice di vendetta la cometa
simula dio con la vestale accanto
così per murare l’ossatura
della finestra fiduciosa amante.
in rotta con le genie delle bellezze
si rompe il sangue che fraziona guerra
la zona sempre apolide del senso.
sì ho voglia di pulire il cielo
dalla vaghezza tragica del verbo
nella giunzione con l’altare fatuo.
§
il museo del giorno comune
quando dal fatuo del rimedio
si pinza la foto ad asciugare
a ricordo d’eccezione
svaghi mistici il sollecito dell’abaco.
§
in vaghe acque trascino ciò che avvisto
la nomenclatura delle stelle blasfeme
queste cicale orride ripetenti
con le rovine dense di fanghiglia.
io genero la viltà che mi troneggia
da dietro lo zuccherino del sonnifero
che mi dà la cheta del risparmio di luce.
martirio di conchiglie il brecciolino
quando si gioca a divorare l’antro
con risultati blasfemi financo i miti.
l’arringa della voce è dar di frottole
sotto ponti che non reggono le volte
né le cautele che si dicono bambinaie
Marina Pizzi
da "Soqquadri del pane vieto"
Biografia:
Marina Pizzi è nata a Roma, dove vive, il 5-5-55.
Ha pubblicato i libri di versi: "Il giornale dell'esule" (Crocetti 1986), "Gli angioli patrioti" (ivi 1988), "Acquerugiole" (ivi 1990), "Darsene il respiro" (Fondazione Corrente 1993), "La devozione di stare" (Anterem 1994), "Le arsure" (LietoColle 2004), "L'acciuga della sera i fuochi della tara" (Luca Pensa 2006), “Dallo stesso altrove” (La camera verde, 2008), “L’inchino del predone (Blu di Prussia, 2009), “Il solicello del basto” (Fermenti, 2010);
***** [raccolte inedite in carta, complete e incomplete, rintracciabili sul Web:
"La passione della fine", "Intimità delle lontananze", "Dissesti per il tramonto", "Una camera di conforto", "Sconforti di consorte", "Brindisi e cipressi", "Sorprese del pane nero", "L’acciuga della sera i fuochi della tara", "La giostra della lingua il suolo d'algebra", "Staffetta irenica", "Il solicello del basto", "Sotto le ghiande delle querce", "Pecca di espianto", "Arsenici", "Rughe d'inserviente", "Un gerundio di venia", "Ricette del sottopiatto", "Dallo stesso altrove", "Miserere asfalto (afasie dell'attitudine)", "Declini", "Esecuzioni", "Davanzali di pietà”, “Plettro di compieta”, “Segnacoli di mendicità”, “L’eremo del foglio”, “L’inchino del predone”, “Il sonno della ruggine”, “L’invadenza del relitto”, “Vigilia di sorpasso”, “Il cantiere delle parvenze”; il poemetto "L'alba del penitenziario. Il penitenziario dell'alba"];
***** le plaquettes "L'impresario reo" (Tam Tam 1985) e "Un cartone per la notte" (edizione fuori commercio a cura di Fabrizio Mugnaini, 1998); "Le giostre del delta" (foglio fuori commercio a cura di Elio Grasso nella collezione “Sagittario” 2004). Suoi versi sono presenti in riviste, antologie e in alcuni siti web di poesia e letteratura. Ha vinto due premi di poesia. *****
[Si sono interessati al suo lavoro, tra gli altri, Asmar Moosavinia, Pier Vincenzo Mengaldo, Luca Canali, Gian Paolo Guerini, Valter Binaghi, Giuliano Gramigna, Antonio Spagnuolo, Emilio Piccolo, Paolo Aita, Biagio Cepollaro, Marco Giovenale, Massimo Sannelli, Francesco Marotta, Nicola Crocetti, Giovanni Monasteri, Fabrizio Centofanti, Franz Krauspenhaar, Danilo Romei, Nevio Gàmbula, Gabriella Musetti, Manuela Palchetti, Gianmario Lucini, Giovanni Nuscis, Luigi Pingitore, Giacomo Cerrai, Elio Grasso, Luciano Pagano, Stefano Donno, Angelo Petrelli, Ivano Malcotti, Raffaele Piazza, Francesco Sasso, Mirella Floris, Paolo Fichera, Thomas Maria Croce, Giancarlo Baroni, Dino Azzalin, Francesco Carbognin, Alessio Zanelli, Simone Giorgino, Claudio Di Scalzo, Maria Di Lorenzo, Antonella Pizzo, Marina Pizzo, Camilla Miglio, Michele Marinelli, Emilia De Simoni, Linh Dinh, Laura Modigliani, Bianca Madeccia, Eugenio Rebecchi, Anila Resuli, Luca Rossato, Roberto Bertoni, Maeba Sciutti, Luigi Metropoli, Francesca Matteoni, Salvo Capestro, Fernanda Ferraresso, Flavio Almerighi, Dino Ignani, Gianluca Gigliozzi, Natàlia Castaldi, Stefano Guglielmin].
***** Nel 2004 e nel 2005 la rivista di poesia on line “Vico Acitillo 124 – Poetry Wave” l’ha nominata poeta dell’anno. Marina Pizzi fa parte del comitato di redazione della rivista "Poesia". E' tra i redattori del litblog collettivo "La poesia e lo spirito", collabora con il portale di cultura “Tellusfolio”. *****
Sue poesie sono state tradotte in Persiano, in Inglese, in Tedesco.
Sul Web cura i seguenti blog(s) di poesia:
http://marinapizzisconfortidico.splinder.com/=Sconforti di consorte
http://marinapizzibrindisiecipr.splinder.com/=Brindisi e cipressi
http://marinapizzisorpresedelpa.splinder.com/=Sorprese del pane nero
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