LaRecherche pubblica l'e-book di Antonio Spagnuolo "Misure del timore". Vi introduco alla lettura di questa raccolta di poesie splendida attraverso la prefazione di Mario Pomilio. L'e-book è scaricabile gratuitamente qui:
http://www.ebook-larecherche.it/ebook.asp?Id=40
Ha scritto una volta Antonio Spagnuolo che “la poesia è legata all’inconscio e l’inconscio è il luogo della poesia”. Ma una così esplicita professione di fede psicoanalitica non si limita affatto al regime della poetica. Essa comporta da parte di Spagnuolo una vera e propria assunzione di contenuti e mitemi anch’essi di origine psicoanalitica: o a dirlo più chiaramente, entrano massicciamente nei suoi versi, fino a diventarne radice e sostanza, il ben noto binomio di eros e thanatos l’endiadi-opposizione di libido e morte, assunti per via di una estrema semplificazione con un’intensità quasi aggressiva e sofferti per converso fino allo spasimo e allo sgomento: lo spasimo che si aggrappa all’eros in nome della vita, lo sgomento di chi da esso regredisce...
Il simbolo che prende e attanaglia l’esserci per l’esistenza è quindi l’eternità stessa del linguaggio come veicolo di persuasione. In effetti rare volte la non significanza ed impronunziabilità del vivere e la correlativa angoscia hanno trovato pronunzia più radicale, oltre tutto o soprattutto perché non schermati dall’espressività – e dall’ordine formale che ne consegue –, e piuttosto proposti attraverso i procedimenti preformali, precipitati verbali la cui natura presemantica e la cui irriducibilità a una sintassi sembrano essere lì a significare il brutale disaggregarsi della materia, il decomporsi nei suoi elementi primari di ciò che per convenzione chiamiamo vita, la “verità” dell’esistere resa nuda e gelida e scheletrica, priva com’è dei veli che vi stendono sopra le capacità organizzatrici e le difese della coscienza. In fondo la parte data all’inconscio presso Spagnuolo non altro è se non la consapevolezza delle infinite buie gallerie soggiacenti al di là del piano ostensibile del nostro ego, e del tremore, e del ribrezzo non reprimibile – perché non esprimibile, e dunque non razionabile – che ci coglie a penetrarvi…
Lo spazio che si apre alla mente sarà ancora quello dove giocano a rincorrersi le capacità delle parole a farsi metafore, ma a un livello più profondo, queste stesse metafore sedimentano fino a mutarsi in colorazioni, in miti troppo personali, che altri ha deciso di chiamare incubi. Giacché è infatti una delle sorti del conoscere il subconscio quella che vuole che le stesse illusioni diventino, quando non vissute, un fantasma aleggiante in una parte del corpo tanto profonda da essere immateriale.
Mario Pomilio
Antonio Spagnuolo: "Misure del timore" e-book - LaRecherche -
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ANTONIO SPAGNUOLO, IL MISTICO DIAIRETICO
di V.S.Gaudio
Spagnuolo è un mistico della “carica flagrante”, come Andrea Genovese, se è alla dimensione dell’immaginario che si guarda, tra ardimento e la precipitazione del romanticismo; è un mistico diairetico, come lo fu Cimatti e, in certe forme, Zagarrio, se è nell’ordine sintagmatico che si scova l’equilibrio e la fissità dei suoi fantasmi. E allora come ammonisce Durand, che “non bisogna stupirsi di vedere il raddoppiamento e l’inversione utilizzati con costanza dalla letteratura d’immaginazione, dai confidenti e dalle confidenti della tragedia classica, fino al colpo di scena del romanzo poliziesco, il lettore non dovrà più stupirsi del raddoppiamento e dell’inversione nella poesia “etrangée-non cognitiva” perché nell’isomorfismo delle immagini della discesa e della profondità dovrà vedere il dentro di sé?
O, sia il lettore che il poeta, per questa insonnia delle immagini, sono condannati a vedere sempre fuggire come un’isola inaccessibile il sonno e il sogno e gli oscuri paradisi azzurri?
La poesia a regime notturno, bisogna intendere questo allora, serve per commutare lo sgranocchiare in inghiottimento, frenare la caduta in discesa, ridurre il gigante solare in Pollicino, sostituire l’uccello e il volo in pesce ed incastro:
l’Enea di Spagnuolo non teme la minaccia delle tenebre, eroe notturno, in altre prove ha dato il cambio, attraverso l’indicibile, alla distruzione della parola e della lingua, ha affrontato i valori della separazione e del frazionamento analitico, che sono diurni;
ora, nel Recipiente, nella Gerla, non cerca la Madre perché sa che la melodia è perduta anche quando sembra che in prossimità del mare la profondità della storia sembra che abbia il corallo degli scrigni e che Hera Lacinia sia il suo nome acquatico.
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