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Traducendo Einsamkeit

STANZE DEL NORD

SCORRONO LE COSE CONTROVENTO di FEDERICA GALETTO

ODE FROM A NIGHTINGALE - ENGLISH POEMS

A LULLABYE ON MY SHOULDER di Federica Nightingale

EMILY DICKINSON

lunedì 28 settembre 2009

ANDREA GUIDI

M.C. Escher











IL CONFESSIONALE



Due poliziotti comparvero dal fondo della via. Ancora abbastanza lontani. Il cellulare che aveva visto cadere dalla mano della donna. Ecco. Ora capiva. L’aveva sgozzata con un taglio violento e preciso. Sembrava impossibile che da quella gola fossero potuti uscire suoni d’aiuto.

Ma, evidentemente, lei era riuscita a inoltrare una chiamata, e qualcuno aveva sentito qualcosa. Appena in tempo lui si era deciso infine ad andarsene, senza togliersi i guanti e senza dimenticare la sua arma; solo un attimo prima, aveva avuto la tentazione di rimanere ancora un po’ ad ammirare l’eleganza del ginocchio sollevato, delle dita affilate disposte ad arco, delle pieghe della tunica.
Scappò via, svoltando in una traversa. La strada era molto lunga e c’era poca gente. Subito a destra c’era una chiesa. L’uomo vi entrò, senza correre, camminando rapidamente e dando un’occhiata all’angolo da cui era sbucato. All’interno c’era qualche persona anziana che stava pregando; nessuno parve notarlo. Pensò che i poliziotti sarebbero potuti entrare in chiesa. Decise di nascondersi da qualche parte. Nella navata sinistra intravide che la porticina di un confessionale era socchiusa. Senza frenesia vi si avvicinò, la aprì e si sistemò all’interno del cubicolo, sedendosi su uno sgabello girevole tondo. Si chiuse dentro. Sia a destra che a sinistra c’era, alla parete in legno, una grata quadrangolare di metallo, di maglia così fitta che sarebbe stato impossibile riconoscere un volto accostato dall’altro lato. Ecco come fanno i preti quando confessano, pensò. Si girano di qua e di là… Sembra una cabina per le fototessera… Un prete, sì, che sa stare all’ombra…
Improvvisamente, qualcosa crollò pesantemente sul gradino esterno, accanto alla grata destra, facendo scuotere e scricchiolare tutta la celletta.
-Padre...
Qualcuno si era inginocchiato. Voleva forse confessarsi. E se fosse stato un poliziotto? Non si erano sentiti passi frettolosi o trambusti particolari. Che situazione. Ma la cosa più importante era prendere tempo, dire qualcosa, per evitare in tutti i casi che venisse aperta la porticina.
-Padre. Padre… C’è qualcuno?
-S… Sì?
-Oh, Padre, è la prima volta che entro in questa chiesa. Ho esitato a lungo, prima di venire qui. Volevo confessarmi con un prete sconosciuto… Ho tanta vergogna… E forse anche questo è un peccato.
La voce, a tratti sussurrata, era bassa e un po’ tremante, ma pareva appartenere ad un uomo ancora giovane. Chissà se i preti danno del lei o del tu, quando confessano.
- La vergogna… La vergogna non sempre è un peccato.
- Padre, Padre, ho bisogno del suo aiuto.
- Che succede, dunque? Mi dica.
- Padre, credo di essere un assassino.
- Un assassino? Cerchi… Cerchi di fare un po’ d’ordine… Mi spieghi bene…
- Padre, Padre…
- Si calmi. Non alzi la voce. Questo è… un luogo di raccoglimento, di preghiera. Lei deve… deve soprattutto aprire il suo cuore.
- Oh, sì, Padre, è proprio così. Io non appartengo a questa parrocchia… La mia, la mia parrocchia, comunque, non è che la frequenti molto… Ma il fatto è che sono un vigliacco, che non riesco più a guardare in faccia le persone; e il prete che conosco io… è come se fosse un amico, ma, appunto, io non riesco a confidarmi con nessuno…
- Su, su, si calmi, ora, e cerchiamo di… di porci le domande giuste. Chi viene a confessarsi, ha qualche peso sulla coscienza. È il suo caso?
- Oh, Padre, in realtà è proprio quello che vorrei sapere. Vede, come le ho detto prima, io penso di essere un assassino; per l’esattezza, mi sento un assassino. Ogni giorno, ogni giorno, penso di uccidere. Io non ho mai commesso davvero un delitto, ma sento che potrei farlo durante molti momenti… Le prime volte, circa un anno fa…
- Mi scusi, quanti anni ha lei?
- Ne ho quarantacinque. Le dicevo, all’inizio è capitato con mia moglie. Sono anni che tra noi le cose non vanno più tanto bene, ed io… io ho desiderato spesso la sua morte. Ma era un pensiero così, un… un istinto, ecco. Poi, con il tempo, mi sono ritrovato ad immaginare spesso i modi con cui avrei potuto ucciderla, anche i più tremendi, i più macabri. E questi pensieri, a furia di corrermi dentro, mi hanno turbato così tanto, che ho cercato di scacciarli, ma… niente! Ritornano sempre, ed ora non si tratta più solo di mia moglie, ma anche dei miei suoceri, anche di alcuni parenti… fastidiosi, ed anche… anche dei miei figli, adesso. Sono sempre lì, che mi ritrovo ad organizzare mentalmente l’omicidio, a prepararlo. Ciò che ritengo grave, e che… che mi spaventa, è il fatto che non voglia più allontanare dalla mia mente tutte queste idee; e poi, non si tratta più di pensieri, ma di desideri. Di forti desideri.
- Mm. Lei, quindi, si sente come se l’avesse compiuto davvero, un omicidio.
- Sì, Padre, è proprio così… Non so più come fare. E non so se il perdono di Dio, in questi casi…
- Senta… Gli uomini sono tutti assassini. Tutti noi abbiamo messo in croce Nostro Signore. Tutti noi abbiamo la colpa dentro, fin nelle viscere. Certo, se sale così… così alla coscienza, interviene come un peccato attivo. Un grave peccato. Anche perché esiste la possibilità concreta di commetterlo, un delitto… un delitto reale.
- Oddio, Padre, cosa devo fare?
- Eh. Deve dirlo. Deve comunicare a tutti che lei ha ucciso. Perché è chiaro che è effettivamente come se lo avesse fatto sul serio.
-Ma… Ma se il delitto non l’ho commesso…?
- Delitti ne avvengono ogni giorno, e tante sono le volte che non si scoprono i colpevoli. Però, lei rifletta: chi sono veramente i colpevoli? I colpevoli sono tutti gli uomini. Ed è senz’altro colpevole chi non fa che pensare alla morte altrui, chi non fa che coltivare la terribile convinzione che un motivo umano abbia potuto giustificare la crocifissione di Nostro Signore; perché è qui che stiamo arrivando. L’idea di arrecare la morte a qualcuno nasce dal peccato originale, che è la nostra imperfezione, e che ci ha portato a farci calcolare i vantaggi della… eliminazione di un’altra persona; così noi, prima di considerare il giusto e lo sbagliato, calcoliamo, prepariamo il nostro utile, ciò che ci torna comodo, e questo senza tener troppo conto della vita degli altri, perché, si sa, se Dio ha permesso che l’uomo potesse far morire suo figlio, se ciò oltretutto è avvenuto perché Nostro Signore Gesù Cristo si è sacrificato per tutti noi, allora ognuno di noi, già portato al male da Adamo ed Eva, potendo concepire anche il delitto del figlio di Dio, si sente di ammettere certo un delitto qualsiasi, cioè qualsiasi delitto. Lei ha parlato di perdono divino, ma qui, per espiare veramente una tale colpa, la colpa… terribile di coltivare assiduamente il male nella propria testa, qui è necessario che, oltre alla confessione, lei si costituisca, si consegni alla polizia.
- Padre, dice davvero?
- Certo. Lei pensa che un sacerdote dica le cose così, per dire, durante uno dei suoi… uffici più sacri ed intimi? Il suo pensiero, in questo momento della sua vita, è troppo intenso. Il male trasuda dalle sue parole, perfino dal suo tono di voce. Lei deve dire a tutti che ha compiuto un crimine. In questo modo lei avrà un giusto castigo, che servirà anche a non commettere realmente alcun omicidio. Pensi, salverà sua moglie, i suoi figli, e i suoi familiari, oltre naturalmente alla sua anima, che in prigione avrà tutto il tempo di curare e purificare.
- Ma, Padre, come potranno credermi?
- Dica che ha ucciso. Esca di qua, vada sulla strada, cerchi la polizia, i carabinieri, chi vuole lei, e dica che ha ucciso. Dica che ha ucciso una donna, che le ha tagliato la gola. Purtroppo cose del genere sono all’ordine del giorno. Qualcuno troverà qualche vittima in cerca d’autore… Non dia spiegazioni, non fornisca riferimenti o dettagli, altrimenti potrebbero davvero non crederle! Cerchi di far capire bene tutto il male che c’è in lei; non importa se farà confusione sui fatti, non importa se la giudicheranno incapace di intendere e di volere. Ciò che conta è che lei si dimostri per come realmente è, cioè un individuo pericoloso, irresistibilmente trascinato verso le tenebre del male. Solo così potrà sentirsi libero, potrà davvero cominciare ad andare incontro a Nostro Signore… I suoi familiari un giorno la capiranno, l’apprezzeranno, e forse lei in quel giorno potrà diventare un esempio per loro, ma non solo per loro, per tutti, per la comunità cristiana, per l’intera società.
- Oh, Padre, io sento che lei mi sta aprendo il cuore…
- Non perda tempo. Vada, ora. Esca, urli al mondo la sua colpa, annunci il suo destino, e quindi prepari la sua remissione. Ciò che farà ora, subito, varrà come formula di assoluzione. Vada, presto, vada!
L’uomo si rialzò di scatto e corse, facendo rimbombare i suoi passi nello spazio ombroso. Schizzò fuori dalla chiesa e per la strada vide diversi poliziotti.
- È il cielo che vi manda! Liberatemi! Liberatemi dalla mia ossessione! Sono colpevole, colpevole! Sono un assassino!
Un agente gli si avvicinò.
- E, sentiamo, cosa avresti fatto? Chi avresti assassinato?
- Una donna. Sì. Sì! Le ho tagliato la gola. L’ho uccisa. Sì!
L’agente chiamò gli altri.
- È lui! Venite! Lo abbiamo preso.




Andrea Guidi ©





Biografia:




Andrea Guidi è nato a Genova nel 1961, città dove tuttora risiede. Essenzialmente è autore di narrativa, ma anche di poesie e articoli di saggistica letteraria e musicale. Nel 1991 ha fondato, con altri scrittori, la rivista di letteratura "Il Babau", di cui sono usciti quattordici numeri nelle librerie Feltrinelli di tutta Italia. Nel 2000 ha pubblicato il volume di racconti dal titolo "Quattro (più quattro) desideri", per “Caroggio Editore”. Nel 2005, per la stessa casa editrice è uscito “La vocazione del sosia”, suo primo romanzo. Nell'ottobre 2008 ha ultimato il suo nuovo romanzo, dal titolo "L'amore semplice". Nel 1990 si è laureato in Pedagogia con la tesi "Musica nella società dei mass-media". Dal 2008 insegna filosofia e storia al Liceo Classico Da Vigo di Rapallo. Dal 1983 al 2008 ha esercitato la professione di insegnante di scuola elementare. Nell'ambito di tale attività, ha costituito numerose orchestre di percussioni formate da allievi della scuola di base, con una delle quali ha vinto il Delfino d'Argento, primo premio del Festival Internazionale della Musica per la scuola (GEF), svoltosi a Sanremo, edizione 2000. Ha elaborato una metodologia molto articolata per l'insegnamento della musica nella scuola di base, che dal 1984 presenta nelle scuole di ogni ordine e grado attraverso corsi di aggiornamento. Dal 2000 è Coordinatore del Laboratorio Musicale di Genova-Pra', da lui fondato nel 1983.

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