*Nota di lettura*
Qui ci si perde in atmosfere dismesse e sottotono. Le intemperie dell’esistenza traspaiono solo, non diventano mai davvero protagoniste delle vicende umane e i toni si inseguono in un alternarsi di bianchi e neri in rivalsa l’uno sull’altro; cominciano, per poi terminare alla luce del riscatto emotivo.
I termini usati nelle poesie di Pasquale Vitagliano riportano ad una semplicità essenziale eppure colma di eventi sotterranei, leit motiv di un crogiolo d’attenzioni a minimi sussulti di banale o vuoti temporanei.
Non ci sono ampi margini di respiro nelle idee macerate in queste parole; lo stile asciutto e scarno esalta la vera origine del pensiero riportandone fedelmente ogni variazione, rendendo possibile al lettore l’avvicinarsi ad esse a diversi livelli di approfondimento personale.
La rappresentazione della realtà è una linea guida verso cui l’autore è rivolto, ma è nello stesso tempo una forma asettica per dire o non dire, constatare o disprezzare, amare o fallire. Un approccio semplice, preludio di una lettura più complessa, che non tradisce nè nei suoi strati più superficiali né in quelli al di sotto della scorza.
I termini usati nelle poesie di Pasquale Vitagliano riportano ad una semplicità essenziale eppure colma di eventi sotterranei, leit motiv di un crogiolo d’attenzioni a minimi sussulti di banale o vuoti temporanei.
Non ci sono ampi margini di respiro nelle idee macerate in queste parole; lo stile asciutto e scarno esalta la vera origine del pensiero riportandone fedelmente ogni variazione, rendendo possibile al lettore l’avvicinarsi ad esse a diversi livelli di approfondimento personale.
La rappresentazione della realtà è una linea guida verso cui l’autore è rivolto, ma è nello stesso tempo una forma asettica per dire o non dire, constatare o disprezzare, amare o fallire. Un approccio semplice, preludio di una lettura più complessa, che non tradisce nè nei suoi strati più superficiali né in quelli al di sotto della scorza.
Federica Nightingale
Il cibo senza nome
Questa casa non ha odore,
non dico il sugo, la frittura,
il calore, che sarebbe kitch;
dico che non si sentono passi
dietro i tavoli, sulle tovaglie,
sopra i divani, fuori delle stanze.
Non posso dire la differenza, come
gli inglesi, tra casa e casa, perché
camere e cucina non siano solo mattoni,
intonaco e cellofan, ma anche terra,
ventre e fame che si sazia alla fine
della vita sui muri fino ad annerirli
e a farli puzzare delle nostre giornate.
E invece questa casa è una rimessa,
i cartoni, le scatole di cibo senza nome
al posto dei libri sugli scaffali dismessi,
le foto senza alcun luogo, i quadri senza
soggetto, la polvere che ti mangia tutto.
Mi resta il bagno, utile e integro come una cesta.
non dico il sugo, la frittura,
il calore, che sarebbe kitch;
dico che non si sentono passi
dietro i tavoli, sulle tovaglie,
sopra i divani, fuori delle stanze.
Non posso dire la differenza, come
gli inglesi, tra casa e casa, perché
camere e cucina non siano solo mattoni,
intonaco e cellofan, ma anche terra,
ventre e fame che si sazia alla fine
della vita sui muri fino ad annerirli
e a farli puzzare delle nostre giornate.
E invece questa casa è una rimessa,
i cartoni, le scatole di cibo senza nome
al posto dei libri sugli scaffali dismessi,
le foto senza alcun luogo, i quadri senza
soggetto, la polvere che ti mangia tutto.
Mi resta il bagno, utile e integro come una cesta.
Il disprezzo
Non è affatto calmo questo caos,
rifluisce alla sua natura di intemperie,
di disordine che non si lascia a freno,
che si porta come calce nei palmi.
Non è cinematograficamente corretta
questa inconsolabile lotta contro il petto,
senza alcun motivo musicale, amputata
di ogni colonna sonora che ti batteva
nella testa, ed ora sprofonda sorda nel ricordo.
L’ hai presa da dietro la voglia di farla finita,
un’eclissi carnale che ti spegne come la terra
messa a tappeto da un siderale sole notturno
che rimbomba come uno sparo in una camera chiusa.
rifluisce alla sua natura di intemperie,
di disordine che non si lascia a freno,
che si porta come calce nei palmi.
Non è cinematograficamente corretta
questa inconsolabile lotta contro il petto,
senza alcun motivo musicale, amputata
di ogni colonna sonora che ti batteva
nella testa, ed ora sprofonda sorda nel ricordo.
L’ hai presa da dietro la voglia di farla finita,
un’eclissi carnale che ti spegne come la terra
messa a tappeto da un siderale sole notturno
che rimbomba come uno sparo in una camera chiusa.
A biliardo
Ho giocato con te
come su un panno verde,
fino a strapparlo
con la stecca
che colpiva la palla rossa
numero tre
che non andava in buca,
ma balzava di sponda
in sponda come
una frusta nera
che batte pazza la terra.
come su un panno verde,
fino a strapparlo
con la stecca
che colpiva la palla rossa
numero tre
che non andava in buca,
ma balzava di sponda
in sponda come
una frusta nera
che batte pazza la terra.
Pasquale Vitagliano ©
Biografia:
Pasquale Vitagliano (Lecce 1965) vive e lavora a Terlizzi (BA). Giornalista ed editor per riviste locali e nazionali. Già presente in diverse Antologie di LietoColle, ha scritto per Lapoesiaelospirito, Italialibri, Nazione Indiana. Ha scritto "Amnesie amniotiche", LietoColle Libri, Collana “Erato”, 2009.
3 commenti:
grande pvita
pelle trascinarsi piccole cose resistenza affinità
una grande voce
c.
folgoranti i suoi testi, un fascino che raramente si incontra oggi.
Massimo Botturi
Si, condivido in pieno.
Federica Nightingale
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