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Traducendo Einsamkeit

STANZE DEL NORD

SCORRONO LE COSE CONTROVENTO di FEDERICA GALETTO

ODE FROM A NIGHTINGALE - ENGLISH POEMS

A LULLABYE ON MY SHOULDER di Federica Nightingale

EMILY DICKINSON

martedì 23 marzo 2010

ROSSELLA TEMPESTA








Evidente che il cielo tende a primavera.

Nonostante il suono di liuto

arrochito che ha il vento


pur essendo lattescenza di nubi

il confine dell’ombra terrosa

del nostro vulcano.


Il cielo sopra di noi

è già dentro a una nuova stagione

e non nasconde sia quella del tripudio,

tinto com’è di azzurro intenso

negli squarci sgomberati dal maltempo.


Cosa sia il tempo, chiedo,

cosa noi siamo, noi così piccoli, ignari,

chi conosca il nostro segreto


chi rida di noi



*


Seconda lettera


Poi non posso del tutto rassegnarmi,

avrò per sempre un' altra vita

e Tu, lontanissimo e presente,

in ogni volto ferirai fino all'ultimo


Ho un cuore che non si calma

che di amore non è mai sazio

E di te, ovunque, in chiunque Tu sia



*


Ma un sogno non risponde.

Per sentire la vita

ho da camminare scalza,

espiare dalle fessure il vento


che trascina mulinelli di foglie

alla tua porta.


Dalle finestre grandi è il teatro delle mille cose,

via Roma sotto un fiume di latta rovente,

San Martino roccaforte d’aria sopra un cavernoso niente


Il cerchio del golfo sembra il tuo sconforto

che con gi occhi che hai non sai più

capire l’incanto


E questa casa è la tua gabbia buia

-madre mia-

che ti chiudi nelle celle del rancore.


Madre mia amatissima che non so più chiamare



(Materdei)



*


Di certe donne in metropolitana

- nitore, disciplina, capelli bene in ordine,

forme appena accennate, occhiali a volte,

tinte neutre, abiti poco appariscenti sempre-



di certe donne

-mai una passione stravolgente, mai sbagliata

la misura, la scelta, il modo di stare al mondo-


Io non così, io di me rinnego tutto

e tutto ancora.



*


La depressione esiste.

Anzi è un verme velocissimo che va mangiando l’anima

e impasta lo sgomento e una preghiera,

lo spalancare gli occhi per chiedere alle cose di chiamare.

La macula bianca insiste, si spande

scolora ciecamente, non risponde.


Poi la mattina prende aria.

Una signora fa colazione nel giardino

i turisti scendono alla spiaggia dalle pensioni,

un altro in bicicletta ti sorpassa.

E tutto questo arriva, ti arriva nuovamente, avviene.


Telefona un amico, ti chiede se dormivi,

diresti sì, un sonno duro uno svenire.

Rispondi invece che il lavoro, il caldo…


E speri, oh speri forte

che ritorni il tuo tempo, che smetta la minaccia buia

di strepitare

“aspetto…”

sulla tua testa gialla.


Sembra malata qui l’estate

( o è la tua vista glauca )

sembra in un fuoco bianco, e ferma l’aria

si fa goccia la mattina e la sera, su tutte le cose e sulla fronte.


Il mare maleodora dalle ferite,

che sono le fogne, le bocche delle vongole a marcire.



*


Ti stringo sempre ricordando il tempo

che tu potevi mai più ritornare.



Non per soffrire, no

né per offrire altari al dolore

perché so vivere benissimo anche senza.


Ti stringo a me per gratitudine e passione,

passione al tuo sorriso, ai tuoi occhi lunghi,

venerazione alla tua pelle

di giglio delicatamente profumato.


E perché sei tornato.



*

Presta lo sguardo all'ombra,

non lasciare che passi questo tempo.


Divengo già sabbia che perdi dalle mani chiuse,

e sono quella che non hai più guardata

mentre guidavi stanco, tra i neon violazzurri.


E' questo- credi - il nostro tempo

e doveva trovarci adesso

ognuno alla sua vita, vacanti come canne al vento

vibranti una nenia che ci abitua al niente.


E' questo ritornare a vivere, ascoltare l'eco di ogni passo,

berne il suono.


Costruire un tempio



Rossella Tempesta ©




Biografia:

Rossella Tempesta è nata a Napoli. Vissuta a Terlizzi, Milano, Cattolica e Rimini attualmente risiede fra Napoli e Formia. Si occupa di Poesia e Cultura anche promuovendone la divulgazione con eventi e iniziative corali. Suoi testi e interventi appaiono sulle riviste «La Mosca di Milano», «Graphie», «ClanDestino», «AttraVerso», «Poesia», «Poeti e Poesia». Per la sua poesia ha ricevuto i premi “Dario Bellezza”, “Salvatore Quasimodo”, “Miramare Poesia”, “Hostaria dal Terzo”, “Sandro Penna”. Fra le sue opere i volumi Alla tua porta prefazione di Davide Rondoni (Walter Raffaelli, Rimini 2000) e Passaggi di Amore prefazione di Elio Pecora (Edizioni della Meridiana, Firenze 2007),L'IMPAZIENTE,Boopen Led, Napoli, 2009
Il suo sito: http://www.rossellatempesta.com/

3 commenti:

susannacanessa ha detto...

Che dire...più leggo le tue poesie...più ti conosco e più ti ammiro,mi danno serenità, calore e questo è "emozione", questa è l'arte...vera!
Susanna

Antonio Spagnuolo ha detto...

ti stringo a me per gratitudine e passione...un momento magico che ci trasporta attraverso ritmi improvvisati da una poesia che possa straniarci.
La depressione esiste anzi è un verme....così giorno dopo giorno cerchiamo di sdrammatizzare il vissuto che la gente non comprende, nel mentre il poeta ritaglia angoli di cielo per ricercare la luce del sole.
Ti inseguo fra un verso e l'altro per rileggere il "tempo".
Antonio Spagnuolo

Anonimo ha detto...

Cara Rossella, mi scuso per i ritardi, la latitanza. Sono tempi intervallati da
ascessi di luce e caverne di oscurità. Ti ringrazio per i complimenti sulla
nota di Bertoni a "Fabrica", ha fatto molto piacere anche a me. Ho letto i tuoi
testi su "La stanza..." e ho provato un profondo soprassalto, per un dolore che
avviluppa i tuoi versi e me li fa sempre più "gemelli" in quella ferita che è
la vita, il nostro tentativo di chiuderne i labbri col filo paziente delle
parole, di sguardi capaci, come un laser, di trapassare i veli dell'ovvietà per
cogliere l'essenza purulenta e scabrosa di un mistero, di una verità, come le
bocche di quelle vongole a marcire... ecco, scorgo nella tua scrittura quella
rabbiosa, cocciuta volontà di essere te, te stessa, di pagare fino in fondo il
fiele di un percorso creaturale, di un'archeologica ricerca delle ossa di un
sentimento, dei graffiti incisi sulla pietra, come le tavole della legge.
Ti abbraccio. Fabio Franzin

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