Traducendo Einsamkeit
STANZE DEL NORD
SCORRONO LE COSE CONTROVENTO di FEDERICA GALETTO
ODE FROM A NIGHTINGALE - ENGLISH POEMS
A LULLABYE ON MY SHOULDER di Federica Nightingale
EMILY DICKINSON
martedì 27 aprile 2010
ROBERTA D'AQUINO
Adolph De Meyer
(lettera del presente alle vite nuove)
Il liceo si vende, sai
e l’asta dei silenzi parte da tre milioni
I gradini sono parcheggi, le parole
sotto le ruote non si stendono
Ad averceli, ci girerei solo
per liberare quei fruscii
dalle tue spille da balia
Ma noi non eravamo fatte
di volti maldestramente incollati
sugli annuari, né di spiccioli
per sigarette comprate sfuse, del loro bruciare
dissolversi in volute tremolanti
Piuttosto come San Domenico e la sua piazza
ancora lì, nell’immutare splendido della storia
o come Mozart: Alto
a rintracciare passaggi furtivi e cavalcate
di confidenze appannate nei sing me to sleep di un treno
Tutto, tutto quanto Ilaria
nel fluire di percorsi troppo sghembi
ci riporta alle vicinanze
alle mani fotocopiate e ai bracciali
alla consapevolezza dei miracoli
e questo imbrattare furibondo
assume la forma della mia voce, si spezza
-prima non credevamo-
Guardami ora, come ti guardo
e come luccica, come risuona
l’inchiostro sulle mie palpebre nuove
tra le tue dita
nei tuoi seni gravidi
(si ritorna)
Si ritorna per strade non mappate
ai campi, sì ai campi, ai semi, alle case
alle cose che furono già segni
e il senso se lo portano incoscienti
loro, negli atomi, per non scordarlo
Si ritorna così, parrebbe a zonzo
come dimenticanze a un passo d’aria
-cadendo il peso dalle ossa di neve-
e le voci risorte dall’inganno
dall’inverno che beccava alla porta
come risalire sangue dai solchi
dell’aratro
Intenti
nella notte ritornano le assenze
i quaderni verdi
foglie abbandonate ad autunni di neve
noi eravamo intenti
in metamorfosi di tempi
e ci scordammo le esistenze
quando mi raggiungerai
oltre quel limite di acque
racchiusi ancora in placente
sfoceremo dinnanzi ad altari solitari
tu ed io e le mani
aggrappate alle anche e al troppo rumore
in sollevarsi di gonne come
il sipario di una prima
e per il troppo amore dimenticheremo
ancora
che siamo conchiglie
e spiagge deserte
L’essenziale
lasciamo decantare un calice di mare
con lo stelo tra due dita
il tempo che ci vuole per la trasparenza
ho la lingua che ricalca i bordi
ed echi conquistati a prescindere dai vuoti
forse io tu o ancora un altro noi
riusciremo a prenderci i silenzi
da trasformare in verbo
con la precisione di una miniatura
come su quei libri
che parlano di miti a quattro teste
e sapremo rintracciare vene
su triangoli di verde aspersi al vento
facendoci bastare poche gocce
di un alfabeto spoglio
Polveri e fioriture
Torna a sporcarci le mani
il limo che invade le pianure
se raccogliamo le ombre
sfuggite all’andirivieni delle nuvole
E ci appendiamo ad asciugare
come dubbi svaniti tra passi
ed epifanie di sensi
L’invasione dei fiati – solco
nella carne- ara deserti
pronti a fioriture di sabbia
nell’attesa che si schiudano
le piene
In front of -interiorità alter(n)ate
ogni penna ha una mano
un braccio un cuore una gola
e una goccia che si affaccia
a due finestre:
richiuso il mondo, spalanca
bagliori e ciclamini primapioggia
sui balconi
ogni mano
ogni gola
ogni goccia
ha una penna che sboccia fragori
su cieli smeraldo e scivola china
silenzi di rondine a ogni inverno
Roberta D'Aquino ©
Biografia:
Nata a Napoli nel 1982, dove vive e studia per diventare ingegnere, Roberta conosce la poesia e si lascia inebriare dalla bellezza e dalla potenza delle parole fin dall'adolescenza. E' in quegli anni che, parallelamente alla sua crescita interiore, si cimenta nelle prime composizioni che però, per riservo e timidezza, tiene nascoste perfino ai suoi genitori e agli amici più cari. Sarà intorno ai vent'anni che deciderà di condividere le sue emozioni col mondo, grazie all'ausilio di internet. Il suo spirito è analitico, introspettivo, malinconico e sognante ed anche nella poesia trova un'occasione di ricerca e conoscenza di se stessa in maniera sempre più profonda, oltre che uno dei tanti modi per rappresentare la bellezza , troppe volte oscurata, del mondo che la circonda.
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3 commenti:
Voglio ringraziare Federica per l'opportunità che da alle voci nuove e che ha voluto dare anche a me. Leggere i miei testi in questa cornice, tra i tantissimi di ottimi autori, mi riempie di gioia.
Grazie mille,
Roberta
Diciamo che...mi sono molto piaciuti i tuoi "ciclamini primapioggia" : )e la forza che metti nel cercare l'invisibile dei gesti. Scavi in profondità senza alzare troppa polvere ma mostri bene ciò che trovi, nel fondo. Continua a scavare. Grazie a te per la tua presenza qui. Sei sempre la benvenuta.
Federica
Una poesia intensa, quella di Roberta, che restituisce al senso della cose la sua intrinseca bellezza.
Bello ritrovarla qui.
Mirella C.
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