MAGNOLIA
Oltre il ruscello,
Ad una croce di sentieri, uno fuma,
Le mani in tasca, ripensa.
Un'idea di patria - gli uccelli la sfiorano solo, i piccoli
Cuori mitragliano altrove - la trovo
Qui, in una belle époque di nebbia.
Giorni in cui di tutto si può fare senza,
Li noti dal guscio (è morto qualcuno
Cui davi un tu
Vagabondo): un pomeriggio
La finestra non si apre più, ci si siede,
I muri laccati di spavento, si sfogliano lame,
Si sceglie la più femminile
Per farne un tormento, un guanto di legno
attorno all'acciaio.
Poi è sempre notte.
L'oro non fonde, il sangue non coagula,
Romba il mare in cui
Nessuna nave ha salvato le sue anfore;
Tutti siamo semenza, il sogno
Da galeotto di un giardino sopra la torre.
Le magnolie rabbuiano l'aria
Per molte ore come totem scomparsi e riapparsi.
Sono bastioni e fondamenta, palchi
Di corna alzati sul cranio di un'aiuola.
Lungo il cammino le ritrovo
Ovunque, crescono alte,
Mescolano all'aria la notte.
****
SOGNI CHE NON SEMBRANO
Il cielo che avresti dipinto sopra didascalie
nordiche, nomi pagani - castelli rovinati
da chissà quale banda lurida, chissà quando.
Tutto vero. Alberi coperti di rime, cose sospese.
Vento, poi - salmastro,
muso di cinghiale, il circuito dei pensieri
chiuso da un bracciale, come una finestra
da una cornice. Prima assai della luce,
del viaggiare veloce, ecco dove
mi sono svegliato - dicendomi: "Non sono più
pesante. Non ho più la mia età".
Posso fare tutto. Daccapo.
Ma molto di ciò che vedevo stava come prima,
flesso attorno ai raggi di un pomeriggio
senza crepuscolo. Proiettili attorno al mio nome,
posta senza un mittente,
credo un ingombro logico, quindi.
Al risveglio in questo presente ho atteso
un segno.Cigni in decollo, magari. Ma anche la luce
crescente, finalmente. Te lo volevo regalare
quel sogno, perchè capissi - vedessi sotto
che sole, sotto che polvere allevo ore.
****
L'INVISIBILE
Mezz'ora di luce leviga il crepuscolo vicino,
dove i gatti hanno covato il pomeriggio
dentro uno sbadiglio.
Quale fratellanza mi cerca
da quei fil d'erba cresciuti su tegole decrepite,
sopra un'ortaglia, dietro la chiesa?
Quattrocento anni d'intemperie,
rondini, foglie scosse, il grande
tonfo sommerso delle campane,
l'incenso in fuga per i vetri crepati, malattie
e mani antiche,
forse cinque o sei sguardi d'amore.
Stefano Colletti ©
Poesia tratte dalla raccolta "L'erbario di marmo" - edito da Firenze Libri (2009)
Biografia:
Stefano Colletti è nato e vive a Mantova. Insegna Filosofia e Storia. Con la raccolta di poesie "L'erbario di marmo" ha vinto il Premio Letterario - Editoriale L'Autore nel 2009.
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