La mia Poesia è apparsa ieri 17.04.2010 sulla Rubrica Dialoghi in Versi di Maurizio Cucchi, nel supplemento letterario Tuttolibri de La Stampa. Qui il link:
e qui di seguito l'articolo per i pigri che non vogliono utilizzare il link.
Amelia Rosselli, grande poetessa, figlia di un grande uomo al cui pensiero dovremmo più spesso tornare. E, voglio aggiungere, grande, ammirevole persona. Ho avuto la fortuna di conoscerla e un'impressione mi è rimasta incancellabile su tutte: quella della sua trasparente nobiltà d'animo.
E' la vostra vita che ho perso (Le Lettere, p. 396, € 35), curato da Monica Venturini e Silvia De March, è un libro che raccoglie una serie di interviste e che ci offre dunque un quadro importante della figura della Rosselli nel suo insieme, nella tremenda coerenza della sua via, chiusasi per morte volontaria nel ’96. Una tragedia che ne richiamava immediatamente un’altra, quella dell'uccisione di suo padre Carlo e del fratello Nello avvenute nel 1937, quandoAmelia aveva solo sette anni. Le curatrici si pongono di fronte a un personaggio che moltissimo avrebbe da raccontare,ma che sempre procede con discrezione.
Come quando parla con Giacinto Spagnoletti della morte del padre («esule a Parigi dal 1929, dopo avere organizzato la fuga di Turati, assieme a Pertini e Adriano Olivetti») e dello zio. Come quando dice a Plinio Perilli dei suoi incontri di ragazza con vari personaggi, come
Scotellaro, Dallapiccola, Carlo Levi, Bazlen, Guttuso e più tardi, naturalmente, Pasolini.
Ritroviamo i suoi tratti specifici maggiori, come la passione iniziale per la musica, il pensare e scrivere in tre lingue diverse, il rapporto particolare con la neoavanguardia.
AMELIA, SONO NOBILI LE FERITE
Amelia Rosselli, grande poetessa, figlia di un grande uomo al cui pensiero dovremmo più spesso tornare. E, voglio aggiungere, grande, ammirevole persona. Ho avuto la fortuna di conoscerla e un'impressione mi è rimasta incancellabile su tutte: quella della sua trasparente nobiltà d'animo.
E' la vostra vita che ho perso (Le Lettere, p. 396, € 35), curato da Monica Venturini e Silvia De March, è un libro che raccoglie una serie di interviste e che ci offre dunque un quadro importante della figura della Rosselli nel suo insieme, nella tremenda coerenza della sua via, chiusasi per morte volontaria nel ’96. Una tragedia che ne richiamava immediatamente un’altra, quella dell'uccisione di suo padre Carlo e del fratello Nello avvenute nel 1937, quandoAmelia aveva solo sette anni. Le curatrici si pongono di fronte a un personaggio che moltissimo avrebbe da raccontare,ma che sempre procede con discrezione.
Come quando parla con Giacinto Spagnoletti della morte del padre («esule a Parigi dal 1929, dopo avere organizzato la fuga di Turati, assieme a Pertini e Adriano Olivetti») e dello zio. Come quando dice a Plinio Perilli dei suoi incontri di ragazza con vari personaggi, come
Scotellaro, Dallapiccola, Carlo Levi, Bazlen, Guttuso e più tardi, naturalmente, Pasolini.
Ritroviamo i suoi tratti specifici maggiori, come la passione iniziale per la musica, il pensare e scrivere in tre lingue diverse, il rapporto particolare con la neoavanguardia.
Ma soprattutto siamo spinti a rileggerla, a ritornare a libri fondamentali come Variazioni belliche e Serie ospedaliera o l'indimenticabile poemetto Impromptu. Formidabile è il suo corpo a corpo con la lingua, unico il suono aspro e ruvido della sua grande musica nella parola, nella sua viva concretezza fisica, nel suo costante, produttivo attrito con la realtà e l'esperienza personale e
storica. Amelia Rosselli è stata spesso letta con amore, e la sua poesia non può non essere presente, pur se impossibile da imitare, in autori venuti molto dopo di lei. Penso ai versi, per esempio, di Selene Scanu, di cui apprezzo l'energia onesta, la ricerca di una fuggevole grazia, di una musica. Cito: «Che il tempo possa esercitare almeno un poco, / la lenta grazia della dissolvenza,/ su questa crepa di vita,/ che senza appello sgomenta».
Eviti certi giochi iterativi che la fanno passare dalla semplicità alla soluzione facile.
Anche Federica Galetto offre nei suoi testi strappi e increspature che possono ricondurre all'esempio della Rosselli. Ha comunque una sua viva e originale personalità. Le consiglio di non eccedere in ricercatezze. Qualche verso: «Della noia non cavalco che il dorso /Avrei certo sempre pensato di crearne/ altra da impastare ai molli giunti dello / spirito come si fa con i piedi nel fango / […]/Ma sono fisse dimore i pantani scoperti / […]/m'imbatto nei prologhi di questo
mio disordine / a sbriciolarne contenuti/ per essere sapendo di non esserci.
storica. Amelia Rosselli è stata spesso letta con amore, e la sua poesia non può non essere presente, pur se impossibile da imitare, in autori venuti molto dopo di lei. Penso ai versi, per esempio, di Selene Scanu, di cui apprezzo l'energia onesta, la ricerca di una fuggevole grazia, di una musica. Cito: «Che il tempo possa esercitare almeno un poco, / la lenta grazia della dissolvenza,/ su questa crepa di vita,/ che senza appello sgomenta».
Eviti certi giochi iterativi che la fanno passare dalla semplicità alla soluzione facile.
Anche Federica Galetto offre nei suoi testi strappi e increspature che possono ricondurre all'esempio della Rosselli. Ha comunque una sua viva e originale personalità. Le consiglio di non eccedere in ricercatezze. Qualche verso: «Della noia non cavalco che il dorso /Avrei certo sempre pensato di crearne/ altra da impastare ai molli giunti dello / spirito come si fa con i piedi nel fango / […]/Ma sono fisse dimore i pantani scoperti / […]/m'imbatto nei prologhi di questo
mio disordine / a sbriciolarne contenuti/ per essere sapendo di non esserci.
Maurizio Cucchi - Dialoghi in versi - Tuttolibri del 17.04.2010 - La Stampa
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