Aspetta che l'aria si faccia solenne svanite le polveri mortali quando afferrati i nostri piedi torneremo a posarli su basi di marmo Ancora oggi scoprimmo l'archetipo quell'ultima "v" tra i monti che c'insegnarono prima di nostra madre a leggere.
Mia madre mi comprò due scarpe di prudenza nere coi lacci io volevo scarpine sfuggenti da inseguire agli scivoli Ora deforme nei piedi m'inerpico capramannara urticante e ho dolore alle piante
ai miei cani
sognamo una notte di stelle accucciata su noi una notte di stelle calde fra cielo e muschio! Nelle discese franate dove la luna ricompone gli spettri mi offro bianca ai tuoi occhi sazi di odore e ti conduco sul nostro letto nuovo di parole modeste
Là dove poggiano il fianco le biciclette in quello sfondo esangue arrancavano le mie idee Tra studi insignificanti s'infiltravano nei sassi a cercare conchiglie fossili (qualcuno le rubò tutte in un giorno forse lo stesso che aggiungeva spine alla corona di Nostro Signore) Quelle idee non conobbero mai l'equilibrio della pedalata
Dov'era l'uomo con la fionda
Come non riconoscere quel tipo d'inchiostro che t'imbrattava le notti quando col coraggio di un eroe scrivevi parole di sangue Se la parola mi delude è perché non si lascia toccare non è parola di tutti i giorni parola di pane e sale Noi non torneremo dov'era l'uomo con la fionda e il cielo si metteva di mezzo a premerci ai nostri posti Fatto salvo il capitolo la Legge di Newton merita un epitaffio un baffo d'ironia su quanto rimane a mezz'aria
Loredana Di Biase
Biografia:
Loredana Di Biase, siciliana di Messina, Nata a Roccadimezzo (L'Aquila) il 5 Marzo 1947, ha insegnato Lettere nella scuola media fino al pensionamento avvenuto nel 2001Rimasta vedova nel 2004, ha due figli grandi. E tre cani.
How are you Are you still a bird Or a deer of the dawn Jumping the red blue signals I search for my forest Thickets, under woods, nook and corners Are flushed with the sun The forlorn noonday of the city Are so far away from me As if they are crossing the border everyday I put the shadows and a tiny piece of memory Of this sea afloat
A sms like this an emptiness in this stark sunshine Just cannot take it anymore Just think a whole sea or a bunch of dry bindweed Drying up on the table Which the deer’s might come some day to eat Flaring up and down red blue of the city Maybe are casting their shadows Images of dry sweat and the salt of the water Of naked chaotic lane by lanes getting stuck While trying to make way brushing past The continuous prattle of other memories And a safety pin of a time of split-colours Dangles like a pendant
Il Pendolo di Focault
Come stai Sei un uccello, ancora O un cervo dell’alba che salta i segnali rossi e blu Cerco la mia foresta Fratte, sotto bosco, cantucci e angoli sono scivolati via con il sole, il misero mezzogiorno cittadino Sono così lontani da me Come se attraversassero il confine ogni giorno Tengo le ombre e un minuscolo pezzo di ricordo di questo mare, a galla
Un sms come questo è un vuoto nel sole desolato Non lo sopporto più Penso solo ad un intero mare o ad un mazzo di convolvolo secco che inaridiscono sul tavolo a cui possa un giorno il cervo venire a nutrirsi nell’infiammarsi alterno dei rossi e blu della città Forse stanno plasmando le loro ombre Immagini di sudore asciutto e il sale dell’acqua Di un viale caotico e nudo presso viali congestionati Tentando di farsi strada nel grattar via il passato Il continuo cianciare di altri ricordi E la spilla di sicurezza di un tempo dai colori screpolati dondola, come un pendaglio
Subhankar Das (First published on Negative Suck - Pubblicata su Negative Suck)
I blow across the stagnant world, I blow across the sea, For me, the sailor's flag unfurled, For me, the uprooted tree. My challenge to the world is hurled; The world must bow to me. I drive the clouds across the sky, I huddle them like sheep; Merciless shepherd-dog am I And shepherd-watch I keep. If in the quiet vales they lie I blow them up the steep. Lo! In the tree-tops do I hide, In every living thing; On the moon's yellow wings I glide, On the wild rose I swing; On the sea-horse's back I ride, And what then do I bring? And when a little child is ill I pause, and with my hand I wave the window curtain's frill That he may understand Outside the wind is blowing still ...It is a pleasant land. O stranger in a foreign place See what I bring to you.
This rain--is tears upon your face; I tell you--tell you true I came from that forgotten place Where once the wattle grew. All the wild sweetness of the flower Tangled against the wall. It was that magic, silent hour The branches grew so tall They twined themselves into a bower. The sun shown... and the fall Of yellow blossom on the grass! You feel that golden rain Both of you could not hold, alas, Both of you tried, in vain. A memory, stranger. So I pass It will not come again
Loneliness (1910)
Now it is Loneliness who comes at night Instead of Sleep, to sit beside my bed. Like a tired child I lie and wait her tread, I watch her softly blowing out the light. Motionless sitting, neither left or right She turns, and weary, weary droops her head. She, too, is old; she, too, has fought the fight. So, with the laurel she is garlanded. Through the sad dark the slowly ebbing tide Breaks on a barren shore, unsatisfied. A strange wind flows... then silence. I am fain To turn to Loneliness, to take her hand, Cling to her, waiting, till the barren land Fills with the dreadful monotone of rain.
Vento di primavera a Londra
M’involo attraverso il mondo stagnante, m’involo attraversando il mare, Per me, la bandiera del marinaio dispiegata, Per me, l’albero sradicato. Lanciata è la mia sfida al mondo; il mondo deve inchinarsi a me. Guido le nubi in cielo, le raggruppo come pecore; Sono spietato cane da pastore, guardia del pastore rimango, Se giacciono nelle quiete valli Le sospingo su per il pendio. Ecco! Sulle cime degli alberi mi nascondo, in ogni cosa vivente; volo sulle ali gialle della luna, sulla rosa selvatica dondolo; Cavalco il dorso del cavalluccio marino, e cosa porto dunque? E quando un bambinetto è malato Mi fermo, muovendo con la mano il volant della tendina alla finestra affinché possa intendere che all’esterno il vento ancora soffia Ed è una terra amena. O straniero in terra straniera Guarda cosa porto per te. Questa pioggia è come lacrime sul tuo volto; Ti dico – ti dico in verità Ch’io vengo da quel luogo dimenticato Dove un tempo cresceva l’acacia. Tutta la selvatica dolcezza del fiore Aggrovigliato contro il muro. Era quella magica, silente ora I rami crescevano tanto alti da avvolgersi in un pergolato. Il sole splendeva e quel cadere di gialli boccioli sull’erba! Sentite quella pioggia dorata Entrambi senza riuscire a trattenerla, ahimè, entrambi avete tentato invano. Un ricordo, straniero. Così, io passo oltre Tutto ciò non tornerà più.
Solitudine
Ora è la Solitudine che giunge la notte Al posto del sonno, e siede accanto al mio letto. Come un bambino stanco rimango distesa E attendo il suo passo, la guardo spegnere dolcemente la luce. Sedere immobile, neanche a voltarsi a sinistra O a destra, ed esausta, esausta chinare il capo. Anche lei è vecchia. Anche lei ha combattuto la battaglia. Così, è incoronata d’alloro. Attraverso il buio mesto la lenta marea rifluente Si spezza sull’arida riva, insoddisfatta. Monta uno strano vento, poi il silenzio. Sono pronta a volgermi alla Solitudine, a prenderle la mano, aggrapparmi a lei, aspettando, fino a che la terra brulla si sarà riempita con la tremenda monotonia della pioggia.
E’ il mio vento inerte, si sfalda piegando le ali Crepata fuliggine pietosa dei sensi restringente al collo Di pietre di fiume neppure una misera ombra
Si lasciano perdere a tratti le infinite curve del suolo che S’alza in volo di polvere
E le cascate di sole netto al limitare del cuore imbandito scrosciano impetuose senza dire, senza sperare nel gioco di luce
E’ il mio vento inerte,
[My quiescent wind]
A risollevare la sorte del ridere A impiegare le forze in turbinii Multiformi
[My quiescent wind rises up]
Anche le parole sfilettate e crude si mangiano appena se tu sai di sentirmi anche senza ch’io parli
Nei rimedi di indigesta forma si spacca la Verità e le foglie cadono invadendo rossori e preludi preziosi nascosti da sole voci mute
nell’alzarsi sconnesso del vento che insiste senza mai davvero crocifiggermi
[wind,wind blows so far from me]
(It spreads a liminal line between us And no sounds can be heard anymore)
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ESTATE 2009 ____________________§
Qui troverete Poesia e Scrittura contemporanea (e non) di autori italiani e stranieri scelti.
A chi vorrà seguire questa meravigliosa avventura auguro una buona permanenza qui e una buona lettura, in compagnia di penne che non saprete dimenticare.
Sono di poche parole in questa occasione, lascio che siano le voci degli Autori a parlare. Accomodatevi e tirate un lungo respiro; entrati in questa stanza i rumori esterni si attutiranno fino a svanire e allora, allora, avrete chiaro perchè vi trovate qui.
Federica Nightingale
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