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ODE FROM A NIGHTINGALE - ENGLISH POEMS

A LULLABYE ON MY SHOULDER di Federica Nightingale

EMILY DICKINSON

domenica 8 novembre 2009

LE TENDE TIRATE ERANO COME PARAVENTI AL GIORNO

Foto dal web - Particolare




Le tende tirate erano come paraventi al giorno. Fuori si inseguivano le raffiche di vento, foglie che volteggiavano e giravano come mulini nella ruggine e nell’acqua a catinelle.
Provava ad immaginare come fosse stare sotto gli schiaffi di quel tempo inclemente o come fosse correre a perdifiato tentando di raggiungere una luce in lontananza, una casa,un portico, una stalla dove rifugiarsi e pregare qualche anima gentile di soffermarsi e offrire una tazza di the caldo.
Aveva pensato di fuggire da quella stanza calda e confortevole ma sentì subito dopo che il vuoto dilagante nella sua mente restava, come un fossile attaccato alla pietra della ragione.
I damaschi e i nastri di raso dell’abito color della salvia evocarono strani movimenti nell’aria, fino a che giunse un sospiro dell’anima. E si addormentò.
Vide le calure estive e le piogge dell’inverno miste a neve, le tentacolari movenze delle luci sui rami e sui tetti, i mostri meccanici rombanti per le strade affollate. Aveva perso la fiducia di ritornare a casa e sognava le migliori prospettive di vita nel posto sbagliato. I forti venti sbattevano le imposte.
Alle otto e trenta ogni minimo balzello della mente aveva annullato i pensieri. La sua seta verde sul seno le lasciava morbidezza e profumo intensi e sotto le gonne e i pizzi lussuosi tentennava una misteriosa lussuria, ora che non aveva mai più potuto neppure immaginare di giacere con un uomo nel parlour.
Ma le tende tirate erano come paraventi al giorno. E non si risvegliava il sonno di chi aveva temuto di essere perduta, di aver terminato le forze anziché averne in abbondanza e vivere tra i solchi tracciati in precedenza. Il verde le si addiceva e un grande scialle violetto cadeva sulle spalle bianche e sulle pieghe voluminose del suo abito verde salvia. Una salvezza, dove non giungevano paraventi a proteggerla.


“Svelta, corri ad accogliere la Signora con un ombrello o si bagnerà tutta!”


Tende tirate. E the bollente da preparare in cucina.
Nelle macchie del corridoio semibuio s’infrangevano i tuoni. Era senza disagio alcuno che si voltava dando le spalle al focolare, intrecciate le dita sul manico tiepido della teiera a porgere vassoi e paste dolci al suo sogno. Ingoiando effluvi s’impadroniva man mano di un destino che si sarebbe rivelato mentre fuori i passeri sfollavano dai rami del giardino. Restavano imperfetti la sua sbigottita linea del viso, i seni ancora immersi in piume di mani importanti ora restie al tocco.
Senza parlare la Signora mosse tremante la mano verso la tazza fumante portandola alla bocca insieme all’impegno che la avvolgeva, di passare il proprio avvenente sorseggio a un desiderio in carne ed ossa vestito di verde salvia. Voleva. E sigillavano gli occhi ogni cosa.


Federica Nightingale ©

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