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Traducendo Einsamkeit

STANZE DEL NORD

SCORRONO LE COSE CONTROVENTO di FEDERICA GALETTO

ODE FROM A NIGHTINGALE - ENGLISH POEMS

A LULLABYE ON MY SHOULDER di Federica Nightingale

EMILY DICKINSON

giovedì 23 settembre 2010

V.S GAUDIO





Anke Merzbach






da: Le Tavole d’amore di Rorschach
La Stimmung con Antonio Spagnuolo
per la sua 79a rivoluzione solare[1]


▪[Per i quadarari nel gergo ammašcânte, il solleone, il 21 luglio, è ‘u justrusu vrušènte. C’è qualche motivo solare se “vrùa”, il “grano”, il “frumento” o “contenuto del campo”,sia in qualche modo la radice di “vrušènte”, “che brucia”; “vrišowu” non può che essere “oro”.Per questo “justra”, che è archetipo sostantivo di “justrusu”, “giorno”, è “lira”, “soldo”. C’è una verità archetipica:”vr”, da cui “vrnoti” e anche “vrj”, in sanscrito, è lo schema verbale di “circondare”, “scegliere”, “selezionare”, “amare”. ‘Ndu justrusu vrušènte, allumarunu ‘a muccusa: Antonio Spagnuolo, V.S.Gaudio, Ernest Hemingway, e rupu: Beppe Grillo, Bruno Ganz, Robin Williams e Charlotte Gainsbourg.]▪


Forse scivola ancora il numero
ma nelle Tavole di Rorschach
non ci sono sere per tendere varianti
né una falda del cigno o l’Angelus
civettuolo della sera, in questo nostro mese
nell’unghia l’estate dobbiamo spostare
per tirar fuori ferite indifferenti
o tornare agli anni della luna
con un taglio in fondo alla stanza
a trafugare la riga del nome

ci fosse stata nella I tavola
una bocca di coccodrillo con il suo occhio
che è un colpo di scena o quantomeno ha in sé
l’essenza solare dell’acacia
per lasciar passare D , Dd come risposta
di dettaglio raro, là dove c’erano glicini
o soltanto orme, scansioni, segni
che restano sospesi nel quaderno di un’ora

e nella VI tavola, oh , là c’è
una farfalla che tra D e F
va a finire che per quella piccolissima sporgenza
una testa di serpente venga ad annunciare
la calma dell’insonnia, i travasi dell’orizzonte
o anche i bottoni del meriggio
ma allora sono zampe di un animale che corre,
forse pure una testa di lumaca ancor meglio che l’altra
è gioia costringere i sogni a farsi
nube corrosiva o farfalla controluce
se è vero che vibrano segreti
che cos’è allora che si fa avido come un ragno
se non quello che nella IX tavola
tra cascata e sole, un cannone e una tartaruga
e qualche inganno, l’enigma da schermo in monocordio
l’eco variopinta per la lingua
sai cosa c’è dentro il lampo di luglio
la carne, la ventura, i clamori
un ditirambo stanco di cantare
una melodia impaziente
alfabeti con cui declinare lo spazio delle ginocchia
beccare le cosce intanto che l’altalena
o la malinconia all’improvviso sussurra
un poema impunito che non piega
l’ombra delle sue lunghe gambe, non è
ancora quello il ritmo, né impaziente né attardato
c’è sempre qualcosa del tipo M più intensivo
che estensivo con questa affettività così culturale
e un po’ depressiva questa malinconia climaterica
le mille intemperie della mente
gli intermezzi delle memorie dov’è che forse scivola
ancora il numero fino a scomporre
quasi ad ottunderlo il passato più recente
negli anni della luna, c’è davvero l’Angelus civettuolo
della sera a luglio sullo sfondo il candore delle cosce,
i castighi, i silenzi, le lenti ormai ingiallite
con cui scrutiamo archetipi sostantivi
e con un sussulto lo schema verbale come i suoi fianchi
ribalta la gabbia ove più nulla ha suoni o soffi senza velo

in fondo alla stanza tra l’altalena
che è la scrittura improvvisa del pendolo
l’estate ha ritmi di schiena e di polvere,
tra danza e tenerezze compiante
luglio, lo sai, affonda nella rete del mattino
ferite brevettate, profumi a nodi, prima di
moltiplicare la luce che già a trenta gradi
dall’alba ha la fretta del respiro per la declinazione
sempre alta che simula la solitudine che due ore
innanzi è istantanea e immobile come il silenzio
è questo il momento in cui l’esistenza scivola
fra cancelli domestici, tentiamo indifferenze
per capire il respiro di tante notti inquiete
quando la piega dell’ombra che ha le sue lunghe
gambe ha l’inquietudine di un nome
troppe volte reciso
a luglio in questo cielo che rimane sempre
all’alba puoi scomporre la nostalgia dei gabbiani,
le trasparenze dell’orizzonte, saccheggiare
con un taglio i sintémi del tuo oggetto a
perché è allora che il fotogramma si fa immobile
mentre precipiti a riempire
il mondo che sparisce,
non è, vedi, la III tavola in cui
l’inverno segna passi e sorrisi
e accumula presagi nelle impronte
per spiegare nei versi gli intermezzi della storia

ci fossero state più forma (F) che M motus
un motus partis parvae (Mp) e non un motus rei(Mr)
a luglio la forma color (FC)
e allora la I tavola è una farfalla,
la II due orsi che ballano,
la III due uomini che ballano,
la IV un pipistrello
e la V proprio ancora come una farfalla
in modo che tutto sia Ban (Banale)
e tutto A, risposte a contenuto animale,
tanto che così fatto il test
te ne saresti davvero andato a trafiggere
nel cielo alcuni azzurri pastello
anche se quel ragno della III tavola
segna passi e sorrisi dell’inverno
che è speculare a luglio, come se fosse
una sua latitudine dell’emisfero meridionale
l’Angelus civettuolo della sera
sullo sfondo il candore delle cosce
i castighi, i silenzi, le lenti ormai ingiallite

(…)

sarà per questo che potrebbe essere il reattivo con figure
di nuvole di Stern[2]dentro il lampo della rivoluzione solare
a penetrare, a graffiare la carne, la ventura, i clamori,
leggera flessibilità tra forma e reale,
di qua il disegno più intuitivo
di là quello più enumerativo in sillabe qualsiasi
lasciando il tempo aggrovigliato
da un angolo di periferia
faremo le due catene sagittali sinistre,
nel reattivo miocinetico di Mira y Lopez[3]
tanto che centreremo un’egocipeta sull’eclittica
come se fosse in pieno inverno in reversione,
ogni nostro zig zag corrisponderà alla torsione
assiale dell’orizzonte, laggiù a sceverare le sue deviazioni
assiali da giuntura a giuntura nel profondo
fino a che dopo la pioggia che adesso arriva
spesso a luglio disegno sul confine della scogliera
seminuda la sua toppa a scacchiera
selvaggia spegne il coltello delle tue,
delle nostre parole
V.S. Gaudio -
[Delta del Saraceno, 19-20 luglio 2010]
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[1]I testi di Antonio Spagnuolo soggetti alla Stimmung sono: Tavole di Rorschach, Portofranco 1997 e Dieci poesie d’amore, Altri Termini 1987.
[2]Cfr. W. Stern, Cloud pictures: a new method for testing imagination, “Charact. and Person.” n.6, 1937. Si tratta del metodo costitutivo delle nuvole di Stern, che critica il Rorschach perché utilizza macchie a contorno troppo ben definito e figure simmetriche.
[3]Il metodo miocinetico di Mira y Lopez(cfr. E. Mira, Myokinetic psychodiagnosis, “Proc. Roy. Soc. Med.”n.33, 1940) è stato oggetto di molti lavori in America del sud in cui è molto utilizzato.




V.S. Gaudio ©

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