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SCORRONO LE COSE CONTROVENTO di FEDERICA GALETTO

ODE FROM A NIGHTINGALE - ENGLISH POEMS

A LULLABYE ON MY SHOULDER di Federica Nightingale

EMILY DICKINSON

martedì 20 aprile 2010

ROBERTO SANESI


Roberto Sanesi (Milano, 18 gennaio 1930 – Milano, 2 gennaio 2001)



Propongo alcune poesie di Roberto Sanesi, critico, scrittore, poeta e saggista, traduttore finissimo, studioso della cultura anglosassone è stato traduttore fecondo di Thomas Stearn Eliot, di Dylan Thomas, di John Milton, di William Butler Yeats e di Walt Whitman. Le sue opere poetiche sono state tradotte in diversi paesi d'Europa ed in America. Considerato una delle più originali e intelligenti voci della poesia del secondo novecento inizia la propria attività letteraria e di critico d’arte nel 1951 attorno alla rivista “Aut Aut” diretta da Enzo Paci. Nel 1957 fonda le Edizioni del Triangolo. Nel 1960 gli viene assegnato il Byron Award per l’Europa ed è invitato dalla Harvard University
Fonda e dirige negli Anni ’60 la collana Piccola Fenice per l’editore Guanda. Dal 1970 al 1975 è Direttore Artistico di Palazzo Grassi a Venezia. E’ considerato uno dei maggiori interpreti della cultura anglosassone. Si è occupato di teatro in forme diverse: ha collaborato alla Piccola Scala e al Piccolo Teatro di Milano; come regista ha curato per la Radio Svizzera Italiana adattamento e regia di Enrico V e Riccardo III di Shakespeare e Doctor Faustus di Marlowe; è autore del libretto per l’opera lirica Da capo, con musica di Gaetano Luporini, andata in scena al Teatro del Giglio di Lucca nel 1987. Dagli anni ’60 esegue opere di “scrittura visuale” (cfr. Visibile, Book Editore, Castel Maggiore 1991), esponendo in Italia e all’estero. Muore a Milano, nel gennaio 2001.




Da "Alterego & altre ipotesi" (Munt Press, Samedan, 1974)
(Seledizioni, Bologna, 1982)

Alterego

Alterego, sberleffo, sfarfallìo docente
con una lunga marsina grigio-luccio,
il mio vecchio
maestro filisteo di silenzi inserisce
il suo profilo congegni di specchi infallibili,
ràpido
insinua piccole mani in un argento opaco,
e ne trae
minuscole anime cave, leggèri
bastoncelli strappati al sambuco, che colano
pallidi inchiostri viola, un archivio
d'ossessionanti analogie.
L'es-senza,
l'id-entità s'organizza in autòmi ceh vanno
a disporsi in rimandi, allusioni, fiorite
citazioni e commenti a piè di pagina,
e in suoni
e segnali scompigliano (logica
congruenza) i capelli accademici, crollano
da organi invisibili.
Il vecchio
Alterego, maestro di cappella,
ghigna candidamente dentro un libro
di nevi violentate.


Da "L'improvviso di Milano" (Guanda, 1969)


Verso l'inverno.

Sempre in accordo con la mala cosa
le canne del bagno risuonano
di pomeriggi fauneschi, e la paura
tutta sghimbescia come un allegro bastardo
fa il verso a un piovasco di secoli. Ora
non posso più dubitarne: quest'Europa trotta
verso l'inverno con un piede solo.



Il martin pescatore

A colpi d'ala ho visto
ridurre una nuvola al grafico
d'una sezione di nuvola, segmenti
tratteggiati d'azzurro e la parola cielo
scritta a inchiostro di china al limite più alto:
mi sono
chiesto come potesse muoversi in ascissa
su quelle alture geometriche se il vento
aveva già deciso la sua direzione.


Epigramma

Tranne l'arte, che è già da tempo dannata
dalla curiosità degli inferni o dall'indifferenza,
gli angeli mi disturbano, ma
non mi colgono mai di sorpresa quando vengono
a offrirmi frutta di cera perfettamente imitata.
Quanto a me preferisco una mela bacata
alla loro solenne, presuntuosa pazienza.


Da "Rapporto informativo" (Feltrinelli, 1966)


Arco di luce

Traccia un arco di luce alla finestra, un volo bianco
di passeri, inverno, che non rifuggono mai
da queste mura, e un fiore bianco, una natura morta
nemica fatta a immagine di noi. Rifiuta il fuoco
snello sopra le alture, il bucaneve
di Dio, ma esisti con gli oggetti, unisci
filo a filo la favola e l'idea, aria di libertà
creata e ricreata a un solo scatto
dei tuoi rami pesati dalla neve. Ascolta
come il silenzio brulica alle imposte, e come geme
la pietà in questo freddo. Se Minerva
non discende la notte coi sinistri
occhi d'intelligenza, accuseremo il cuore
della sua gravità che ci conduce al centro della terra.


Da "Il feroce equilibrio", (Guanda, 1957)

Les poètes levent des mains (a Sergio Dangelo)

Lungo la riva con occhi di ferro, in assalti di ruggine e sale,
i poeti ora levano mani accennate soltanto in un verde di teneri fuochi,
capelli spinosi venati di linfe, tre cactus di polpa impietrita, tre rami
che spingono al cielo una gotica accusa di sintesi mai contraddette,
di analisi in punta di spillo profonde a sanguigna in ferite incruente,
nel derisorio disordine dell'acqua e della polvere. Eppure due su tre si salveranno
quando una trepida vegetazione di mostruosi agnelli proporrà la resa
e la farà firmare decretando infranta l'ipocrita alleanza del gesso e dell'ardesia,
e il ladro volerà alla sua sinistra con i versi di Dylan nella tasca,
e Fortebraccio suonerà la tromba asciugandosi il naso in un sudario.

Roberto Sanesi

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