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mercoledì 16 dicembre 2009

GORAN SONNEVI











Liriche svedesi a ritmo di Jazz
Dal «Corriere della Sera» , 06/02/2007

Recensione di Sebastiano Grasso



La morte non c’è,

c’è come vita estrema,

al compimento dell’esistenza,

quando il lampo di luce arriva, e tutto cede
penetrami, o musica, estrema vita, morte,

polverizzata

in tutte le infinitesimali

diramazioni del corpo,

al medesimo tempo!



Goran Sonnevi





La poesia di Goran Sonnevi




Bruno Argenziano fa parte di quella colonia italiana di Stoccolma (Amelia Adamo, Francesco Saverio Alonzo, Marina Botta, Erika Halvarsson, Vincenzo Lanza, Giacomo Oreglia, Angelo Tajani, Ferruccio Rossetti, tanto per fare qualche nome) che fa di tutto per diffondere la cultura italiana in Svezia e, viceversa, quella svedese in Italia. Per una trentina d’anni ha insegnato Letteratura italiana all’università di Stoccolma; fra i libri da lui curati, il Teatro da camera di August Strindberg, in collaborazione con Luciano Codignola.Ecco, si devono proprio a lui queste Variazioni mozartiane ed altre poesie di Göran Sonnevi (Lund, 1939), antologia di uno dei più interessanti poeti svedesi contemporanei (Edizioni Pagliai Polistampa), al quale, due anni fa è stato assegnato il premio Svenka Akademiens Nordiska alla carriera, considerato il «piccolo Nobel» svedese.La poesia di Sonnevi abbraccia tutta la sua esistenza. Comincia col fulmine che incendia la sua casa quando ha nove anni. Lo choc lo rende muto per un paio di giorni. Quando riprenderà a parlare, la balbuzie non lo abbandonerà più. Tranne, incredibilmente, quando il poeta legge i suoi versi in pubblico.Nel ’61, a 22 anni, Sonnevi pubblica il primo libro, Irrealizzato: versi «razionali», in cui, osserva Argenziano, entrano anche «i nuovi orientamenti filosofico-linguistici». Sonnevi è un lirico, come lo sono, proprio «per indole», i poeti nordici. Ma egli si rende subito conto che il nuovo linguaggio, per arricchirsi, deve confrontarsi con la realtà continuamente modificata, e, quindi, anche con la politica.Marxista convinto (un Marx scoperto attraverso Karl Popper), sulla rivista dell’editore Bonniers scende in campo contro la guerra americana in Vietnam («I morti sono cifre che riposano, vorticano / come cristalli, nel vento dei campi. Si calcola / che sinora siano morti 2 milioni in Vietnam. / Qui quasi nessuno muore / se non per ragioni personali. Oggi come oggi / l’economia svedese non ne uccide / tanti, per lo meno / non qui in Svezia. Nessuno / fa la guerra al nostro Paese a difesa / dei propri interessi. Nessuno / ci brucia col napalm / a nome di feudali libertà [...] Ancora altri morti, altre giustificazioni / finchè tutto si ricopre di neve / in quella notte che definitivamente / muta la sua luce fuori dalle finestre»).I suoi versi provocano un intenso dibattito politico-letterario per cui, nel decennio ’65-’75, diventa il poeta della sinistra svedese.«È un fiume di poesia che scorre tranquillo nell’alveo delle problematiche esistenziali ma che a volte straripa quando la veemenza dell’impegno politico prende il sopravvento sull’abituale giudizio etico-sociale — precisa Argenziano —. Veemenza che scema sempre più quando la militanza di chiara ascendenza marxista subisce il contraccolpo del fallimento della politica comunista. Le nefandezze da essa perpetrate non possono non scuotere e offendere l’onestà intellettuale del poeta».Così, sconvolto dai crimini dei regimi comunisti europei e asiatici, e deluso, Sonnevi torna all’«incanto dell’amore» e alla «fascinazione della natura».Autore di una ventina di libri, tradotto in quindici lingue (fra cui il cinese e il turco) il poeta svedese vive a Jäfälla, in una delle tante villette sorte alla periferia di Stoccolma. Sonnevi assomiglia un pò al russo Evtusvenko: viso quasi infantile, statura minuta. Agilissimo, quando cammina sembra che saltelli. Esperto e amante di blues e jazz, ricrea, anche nella scansione dei suoi versi, lo stesso ritmo musicale, sincopato («Il mare / Gli occhi del mare / che osservano / te! / me! Attraverso gli strati / d’acqua / Una sera / sulla riva divenne / tutta l’acqua / trasparente / mi parve / di vedere più in basso di dove / la luce può arrivare, giù / attraverso gli strati / d’acqua / Cosa vidi? / Non lo so? / Vidi la mia / vista, più chiara / più trasparente, / più cieca degli / occhi / dei morti / io vidi»)«La scrittura è partitura. Göran Sonnevi e la musica», ha notato Jan Olov Ullén. Poesia erotica e poesia bucolica. Distese, entrambe, sul pentagramma. «Il verso arriva ad una paradossale altezza di fragilità e di forza, mai più vicina al suo collasso, al suo dubbio, con parole che non poggiano per terra, ma stanno per aria e riposano», ha spiegato Marie Silkeberg.Il Sonnevi poeta d’amore — «Quando ti toccai / con le mie dita di notte / ti sciogliesti anche tu / ed io ti avevo / come acqua / tra le mie dita». Ed ancora: «Il tuo corpo sa leggermente di sale [...]/ Vedo anche le cupe ansie del tuo corpo / Ti amo anche nel buio / dell’invecchiamento / Io ti sfioro velocemente con le dita / tu ti muovi su di me con la bocca» — va in parallelo con le variazioni mozartiane. Che, appunto, danno il titolo a questa antologia.



Göran Sonnevi "Variazioni mozartiane e altre poesie" a cura di Bruno Argenziano.

© Mauro Pagliai 2006,cm 12x17, pp. 208, br., € 12,00

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