Prima delle vacanze estive, ho avuto modo di visitare la mostra di un'artista davvero splendida: una cinquantina di acqueforti di Federica Galli, come omaggio alla "inciditrice" italiana più conosciuta nel mondo, mancata nel mese di febbraio di quest'anno.
In oltre cinquant'anni di attività, le costanti dell'opera della Galli, che ha lavorato sempre "dal vero", gravitano intorno al paesaggio, sia quello naturale che quello modificato dall'uomo.
Da una parte il senso della natura, dall'altro quello della città, ma con un collegamento nel mondo dell'artista di vedere e trattare i soggetti che storicamente rimanda agli esempi dell'arte nordica.
Tra i temi preferiti di Federica Galli ci sono le vedute di Venezia e di Milano che ha colto nei suoi aspetti più romantici e ormai scomparsi, ma anche quelle di luoghi meno noti e riconoscibili della sua campagna lombarda.
Anche gli alberi sono da sempre presenti in maniera predominante nella sua ricerca espressiva, diventando protagonisti assoluti, a partire dalla seconda metà degli anni '80 quando intraprende un viaggio lungo tutta l'Italia a caccia di Alberi Monumentali, quasi sempre colossi centenari. Ritrae alberi monumentali in giro per l'Italia: dal Piemonte al Veneto, alla Toscana, all'Abruzzo, alla Sicilia.
Alcuni alberi prima di essere ritratti hanno dovuto attendere la neve, qualcun altro l'autunno, la primavera o l'estate ed altri, che pur non essendo monumentali, hanno aspettato invano.
Le prime lastre sono state iniziate in Piemonte, viaggiando in auto con il marito, portandosi sempre appresso lastre di varie dimensioni.Se l'albero le pareva interessante, sceglieva il punto in cui ritrarlo, sistemava lo sgabello, controllava la puntina e cominciava ad imprimere i segni sulla lastra della dimensione adatta. Il formato per Federica era importante.
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