UN FIATO DI SCIROCCO E MAESTRALE
Sul soffitto vorrei scrivere dei miei occhi quel che vuol dire poco in piazza
l’ozio d’osteria un fiato di scirocco e maestrale d’uscio alle chiacchiere.
A tavola stona il tintinnio dei bicchieri vuoti e bevuti senza compagnia
un coro anche stonato ma di quel brano che le dita la tradizione intreccia.
Ansia d’una spinta di chi si sbatte ai dadi perché il baro è un tavolo d’umore.
Anche la semplicità è complessa evita gli specchi che comprendi a bere.
E una gardenia è una gonna di servizio all’asola ciglia di rimmel che s’alza.
Il senso il suo occhio narciso posseduto l’oscurità promesse di piaceri suppongo per un attimo i motivi a orecchi ancora il vento senza palpebre muso lungo.
Indecisioni i vetri appannati calvi il loro viscido gocce all’indirizzo appunto.
S'addice e a vista passa.
l’ozio d’osteria un fiato di scirocco e maestrale d’uscio alle chiacchiere.
A tavola stona il tintinnio dei bicchieri vuoti e bevuti senza compagnia
un coro anche stonato ma di quel brano che le dita la tradizione intreccia.
Ansia d’una spinta di chi si sbatte ai dadi perché il baro è un tavolo d’umore.
Anche la semplicità è complessa evita gli specchi che comprendi a bere.
E una gardenia è una gonna di servizio all’asola ciglia di rimmel che s’alza.
Il senso il suo occhio narciso posseduto l’oscurità promesse di piaceri suppongo per un attimo i motivi a orecchi ancora il vento senza palpebre muso lungo.
Indecisioni i vetri appannati calvi il loro viscido gocce all’indirizzo appunto.
S'addice e a vista passa.
OGGI AL DOMANI
Quell’iniziale sorpresa che il palmo d’una mano apre
a capire se i bordi d’un petalo hanno colore uno spazio
la scelta d’appartenere angolo o lato sul proprio petto.
È voce stridula la porta un se possibile piccole facce
e pupazzi risucchiati in cielo come aquiloni slacciati ali.
Non so collocare il nascosto ha sempre un sole d’ombra
e non ti fa spalla di svago goccia di sangue oggi al domani.
Il labirinto è fiato eccitato che l’io corteggia su un ostacolo
nel bloccare ne sarebbe un dialogo il tempo speso l’ultimo saggio.
Questa parola intitolato.
QUATTR’OCCHI
Falene di febbraio tra le ragnatele per un lampione e macerie
quattr’occhi con i miei pensieri più afoni d’un fruscio di geco
lento e poi rapido su questo muro non ce ne sarà eguale in un sorriso.
Le ultime foglie del suo corpo pigrano sul parabrezza d’una carcassa d’auto
alle nottate nel cono di luna d’un marciapiedi che cammina le sue orme.
Fumo e polvere un inseguimento gli accompagnamenti di se stessi rughe ed ali.
E una e una di veleno del perpetuo non luogo cicatrice ha i piedi vestiti della notte.
Si attaccassero.
Luigi Diego Elena ©
Biografia:
Luigi Diego Eléna nasce a Cervo (IM) nel 1948. E' stato premiato in importanti concorsi di poesia internazionali e nazionali, ed è presente con sue liriche in diverse antologie anche per le scuole. Le sue opere sono state tradotte in inglese in una antologia della «Book Editori». Poeta, pittore, saggista e narratore, scrive anche filastrocche, canzoni, per i più piccini. Scrive inoltre ed interpreta testi teatrali (pièces di musica e poesia accompagnato dal chitarrista di musica classica Christian Lavernier) quali: «Scacco di dama», «Vena di mare», «Zeta come Zero», «O mia Signora», «Viaggio nella stanza», «Lasso di sole», «Note Verso...la notte di Natale», «Dai cieli e dalle montagne», «In Vento il Verso del Suono».Ha pubblicato i libri di poesia: «Le tre rose rosse», «Un silenzio taciuto», «Inchiostro trasparente», «Doppio Cielo» e i romanzi «Un gabbiano in piazza Duomo» e «Grembiulini Rosazzurro» con la casa editrice «I fiori di campo». Dei suoi lavori si sono occupati vari ed importanti critici come Lucia Ferrante, Toti Oggionni, Francesco Mulè, Lucio Martelli, Giuseppe Silvestri.
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