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Traducendo Einsamkeit

STANZE DEL NORD

SCORRONO LE COSE CONTROVENTO di FEDERICA GALETTO

ODE FROM A NIGHTINGALE - ENGLISH POEMS

A LULLABYE ON MY SHOULDER di Federica Nightingale

EMILY DICKINSON

lunedì 27 luglio 2009

UMBERTO PIERSANTI

John Ottis Adams - In Poppyland, 1901










Al sole di gennaio



Al sole di gennaio cresce la margherita

a branchi fitti al sole di gennaio

mai così intenso,

il fiore più tenace e non lo piega il gelo

o la brina che fa bianchi i campi nel dicembre,

anche la neve folta non lo schianta,

la margherita attende tra i suoi petali lunghi

rinserrata

il più pallido raggio

che appena increspi quella gelida coltre

che l’avvolge,

non ti sorprenda allora il prato verde

se di bianco avvampa,

ma ti sgomenta il fiore piccolino,

quella punta d’azzurro lieve come il nome

che al ricordo invita, solo a marzo vien fuori,

tra l’erbe chiare, e la malva poi,

anche più tarda,

splende tra foglie secche e le cartacce

assurda nel gennaio malato e assurdo


strana stagione, anche tu Jacopo a vent’anni

pieghi sull’altalena le lunghe braccia,

gli occhi tuoi mansueti che non sanno

il tempo che trascorre, giorni e dolori

no, non è primavera e non è inverno

questo limbo tiepido e fumoso

senza il gelo che stronca erbe e fiori,

senza che dal buio fondo tornino fuori

ancora balbettavi appena “mamma”

quando viene la nube, enorme e scura,

e infradicia le rose e le insalate,

il piombo dentro i ceppi e nelle vene,

quella lunga estate che mai finiva,

il cielo quasi bianco e plasticato

le nevi d’una volta alle Cesane

ed io che ci sprofondo verso il fosso

e mi trascino avanti con le mani

poi, un brano di terra, di muschio e d’erba,

e c’era un favagello, giallo e ostinato,

stava lì luminoso sopra quel bianco.


Da “L’albero delle nebbie”, Einaudi, 2008








Mi commuove il ragazzo immortale



Mi commuove il ragazzo immortale

alla luce chiara di gennaio

ha il cammino lieve di un dio

e una femmina tenera sulla spalla.
L'ho sentito parlare con voce forte

ai ragazzi splendenti con le giubbe

e i pastrani;

si scuote ora nei capelli lunghi

e nel sorriso gli si allaccia la campagna

per lo stradino.
Anche tu sei entrato di soppiatto

insieme agli altri, con parole

ed atti già nella storia, come l'ultimo gioco.
Ma ti è ignara la meta

e il tempo che ti sovrasta.


Da “Il tempo differente”, Edizioni Salvatore Sciascia, 1974




Nel dopostoria di questi anni


è la cicoria azzurra come l'aria

quando l'agosto trasmuta

nel settembre sul parabrezza

prima della pioggia

i passeri levatisi dai rovi di polvere

ingrigiti i cirri oscuri a stormi

e brevi voli seguitarono
ci fu un tempo gentile

al Catria salivamo per i daini

in un decennio mitico e lontano

ricordo ch'era attorno al '68

ancora era d'amore la tempesta di volti chiari

in sogno ed in rivolta
dentro quel sogno forse sono nati

mimavano la morte con le dita anche a Bologna

dietro i funerali agli assassini neri

somiglianti
noi che sognammo un mondo più gentile

persi com'eravamo nella lotta

è tornata a morire la pietà
lo dissi forte
il groppo della gola rise tirato,

aveva il volto assurdo

i picchiatelli sono punk nostrani
che vestono di stracci e collanine
però firmati Fiorucci o da Garcia
parlano solo in risi e gridolini

abbozzano parole sui vestiti
anche allora settembre ritornava

la guazza sui cornioli alle cesane

stesi sull'erba cantavamo contessa

l'amore lo facevamo dentro il fieno
aspettando l'alba del Grand Anno

quello che iniziava la nuov'era
l'Ardizio chiaro stampato sulla rada

l'estate che moriva come sempre

per gli ultimi bagnanti sulle spiagge

per noi settembre non era che il preludio

come il chiaro pacato innanzi il giorno
più tardi con il rosso delle macchie

quello violastro del pruno nei fossi

lo scotano che sopra ogni altro avvampa

mi staccai dai compagni dalle case deserte

prese poi dagli studenti con le rame di quercia

sopra i coppi il sambuco che sbatte contro il vento

in due scappavamo alla storia

e volevamo tornare ad essere soli

l'uomo-la donna nel verde giardino
con te estranea al tempo che rammento

ripasso la vicenda

schianto gli arbusti della macchia

guardo nel dopostoria di questi anni

il frutto lungo dello spino bianco.


Da “Nascere nel ‘40”, Shakespeare Company, 1981


Umberto Piersanti ©
Biografia:


Umberto Piersanti è nato ad Urbino nel 1941 e nella Università della sua città insegna Sociologia della Letteratura.
Le sue raccolte poetiche sono La breve stagione (Quaderni di Ad Libitum, Urbino, 1967), Il tempo differente (Sciascia, Caltanissetta- Roma, 1974), L'urlo della mente (Vallecchi, Firenze, 1977), Nascere nel '40 (Shakespeare and Company, Milano, 1981), Passaggio di sequenza (Cappelli, Bologna, 1986), I luoghi persi (Einaudi, Torino, 1994), Nel tempo che precede (Einaudi, Torino, 2002), L'albero delle nebbie (Einaudi, Torino, 2008) che ha vinto i seguenti premi: Premio Pavese Città di Chieri, Premio San Pellegrino, Premio Giovanni Pascoli, Premio Tronto, Premio Mario Luzi, Premio Alfonso Gatto, Premio Città di Marineo. Nel 1999 per I quaderni del battello ebbro (Porretta Terme, 1999) è uscita l'antologia Per tempi e luoghi curata da Manuel Cohen che ha anche scritto il saggio introduttivo.
Umberto Piersanti è anche autore di tre romanzi, L'uomo delle Cesane (Camunia, Milano, 1994), L'estate dell'altro millennio (Marsilio, Venezia, 2001) e Olimpo (Avagliano, 2006), di due opere di critica - L'ambigua presenza (Bulzoni, Roma, 1980) e Sul limite d'ombra (Cappelli, Bologna, 1989). Umberto Piersanti è anche autore di tre romanzi, L'uomo delle Cesane (Camunia, Milano, 1994), L'estate dell'altro millennio (Marsilio, Venezia, 2001) e Olimpo (Avagliano, 2006), di due opere di critica - L'ambigua presenza (Bulzoni, Roma, 1980) e Sul limite d'ombra (Cappelli, Bologna, 1989).

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