Foto di Patrick Scott Vickers
Da “La nudità” (Pequod 2010)
Fondamenti
Difendi la memoria del cielo
che non hai mai visto dalla trapunta dei rami
del pineto e dei tigli che coprono la finestra dello studio
lasciali entrare nella mente oscillante
e se fossero qualcosa di invisibile
che proprio non riesci a cancellare,
allontanali da te, una volta per sempre,
senza pensarli come avi o genitori.
Ma non farne delle teche, dove morirebbero
per il caldo e gli insetti e se proprio
li credi qualcosa di sacro,
prega che non scompaiano, che facciano tutt’uno
con l’occhio che li ha prodotti, col cuore
che li ha protetti, con l’aria che li trattiene.
Ruolo
Il casolare colore della steppa è incasellato
come un sipario calato nei colori dell’iride,
mentre l’occhio vi si fonde e soltanto condivide
un calendario o un divario tra i fondali di stagione,
un diario del mais o un cottage d’ornamento.
Ora racconto che il casolare è passato
non tanto veloce e c’è la noia di chi guida
tra i sentieri tutti interi e marchigiani
e non sa come fare, cosa dire, dove andare
per trasferirsi dall’altra parte della vita:
se restare tra le larve come un nudista nel giorno
o chiudersi per sempre lontano dal suo mondo.
Verso nord
Proprio qui da Vicenza dove è la clinica dei matti
nella quale mi riposo come un vecchio già da giovane
e la parola mare non suona più come parola familiare
ma solo come distanza dai nomi portati tutti falsamente
si vede meglio come la retrovia della vita
abbia ancora bisogno di un colpo di sole
che la consegni alla pace senza tanta ripugnanza
come nel silenzio delle Prealpi in lontananza
si riascoltano i morti, ora nudi ora vestiti,
a seconda del bel tempo e del vento stizzito
o del ricordo cui manca sempre o spesso
il respiro, una devianza, un freno della mente
che lo renda preciso e incostante.
Pratica
Se lavori a giornata con ogni tua parola
e qualcuna la perdi per caso o per strada,
è perché sono alberi o pareti, facili da dire,
e servono a chi ascolta per restare in piedi,
non perdiamo un compagno o un fratello
ma chi non vuole entrare nel discorso
e vuole tacere per noi e per se stesso
ramazzando e lasciandoci al futuro
per fare pulizia nella mente e nel cuore.
Se poi è la strada o la lingua che si perde,
ricorda che è soltanto un racconto fatto al mondo
di parole messe al centro tra legname e fascine,
e se le insegui, ti ci stanchi o le rincontri,
ci metti dell’impegno e valichi il tuo tempo
scordando nel camino la tua vita da bruciare.
Visita
Ho visto il cielo restare senza voce
un cielo caldo di mattina tra le case
poi di nuovo restare senza voce
e farsi più luminoso come una minaccia
ho visto che era un cielo di morti,
di gente che non ha sonno da regalare
né fiori freschi da portare a questa parte di mondo
che ribolliva rimanendo estranea.
Come si può vedere farsi caldo il sole
ho quasi visto un’anima isolata
contrattare un parcheggio di se stessa e di me
per convivere col suo ricordo
senza averne dolore, e per una volta sola
l’ho chiamata per nome, era tornata qui,
era lei che parlava anche per me.
Stelvio Di Spigno ©
Biografia:
Stelvio Di Spigno è nato a Napoli nel 1975. È laureato e addottorato in Letteratura Italiana presso l’Università “l’Orientale” di Napoli. Ha pubblicato la silloge Il mattino della scelta in Poesia contemporanea. Settimo quaderno italiano, a cura di Franco Buffoni (Marcos y Marcos, Milano 2001), i volumi di versi Mattinale (Sometti, Mantova 2002, Premio Andes; 2ed. accresciuta Caramanica, Marina di Minturno 2006), Formazione del bianco (Manni, Lecce 2007), La nudità (Pequod, Ancona 2010) e la monografia Le “Memorie della mia vita” di Giacomo Leopardi – Analisi psicologica cognitivo-comportamentale (L’Orientale Editrice, Napoli 2007). Vive a Gaeta.
1 commento:
"Se poi è la strada o la lingua che si perde,
ricorda che è soltanto un racconto fatto al mondo
di parole messe al centro tra legname e fascine,
e se le insegui, ti ci stanchi o le rincontri,
ci metti dell’impegno e valichi il tuo tempo
scordando nel camino la tua vita da bruciare."
Ho trovato, nella diffusa qualità dei versi proposti, questi particolarmente toccanti: come se la comunicazione, l'esserci, fosse l'unica cosa che conta e insieme l'unica che ci disperde.
L'ho sentita una riflessione mia, se l'autore me lo consente, delicatamente ineluttabile.
Fiorella
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