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Traducendo Einsamkeit

STANZE DEL NORD

SCORRONO LE COSE CONTROVENTO di FEDERICA GALETTO

ODE FROM A NIGHTINGALE - ENGLISH POEMS

A LULLABYE ON MY SHOULDER di Federica Nightingale

EMILY DICKINSON

giovedì 6 maggio 2010

FEDERICA NIGHTINGALE INTERVISTA FEDERICA GALETTO

Ramon Casas










Cos’è per te la Poesia?

E’ l’arte del sentire, il bisogno di esplorare diverse vie di comprensione, attitudine vorace al dettaglio e alla natura umana. Poesia è glorificare il quotidiano, spezzettarlo e passarlo al setaccio, è ribellione, denuncia, una ragione di vita che si espande senza fermarsi mai. Ma soprattutto è un viaggio dentro noi stessi, la consapevolezza di noi e del mondo.



Quando scrivi? Ci sono orari o abitudini legate alla scrittura?

Scrivo in genere quando sento di avere qualcosa da dire e questo significa, in termini pratici, quasi ovunque e in ogni momento ne senta il bisogno. Mi piace scrivere al crepuscolo; l’ora del passaggio fra il giorno e la notte mi dà una strana energia difficilmente controllabile. Se non posso fissare i miei pensieri su carta o pc trattengo dentro ogni singola parola cercando di non dimenticarla. In genere prima del sonno mando versi a memoria, ripetendoli come mantra per ricordarli poi la mattina seguente. Ma questo avviene anche durante il giorno.



Cosa ha acceso in te il Fuoco della Poesia?

Ho iniziato a scrivere Poesia nell’adolescenza ma a dire il vero non avevo ancora in me alcun Fuoco bruciante. Volevo scrivere, amavo scrivere, e a dire il vero la narrativa mi attraeva molto più della Poesia; tutto cambiò quando conobbi Shakespeare. Da quel momento capii che esisteva qualcosa di superiore che poteva prendere l’animo di uno scrittore e rivoltarlo come un guanto, così come poteva prenderlo e strizzarlo come uno straccio vecchio o innalzarlo fino a vette altissime. L’amore per la lettura e per la lingua inglese, fecero il resto. Ma trascorrevo molto tempo ricopiando testi di autori che amavo. Ho copiato a mano due volte “Orlando” di Virginia Woolf e molte poesie di Pablo Neruda, un autore che amo visceralmente, come fosse parte del mio stesso corpo, Emily Bronte, i racconti di Cechov e Katherine Mansfield.



Quali autori prediligi e perché?

Domanda da un milione di dollari, questa. Ho sempre letto molto e di tutto, tanto da crearmi una gran confusione mentale, ma se dovessi citare alcuni autori non esiterei a citare Shakespeare, Eliot, Katherine Mansfield,Virginia Woolf, Emily Dickinson e tutti i classici dell’8/900’, in particolare dell’area anglosassone; ho una predilezione anche per i Romantici tedeschi ma il mio cuore è con Wordsworth, Blake, Keats, Coleridge….e Giacomo Leopardi a pari passo con Eugenio Montale e Pablo Neruda. Sono molto curiosa di tutto, ma non amo le stravaganze letterarie. Le tollero in funzione di una necessaria sperimentazione.



Vorresti citare qualche autore di Poesia del nostro tempo che ti piace particolarmente?

Ce ne sono diversi e qualcuno non c’è più ma senza dubbio Francesco Marotta, Alessandro Ceni, Enzo Campi, Pasquale Vitagliano, Roberto Sanesi scomparso nel 2001, Francesco De Girolamo fra gli altri; e poi tante donne dalle voci splendide come Claudia Ruggeri, Rossella Tempesta, Anila Resuli,Viviana Scarinci, Lucianna Argentino, Irene Ester Leo e molte altre. Ammiro anche molto David Blaine, un poeta americano straordinario con il quale spesso lavoro alla traduzione di testi poetici.



Quanto ha pesato per te la traduzione nel comprendere e amare la Poesia?

Molto. Tradurre mi porta in mondi paralleli che mi rimarrebbero altrimenti sconosciuti. Ho iniziato a tradurre molto giovane, scoprendo presto quanto gratificante sia portare alla luce della propria lingua madre un testo con radici estranee alle proprie. E’ come riscrivere daccapo un testo seguendo le linee guida dell’Autore e renderlo accessibile. E’ come riscrivere l’idea d’origine, una nuova creazione, ma fedele al pensiero dell’Autore. Esaltante. Tradurre è respirare il fiato dell’Autore.



Quale libro di Poesia tieni sul comodino?

In genere ne tengo più di uno ma sempre, onnipresente, Ossi di seppia di Montale. E attualmente, “Vertigine lieve” di Sabina Naef e “Risvegliarsi a questo” di Enda Wyley.



Cosa chiedi alla Poesia e cosa ti dà?

Chiedo Verità e Bellezza, Giustizia e Compassione. Mi dà tutto questo e molto di più, la consapevolezza dell’interezza e della disgregazione dell’Essere, la Passione, il Risveglio, lo Sturm und Drang.



Come nasce una tua poesia?

Dall’osservazione, dai dettagli, dai gesti usuali. Dalla “pancia”. Da ogni cosa.



Come definiresti la tua poetica?

Quando scrivo io batto la parola, nel senso che ho desiderio di dominarla; in genere la mia poetica è il risultato di una lotta a mani nude, senza esclusione di colpi, e può quindi essere a tratti spigolosa; sa essere morbida e lieve solo mantenendo una nota di selvatichezza. Se fosse un fiore sarebbe un’erica di brughiera, per intenderci.



Perché scrivere Poesia oggi?

Scrivere Poesia non è un’attività proficua, non è salutare perché praticata per lo più da fermi e al chiuso, non è popolare; ma è un salto di qualità dal valore inestimabile per chi crede fermamente che la Bellezza, la Speranza esistano ancora e voglia testimoniarlo al mondo; insieme alla forza determinata della parola la Poesia può scuotere le coscienze e aprirle verso nuove prospettive. Oggi più che mai c’è bisogno di questo.



Cosa deve suscitare in te una poesia?

Tutto il possibile. Se quando leggo qualcosa non mi si allertano almeno la metà dei sensi, allora qualcosa non va. Sono molto selettiva e credo che la Poesia sia una cosa seria, una forma d’Arte di altissimo valore e non mi piacciono le cose raffazzonate e spacciate per Poesia, le sperimentazioni bizzarre fini a sé stesse, le cadute di stile e di gusto, la mancanza di struttura corposa e solida, l’utilizzo della parola che sfocia nell’esibizionismo o nell’autocelebrazione senza dire niente. Mi piace la ricercatezza,questo si, ma supportata dalla semplicità di visione del mondo e dallo scavo interiore profondo.



Hai un sogno nel cassetto?

Si, essere letta dagli studenti, nelle scuole. Amata o odiata non importa. Amerei essere il tormento per tutti quegli studenti che dovessero portare ad un esame le mie poesie.



Un verso che vorresti aver scritto tu?

Alcuni versi tratti dalla poesia Corno Inglese, da Ossi di seppia di Montale:

“….E il mare che scaglia a scaglia,
livido, muta colore
lancia a terra una tromba
di schiume intorte;
il vento che nasce e muore
nell’ora che lenta s’annera
suonasse te pure stasera
scordato strumento,
cuore.”



Un omaggio di tuoi versi ai lettori de La stanza di Nightingale?

Ma cosa farei senza pane da scrivere
E senza vuoti da riempire se solo
queste nuvole arrabbiate non costruissero
per me le catene
Alle guglie impiegate come arpioni
Di pensiero e intelletto
Nella ragione avversa di ciò che mi rimane
Qui seduta al dolore dello stallo
Mentre i pettirossi continuano
a tornare da me
E io porgo loro la mano senza semi




Federica Nightingale





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