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Traducendo Einsamkeit

STANZE DEL NORD

SCORRONO LE COSE CONTROVENTO di FEDERICA GALETTO

ODE FROM A NIGHTINGALE - ENGLISH POEMS

A LULLABYE ON MY SHOULDER di Federica Nightingale

EMILY DICKINSON

venerdì 17 luglio 2009

ANTONELLA ANEDDA

Collage di Nina Farana ©









da "Notti di pace occidentale"


XIV

Benedetta tu a distanza
la più innocente tra le cose lontane
nicchia di tavolo e mela
una sfera un piano e contro l'alta fiamma del fuoco
le due forme congiunte a scavare il nitore di un vano.
Nulla in realtà ci chiama
eppure ci accostiamo agli oggetti
quasi fossero gli echi di una voce
l'annuncio indifeso di altre vite.
L'acqua nera, la sagoma del cane contro il molo.
Nessuno può dirli ricordi e fischiare davvero come allora
ma noi vediamo le tre stanze, lo scatto
di chi ancora viveva
e a un tratto gli armadi ci rimandano
un fuoco errante la stella incerta di un viso.
Nulla è compiuto nulla è ancora profondo.
C'è solo il tonfo di una calce improvvisa
e queste grida tra felci che sferzano le schiene
grida che non capiamo come accade nel buio agli inseguiti.
Alberi, corpi, folate contro i muri.
Basta un gesto: il rovescio di un gomito che spegne una candela.
Di colpo diventiamo ciò che aveva tremato.





*



da "Residenze invernali "


III


Prima di cena, prima che le lampade scaldino i letti e il fogliame degli alberi sia verde-buio e la notte deserta. Nel breve spazio del crepuscolo passano intere sconosciute stagioni; allora il cielo si carica di nubi, di correnti che sollevano ceppi e rovi. Contro i vetri della finestra batte l’ombra di una misteriosa bufera. L’acqua rovescia i cespugli, le bestie barcollano sulle foglie bagnate. L’ombra dei pini si abbatte sui pavimenti; l’acqua è gelata, di foresta: Il tempo sosta, dilegua. Di colpo, nella quiete solenne dei viali, nel vuoto delle fontane, nei padiglioni illuminati per tutta la notte, l'ospedale ha lo sfolgorio di una pietroburghese residenza invernale.
Ci sarà un incubo peggiore
socchiuso tra i fogli dei giorni
non sbatterà nessuna porta
e i chiodi
piantati all’inizio della vita
si piegheranno appena.
Ci sarà un assassino disteso sul ballatoio
il viso tra le lenzuola, l’arma posata di lato.
Lentamente si schiuderà la cucina
senza fragore di vetri infranti, nel silenzio del pomeriggio invernale.
Non sarà l’amarezza, né il rancore, solo
per un attimo le stoviglie
si faranno immense di splendore marino.
Allora occorrerà avvicinarsi, forse salire
là dove il futuro si restringe
alla mensola fitta di vasi
all’aria rovesciata del cortile
al volo senza slargo dell’oca,
con la malinconia del pattinatore notturno che a un tratto conosce
il verso del corpo e del ghiaccio
voltarsi appena,
andare


TRADUZIONE di Jamie McKendrick
In "Modern Poetry in Translation n° 15" Contemporary Italian poets
Edited by Luca Guerneri
Introduction by Roberto Galaverni
From "Residenze invernali"

III


Before supper, before the lamps warm the beds and the tree’ foliage absorbs the dark and the night’s abandoned. In the curtailed space of dusk whole season pass by unrecognized. Then the sky’s freighted with clouds and air-currents drum at brambles and stumps. A storm shadow beast against the window panes. Waters drenches the shrubs and the animals stagger over wet leaves. Pine shadows fall on the paving stones; the water’s frozen –forest water. Time stays, disperses. Suddenly in the sollemn quiet of the avenues, in the hollow fountains, in the pavilions lit up all night, the hospital has the blaze of a St Petersburg winter residence.



There’ll be a worse nightmare
half-closed between the day’s leaves
which will slam no door and the nails
hammered home when life began
will hardly bend.
There’ll be an assassin stretched out in the gallery,
his face between the sheets, the weapon at one side
Slowly the kitchen will open itself up
without the crash of broken glass
in the silence of a winter afernoon.
There’ill be no bile or bitterness, just
- for one moment- the crockery
will loom with a marine splendour.
Then will be the time to draw near, pheraps to climb up
there where the future narrows
to a shelf packet with jars,
to the cramped flight of the goose
with the melancholy of a night-time skater
who knows how in the moment
the body aligns itself with the ice
so as to turn away
and go.



*



Da "Notti di pace occidentale"

(Traduzione di A. Crowe Serrano e Riccardo Duranti)




I


Vedo dal buio
come dal più radioso dei balconi.
Il corpo è la scure: si abbatte sulla luce
scostandola in silenzio
fino al varco più nudo –al nero
di un tempo che compone
nello spazio battuto dai miei piedi
una terra lentissima
- promessa



I


I see from the darkness
as from the most brightly lit balcony.
The body is a hatchet: it falls on the light
pushing it in silence
to the most naked path - to the blackness
of a time that is making
in the space my feet have trampled
an extremely slow promised
land.





III

Per trovare la ragione di un verbo
perché ancora davvero non é tempo
e non sappiamo se accorrere o fuggire.
Fai sera come fosse dicembre
sulle casse innalzate sul cuneo del trasloco
dai forma al buio
mentre il cibo s’infiamma alla parete.
Queste sono le notti di pace occidentale
nei loro raggi vola l'angustia delle biografie
gli acini scuri dei ritratti, i cartigli dei nomi.
Ci difende di lato un'altra quiete
come un peso marino nella iuta
piegato a lungo, con disperazione.




III



To find the reason in a verb
because it really isn't time yet
and we don't know whether to come running or to flee.
You fall like a December evening
over the boxes lifted on the wedge of removal
you give form to the darkness
as food flares out on the wall.
These are the nights of western peace
in their rays the anguish of biographies flies
the dark grapes of portraits, the scrolls of names.
Another stillness defends us from the side
like a sea weight in jute
folded over time, with desperation.





Biografia:



Antonella Anedda (Anedda-Angioy) è nata a Roma dove vive, seppur dividendosi fra Lazio e Sardegna. Ha collaborato per varie riviste e giornali come Il Manifesto, Linea d’ombra, Nuovi Argomenti. Ha pubblicato il libro di versi "Residenze invernali"(Crocetti, Milano 1992, premio Sinisgalli opera prima, Premio Diego Valeri, Tratti poetry prize); il libro di saggi "Cosa sono gli anni" (Fazi, 1997), il libro di traduzioni e poesie "Nomi distanti" (Empiria, Roma 1998, con una nota di Franco Loi). Nel settembre 1999 è uscito il volume di poesie "Notti di pace occidentale", per la casa editrice Donzelli di Roma. Edito da Feltrinelli un libro di saggi dal titolo "La luce delle cose"(2000). E’ presente in antologie italiane e straniere.

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