Decodifiche
decodificami l’inverso
posso sgretolare il fondo
di un cielo in una tazza - capire
il segno che tramuta le fughe in vento
i numeri di varchi aperti
alle risposte - le percezioni
senza sesso e lingue
lasciate al sole a disseccare
angoli di pietra le braccia aperte
esposte alle allegorie del tempo
- i ritorni degli insetti -
e il sentire retroverso al gusto
ai nodi che il mare ostina a sigillare
non ho riparo nei crocicchi
mi riconsegna ad acque e legature
la certezza del dubbio rivelato
dentro ascensioni
e la sutura al corpo di un’assenza
posso sgretolare il fondo
di un cielo in una tazza - capire
il segno che tramuta le fughe in vento
i numeri di varchi aperti
alle risposte - le percezioni
senza sesso e lingue
lasciate al sole a disseccare
angoli di pietra le braccia aperte
esposte alle allegorie del tempo
- i ritorni degli insetti -
e il sentire retroverso al gusto
ai nodi che il mare ostina a sigillare
non ho riparo nei crocicchi
mi riconsegna ad acque e legature
la certezza del dubbio rivelato
dentro ascensioni
e la sutura al corpo di un’assenza
***
Apocalipta
una lettura - la visione di viscere - e
poco rimane delle nostre storie esplose
scorie sotto la costa - corpi
di parvenza sacra - insoluti al cielo
inesplicabili
muti motori
ai passaggi di comete
si sciolgono chiese come buchi
erode il centro -lo sgomento -
si presenta al nulla
nero
impeccabile
refrattario alle spirali
sarà questo il nostro patto di polsi
dal caos alle lenzuola
- ricontare ad una ad una
tracce di vita - ricaderci tra le braccia
lanciare la semenza in alto
spaventare i corvi
poco rimane delle nostre storie esplose
scorie sotto la costa - corpi
di parvenza sacra - insoluti al cielo
inesplicabili
muti motori
ai passaggi di comete
si sciolgono chiese come buchi
erode il centro -lo sgomento -
si presenta al nulla
nero
impeccabile
refrattario alle spirali
sarà questo il nostro patto di polsi
dal caos alle lenzuola
- ricontare ad una ad una
tracce di vita - ricaderci tra le braccia
lanciare la semenza in alto
spaventare i corvi
***
Anamnesi
- a volte in simulazione di fragilità
il corpo all’angolo oscilla pendolo tra la veggenza e il disarmo -
ciò che avviene ai confini
ama il rosso cangiante delle vette
e l’inchiostro del sangue alle guerre
la camicia imbrattata e la distanza
da un qualsiasi cielo alla tua retina
le bocche spalancate - i morti camminano su acque -
le memorie per strade i fiori di grecale
da nord est - le scacchiere scarlatte
su possibili futuri - in pilastri
sotto ponti e sorrisi di venere
ciò che avviene ai confini
è un prodigio affisso su architravi
immune alle asole di storia ai suoni ruscelli
al taglio di luce scisso tra ore e secoli
come corni squillanti al ritorno dei bambini
- invisibili al nero - a ricomporre il verbo
il corpo all’angolo oscilla pendolo tra la veggenza e il disarmo -
ciò che avviene ai confini
ama il rosso cangiante delle vette
e l’inchiostro del sangue alle guerre
la camicia imbrattata e la distanza
da un qualsiasi cielo alla tua retina
le bocche spalancate - i morti camminano su acque -
le memorie per strade i fiori di grecale
da nord est - le scacchiere scarlatte
su possibili futuri - in pilastri
sotto ponti e sorrisi di venere
ciò che avviene ai confini
è un prodigio affisso su architravi
immune alle asole di storia ai suoni ruscelli
al taglio di luce scisso tra ore e secoli
come corni squillanti al ritorno dei bambini
- invisibili al nero - a ricomporre il verbo
***
Ophelia
alle porte rincasava anonima
straniata ai volti - a simmetrie lontane
dai suoi polsi lei - collinare
al dispiegarsi delle ombre - muoveva
appena i fuochi con i fianchi
gli occhi dilatati all’erta
dai soliti stereotipi - i diluvi universali
l’invasione di formiche su piazze
contaminate dai rumori - sotto ai letti
a un centimetro di pelle dagli umani
rincasati - loro sì ai riti quotidiani
- folle - dicevano
una luna nera
l’epidermide abbassata al battere di segni
come un soffio dalla fine - indolente
al doppio andare della morte
dolce l’afonia dell’acqua al suo richiamo mugolare
quando attraversava la materia - senza ali
negli ignoti
insonne
alle simulazioni del proscenio
al salto
Sottovento
ti rimango estrema
ultima svolta sulla mano
una parabola di silenzio
la nostalgia
fuori da ogni sguardo
la luce s’approssima
a una rincorsa contro il tempo
uno spiraglio che mi spoglia
della forma del buio
una - O - perfetta
sulle labbra
una scorciatoia all’alba
e io lì stesa tra le tue dita
in breve
riconto cartilagini e ossa
sottovento
Di passaggio
le scorciatoie assottigliano
mentre do in affido le ragioni
si spellano facciate - nottetempo -
segrete al compimento
lì ritrovo l’odore dell’estate
che declina il viola ai nodi
delle barche e muove
il legno nell’esilio delle anse
ai seni colmi di campane
dove sotto sfinisce
il mare
sequenze del come
all’amo espia la bocca
un’altra sponda del vorrei
che incespica le braccia - si conclude
vaga - richiamo muto
a destinazioni passeggere
straniata ai volti - a simmetrie lontane
dai suoi polsi lei - collinare
al dispiegarsi delle ombre - muoveva
appena i fuochi con i fianchi
gli occhi dilatati all’erta
dai soliti stereotipi - i diluvi universali
l’invasione di formiche su piazze
contaminate dai rumori - sotto ai letti
a un centimetro di pelle dagli umani
rincasati - loro sì ai riti quotidiani
- folle - dicevano
una luna nera
l’epidermide abbassata al battere di segni
come un soffio dalla fine - indolente
al doppio andare della morte
dolce l’afonia dell’acqua al suo richiamo mugolare
quando attraversava la materia - senza ali
negli ignoti
insonne
alle simulazioni del proscenio
al salto
Sottovento
ti rimango estrema
ultima svolta sulla mano
una parabola di silenzio
la nostalgia
fuori da ogni sguardo
la luce s’approssima
a una rincorsa contro il tempo
uno spiraglio che mi spoglia
della forma del buio
una - O - perfetta
sulle labbra
una scorciatoia all’alba
e io lì stesa tra le tue dita
in breve
riconto cartilagini e ossa
sottovento
Di passaggio
le scorciatoie assottigliano
mentre do in affido le ragioni
si spellano facciate - nottetempo -
segrete al compimento
lì ritrovo l’odore dell’estate
che declina il viola ai nodi
delle barche e muove
il legno nell’esilio delle anse
ai seni colmi di campane
dove sotto sfinisce
il mare
sequenze del come
all’amo espia la bocca
un’altra sponda del vorrei
che incespica le braccia - si conclude
vaga - richiamo muto
a destinazioni passeggere
Mirella Crapanzano ©
Biografia:
Mirella Crapanzano è nata ad Agrigento nel 1959. Ha studiato Letteratura e Filosofia, ma la sua curiosità e la ricerca di stimoli nuovi l’hanno portata a conoscere una realtà nuova che si chiama Damanhur, un’eco-società basata su valori etici e spirituali, situata nella zona del Canavese, in provincia di Torino, dove attualmente vive.Appassionata d’arte, pittura, musica e poesia, è titolare d’una azienda di tessuti in seta e complementi d'arredo che dipinge a mano, utilizzando antiche tecniche. Si occupa di allestimenti scenografici e collabora con Teatrolila della rete internazionale di donne nel teatro The Magdalena Project.
1 commento:
Che gioia ritrovare le Poesie di Mirella. Nel mare di internet l'avevo persa. Tempo fa pubblicavamo le poesie nello stesso sito ma poi, non l'ho trovata più. E' vero che qualunque strada si percorra si arriva sempre e comunque là, dove si deve arrivare. Un saluto ad entrambe. Antonella B Antoequi.
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