Traducendo Einsamkeit
STANZE DEL NORD
SCORRONO LE COSE CONTROVENTO di FEDERICA GALETTO
ODE FROM A NIGHTINGALE - ENGLISH POEMS
A LULLABYE ON MY SHOULDER di Federica Nightingale
EMILY DICKINSON
giovedì 11 novembre 2010
V.S GAUDIO - LA STIMMUNG CON WHITMAN, LO STRETTO DI MALACCA
14
Diciannove anni dopo le aveva scritto questa lettera:
“Non potevo rispondere da via Gian Battista Vico
in cui anche a Torino il demone mi sussurrò attraverso la notte
e molto chiaro prima che venisse fuori l’alba.
A questo non risponderò con una parola,
conclusiva, sottile, che salga, così come l’onda del mare
quella parola che viene dai tuoi liquidi bordi
and wet sands.
14.1
A word
delaying not, hurnying not,
the low and delicious word
non come un fischio, né uccello
né my arous’d child’s heart
né strisciando di là con calma sino alle mie orecchie,
softly all over
my dusky demon and brother,
che canto per me in the moonlight on Rimini’s gray
beach,
My own songs awaked from that hour
e con essi la parola
that strong and delicious word which, creeping your
feet, swathed in sweet garments,
curvandosi da un lato
si immerge nel mare.
14.2
A questo si può rispondere da via Gian Battista Vico
in cui anche a Torino the unknown want
sotto la luna gialla che si chinava e che non
indugiava né s’affrettava
sussurrò attraverso la notte.
14.3
Quello non è il fischio del vento, it is not my voice,
né è the fluttering of the spray,
of the darkness,
né per tutta l’estate c’è il rumore del mare
la luna piena nell’aria più calma
quasi si alza il vento sulle rive del Delta del Saraceno,
io continuo ad aspettare
al riparo dai raggi di luna, a piedi nudi
con il vento che mi scompiglia i capelli
l’andatura che trattiene gli echi e i suoni
con quelle scarpe che avevi
quelle che avevi sempre portato
che a poco a poco si trovavano
sempre meno in commercio
e che avresti potuto fartele fare a Excideuil
e che allora non saresti stato l’ospite solitario
venuto dall’Alabama
ma dalla Dordogne, perché è da lì che la sera arriva
inevitabile, lenta, a strati successivi dietro le file
dei lampioni,
non è vero che si sia lungo le strade di Le Havre,
guardavo fuori il giorno che si spegne
e tu avevi detto:
- Guardi sempre il fiume, non ridi. Provi come una voglia
di averla contro di te.
E io ti chiesi se ti riferissi a Emily L.
E tu rispondesti:
- Lo stretto di Malacca!1
14.4
Quello che so è che non avevo passioni, né mi piaceva
Milano. O Excideuil. O Bologna. Forse neanche Torino.
Che non ha il fischio del vento, né la mia voce, non
c’è il palpito della schiuma, né ha la luce della luna
sulla spiaggia grigia di Paumanok.
A Bologna, quando incontrammo (sotto i portici di via Zamboni?
O era una via più stretta e pigra?) Guido Guglielmi e,
mi parve di leggere tra il sigaro e lo sguardo,
il superamento della intoxication of the heart e delle
contingenze esistenziali,
l’absolu e le hasard di Mallarmé da questa parte
e Une saison en enfer di Rimbaud dall’altra
che “prendono molto sul serio la lingua, una determinata
sincronìa, e la piegano a funzionare in maniera
antidiscorsiva e antimimetica”2,
non come, qui, i poeti di Milano
O give me the clew!
A word then
for I will conquer it
The word final, superior to all,
Subtle, sent up – what is it? –
14.5
A questo rispondendo attraverso la notte e molto
prima che venisse fuori l’alba,
questo non dimentico
che Alfredo Giuliani ti disse che la mia poesia
è come la parola emersa dalle onde,
quella forte, deliziosa parola avvolta in dolci abiti
e che si curva da un lato per ascoltare
il sussurro del mare
e che perciò ha qualcosa di terribile
questa intelligenza che naviga sui fiumi
che viaggia giù per il St. Lawrence, the Thousand Islands,
che my left foot is on the gunwale
and my right arm throws far out the coils of slender
rope o che sollevo i canestri di vimini di sbieco
vado in tutti i punti, uno dopo l’altro, e poi
remo per ritornare a riva
nella baia di Chesapeake
the place where I was born
To hear the birds sing once more,
vagare intorno alla casa e sui campi ancora,
per gli antichi sentieri del Delta del Saraceno
udire il fischio del vapore, the merry Shriek,
il sibilo della locomotiva
14.6
A questo si può rispondere
perché dentro di me è il giorno più lungo,
the sun wheels in slanting
rings, it does not set for months,
dentro di me zone, mari, cateratte, foreste, vulcani,
arcipelaghi
Malaysia, Polynesia, and the great West Indian Islands
le petroliere sulla Senna che tornavano da Rouen
di nuovo guardiamo al di là delle parole, del momento
guardiamo il fiume, come se fossimo a Torino, la piazza,
l’estate sonnolenta, a Excideuil
dove t’avevo cercato e lì avevo chiesto al Captain
se aveva visto in giro, sul comò, un foglio scritto.
Poi abbiamo parlato del tempo e delle cinque porte
di Excideuil, the high parapet di Ezra Pound
di come navigando nel suo inconscio geografico che New York
avesse trovato a Périgueux e perciò fosse finito nella
Ville du bord de l’eau, le “tonneau d’Isis”, déesse de la médecine et
de l’agricolture, ai confini del Périgord e del Limousin,
cercando dappertutto senza allontanarsi mai più
di tanto dallo sguardo della solitudine
in questa morte apparente occupandosi della barca
il tramonto che continua a salire lungo le pareti,
lo specchio, sopra la corsia de la Loue
fino a che la luce del crepuscolo,
nello Stretto di Malacca, bagna le strade, gli edifici del porto,
le sale dell’hôtel de la Marine3.
14.7
Fu allora che rientrando da Saint-Médard d’Excideuil
Dov’eri stata a vedere le château d’Essendièras,
dove visse André Maurois,
e l’immensa plantation de pommiers,
sei apparsa al centro del parco, e io ero alla finestra
di fronte e mi hai sorriso e ti sei allontanata
probabilmente verso il bosco di eucalipti, nel Delta
del Saraceno
mentre io per la route de Sarconnat me ne sono andato
a Saint Martin a vedere ciò che fu di Jules Parrot
il medico della sifilide, dell’atrepsìa e della morte apparente.
14.8
è come essere a Milano
lo stesso parallelo di Excideuil, questa botte d’Iside
il passato, il futuro, abitare lì,
in cui ci sono favole che sdegnano ciò che è conosciuto,
oceani che non possono essere attraversati, ciò che
è distante non sarà mai portato vicino,
né le terre saranno tutte saldate insieme
non possiamo aspettare più a lungo,
è qui che il tempo, lo spazio si fa
la mia regione infinita la cui aria
io respiro, questa luce spanta sulla Loue
in questa cisterna, la Cibbia d’Iside, più grande
delle stelle e dei soli
più grande del tuo viaggio
più grande del tuo desiderio
più profonda quest’acqua del Sanscrito e dei Veda
e più terribile degli antichi feroci enigmi
e più cosparsa dei resti di scheletri di chi
vivendo non la raggiunse,
segreto assoluto della terra e del cielo,
O waters of the sea, o winding creeks
and rivers, la Loue, l’Auvezère, le Dalon, l’Isle,
potrà la mia anima coraggiosa
far vela più lontano,
più lontano di questi mari
in cui c’è il passaggio di Sirio e di Giove,
e del Sole, della Luna, di Iside?
E questo potrà passare per Quillebeuf prima di rientrare in Inghilterra
o per Cesena prima di rientrare in Calabria
una notte di navigazione e si arriva?
O questo, che la poesia da raggiungere attraverso
tutte le lingue, tutte le civiltà, sia una sola?”
[da: La Stimmung con Walt Whitman, Passage to India and other Poems, © 2005]
V.S Gaudio ©
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