Veglia di compleanno
le gambe allungate hanno sterrato
la strada che culmina il sogno in un nome
cinque anni e l’aurora tace ancora
in una notte infinita il responso
l’urto che confonde la distesa stellata
nella veglia più lunga
sei figlia di questa mia morte scolorata
feroce lucertola che si sogna geco
nel buio che le assidera i colori
nel freddo che le morde la virtù
di perdere in coda la vita che non serve
sei figlia come fossi sempre da venire
mio coagulo bruno, gli occhi mai
sperduti alla tua rotta sconosciuta, le labbra
arrossate dal rilievo minuto di una parola
esatta erede del bacio del seme che io sono
*
la lingua, una preghiera
messa a macerare nella saliva
e i capelli, la doma
le spalle, due colline serali
i seni, l’estuario che punta il mare
le dita, la mia statura spezzata
il mio ventre graffiato
i fianchi, la discesa al picco
le gambe, lo zodiaco
della mia intemperanza
e una piccola Circe nel cuore
che mangia il suo crogiuolo
e cresce insaputa
perché neanche Ermes
sa tutte le erbe
*
la pelle non custodia, destino
altra qualità disaffine, soppiatta
interferenza di casi, concisa
in un nonnulla di quella grana
che può non parlare sfibrata
coprirsi e ricoprirsi di un migliaio
di storie feticcio
Viviana Scarinci ©
http://vivianascarinci.wordpress.com/
le gambe allungate hanno sterrato
la strada che culmina il sogno in un nome
cinque anni e l’aurora tace ancora
in una notte infinita il responso
l’urto che confonde la distesa stellata
nella veglia più lunga
sei figlia di questa mia morte scolorata
feroce lucertola che si sogna geco
nel buio che le assidera i colori
nel freddo che le morde la virtù
di perdere in coda la vita che non serve
sei figlia come fossi sempre da venire
mio coagulo bruno, gli occhi mai
sperduti alla tua rotta sconosciuta, le labbra
arrossate dal rilievo minuto di una parola
esatta erede del bacio del seme che io sono
*
la lingua, una preghiera
messa a macerare nella saliva
e i capelli, la doma
le spalle, due colline serali
i seni, l’estuario che punta il mare
le dita, la mia statura spezzata
il mio ventre graffiato
i fianchi, la discesa al picco
le gambe, lo zodiaco
della mia intemperanza
e una piccola Circe nel cuore
che mangia il suo crogiuolo
e cresce insaputa
perché neanche Ermes
sa tutte le erbe
*
la pelle non custodia, destino
altra qualità disaffine, soppiatta
interferenza di casi, concisa
in un nonnulla di quella grana
che può non parlare sfibrata
coprirsi e ricoprirsi di un migliaio
di storie feticcio
Viviana Scarinci ©
http://vivianascarinci.wordpress.com/
3 commenti:
Grazie Federica, della tua preziosa attenzione.
Viviana
Grazie infinte, Federica, dell’ospitalità
v
La tua è una bella voce Viviana, è stato un piacere.
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